Spazio Profondo

fumetto italiano

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    Colui che può vedere le ombre, ha il potere nella luce

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    Luoghi sconosciuti e lande misteriose

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    Spazio Profondo

    storia e disegni a cura di Ivan Passamani.
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    Vi propongo il fumetto di un mio amico artista che mi ha chiesto di caricarlo a suo nome, spero vi piaccia.

    Fumetto:
    Capitolo 1
    Capitolo 2
    Capitolo 3
    Antefatto

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    L'Antefatto è un prologo del fumetto (è solo testo). Secondo me è venuto veramente bene, anche se non dovrei essere io a dirlo dato che sono io ad averlo scritto. Comunque eccolo:
    Pag 1:
    Frammenti del diario personale di Heart Wilcox, medico capo della nave Hitanic, matricola NSAI:07703 della flotta
    esplorativa extra sistema solare.

    Data stellare 0030405.73
    Stiamo ormai lasciando Orion, pianeta nano nella zona 41 del sistema Teta, per dirigerci verso il sistema successivo,
    questa volta perfettamente in orario con la tabella di marcia.
    • Breve resoconto dell’esplorazione del sistema Teta:
    Zona 03, pianeta Zion: esplorato con successo (resoconto in data stellare 0030404.71).
    Zona 07, pianeta Morfeus: esplorato con successo (resoconto in data stellare 0030404.85).
    Zona 16, pianeta Eiji: esplorato con successo (resoconto in data stellare 0030405.08).
    Zona 25, pianeta Eden Prime: esplorato con successo (resoconto in data stellare 0030405.30).
    Zona 32, pianeta Alpha: esplorato con successo (resoconto in data stellare 0030405.50).
    Zona 41, pianeta Orion: esplorato con successo.
    • Pianeta nano Orion (23’450 km di diametro)
    Atmosfera: non respirabile, composta completamente da CO2 (terraformazione standard necessaria)
    Livello fertilità del suolo: Bassa.
    Livello di risorse minerarie: Medio.
    Clima: Freddo (-143/-203°C)
    Traccia di civiltà aliene: Nessuna.
    • Resoconto Infermeria:
    Ingegnere Adam Bell: tagliato accidentalmente la tuta mentre riparava il veicolo di esplorazione sul pianeta, la tuta
    si è riparata immediatamente ma la bassa temperatura esterna è penetrata nello squarcio congelandogli la gamba
    sinistra fino a metà coscia. Immediatamente portato da me gli ho somministrato due dosi di Heatinol per endovena.
    La gamba ha incominciato a riprendersi dopo pochi minuti, nessuna complicazione, necessaria una settimana di
    assoluta immobilità e due giorni di riabilitazione.
    Altri incidenti di gravità minore non degni di nota.
    Necessità di reintegrare le scorte di Nursol alla prossima fermata presso una stazione di rifornimento.

    Nell’esplorazione del sistema Teta non è avvenuto niente di fuori dall’ordinario, l’esplorazione procede senza intoppi.
    Fra qualche ora faremo il salto per raggiungere il sistema Omega: spero caldamente nella scoperta di qualcosa di
    interessante, gli ultimi tempi sono trascorsi cosi tranquilli che l’equipaggio ha proprio bisogno di qualche stimolo.
    Comunque è abbastanza raro incontrare un sistema binario, se non altro avremo un magnifico paesaggio da
    ammirare nel momenti di pausa. Se non erro, presso nei popoli antichi erano conosciute come la stella demoniaca
    Algol ed erano un presagio nefasto. L’ingenuità degli ignoranti è sempre qualcosa di comico, era considerata come
    una stella malvagia semplicemente perché dalla Terra sembrava un’unica stella che cambiava di luminosità in
    maniera irregolare.

    Data stellare 0030405.85
    Siamo finalmente arrivati nel sistema Omega e abbiamo iniziato l’esplorazione come da manuale. I membri
    dell’equipaggio lavorano diligentemente come al solito, anche se ogni tanto li trovo in pausa mentre scuriscono il
    vetro della tuta per poter ammirare la nana rossa e la gigante blu che costituiscono il fulcro di questo sistema. È un
    bene che siano tutti più rilassato del solito, ma quando guardano fuori dai grandi finestroni della nave, lo sguardo
    di alcuni di loro sembra come assorto, perso. Potrebbero forse essere i sintomi della sindrome da spazio profondo,
    capita quando non si scende su un pianeta per troppo tempo... Devo ricordarmi di parlarne con lo psicologo della
    nave e di chiedere al cuoco i aggiungere della frutta fresca alle loro razioni.
    Le zone dalla 1 alla 3 si sono rivelate completamente infruttuose, non abbiamo trovato nulla di rilevante; in parte
    posso anche capire la noia dell’equipaggio.

    Pag 2:
    Data stellare 0030405.86
    Una scoperta eccezionale! Nella zona 4 abbiamo trovato il relitto di una nave non terrestre! Appena è stata avvistata
    sul radar l’equipaggio si è come risvegliato da quella sorta di apatia che l’aveva colto negli ultimi tempi, hanno tutti
    continuato a svolgere ordinatamente le proprie mansioni ma l’eccitazione e la curiosità generate dalla scoperta
    erano palesi. Una volta avvicinati abbastanza da poterla visualizzare sullo schermo, abbiamo scoperto trattarsi di
    una nave sicuramente antica, alla deriva nello spazio da molto tempo. Probabilmente dalle ripetute collisioni con
    gli asteroidi, molto numerosi nella zona, poco più di quello che presumiamo sia il motore è ancora integro; molti
    frammenti e alcune parti della nave ancora più o meno integre sono state individuate successivamente nel campo
    di asteroidi. Il capitano Hacab ha dato ordine di aprire completamente la stiva, agganciare il relitto e trainarlo
    all’interno. Il capitano decise che a salire per primi a bordo della nave aliena sarebbero stati in cinque: il capitano
    (ovviamente anche se non era necessario era troppo curioso per rimanere in plancia), l’ingegnere capo Withelmina
    Briden (anche se tutti la chiamiamo semplicemente Mina, per una prima valutazione sulla nave), la xenobiologa
    Sarah Engel (la persona più pertinente dell’intero gruppo), il professor John Charpenter e infine io (per valutare le
    possibili minacce di ambito chimico e medico di un ambiente alieno).
    Dell’intero gruppo però la persona che più mi impensieriva era il professore, come venne subito soprannominato
    dall’equipaggio dopo che si seppe che aveva cinque lauree (tra cui astrofisica e ingegneria energetica), non ero sicuro
    di come dovevo comportarmi con lui. Ci era stato caldamente consigliato (un modo molto gentile per dire che ci
    avevano costretto) dal generale Adam Babel per assisterci nel primo trimestre di esplorazione. È una persona molto
    intelligente, uno specialista molto capace e un temibile avversario di scacchi ma sinceramente non riesco a capire
    il motivo per cui, secondo il generale, sia così importante averlo nell’equipaggio. Alla scoperta del relitto alieno
    ho pensati immediatamente che fosse quello il vero motivo della sua presenza sulla nave ma la sua espressione di
    autentico stupore mi ha subito dissuaso; non è possibile simulare così bene un’emozione del genere. D’altronde non
    c’era modo che qualcuno potesse essere a conoscenza di un oggetto oscuro, che non emette nessun tipo di segnale,
    in mezzo a un campo di asteroidi.
    Per ragioni di sicurezza la ripressurizzare della stiva venne messa in Stand By fino alla fine dell’ispezione, quindi nel
    più assoluto silenzio accendemmo le torce sul casco della tuta ed entrammo dall’apertura più vicina. Nonostante
    le stanze e i corridoi fossero a grandi linee molto simili a quelli di qualsiasi altra astronave, allo stesso tempo
    però emanavano un’aura aliena, diversa, come se inconsciamente sapessimo che non erano stati progettati per gli
    esseri umani. Appena entrati dall’apertura, quello che si presentava davanti ai nostri occhi era un lungo corridoio
    curvo, che probabilmente girava tutt’attorno al nucleo centrale di quel che rimaneva della nave. Sul lato esterno
    della galleria si aprivano varchi tenebrosi che portavano a stanze oscure o, dove la nave era più danneggiata,
    fortunatamente filtrava un po’ di luce proveniente dalla stiva. Mentre eravamo ancora tutti intenti a guardarci
    attorno, il professore si stava già occupando di una parete colma di strani geroglifici in una lingua sconosciuta.
    Molte strane scritte erano presenti su più pareti della nave ma quella vicino a lui era particolarmente ricca e la stava
    esaminando con cura, tentando istintivamente di portarsi la mano sul mento nonostante la tuta glielo impedisse.
    Hacab: “Trovato qualcosa di anomalo?”
    Prof: “Essendo questa una nave di provenienza non terrestre direi che tutto quì è anomalo. Comunque no, mi sono
    semplicemente fermato ad osservare quella che sembra una scrittura aliena. Nonostante la trovi molto interessante,
    suggerisco di esplorare completamente il relitto in cerca di possibili pericoli e poi analizzare il tutto con calma.
    Mina: “Pensi che possa esserci... ancora qualcosa... di V-v-vivo?”
    Mina era evidentemente terrorizzata all’idea di poter essere attaccata da una creatura aliena, come succedeva spesso
    in quei film molto popolari agli inizi del XXI secolo, tutti scientificamente scorretti ma comunque molto suggestivi.
    Prof: “Tutto è possibile, considerando però che la nave era priva di atmosfera nel vuoto assoluto lo ritengo assai
    improbabile. Sono più preoccupato per eventuali difese meccaniche che potrebbero essere completamente o in parte
    ancora attive. Suggerisco cautela.”
    Hacab: “È per questo che vi ho scelto per il primo sopralluogo, nessuno potrebbe accorgersi dei possibili pericoli
    meglio di voi.”
    Con questo preambolo non molto rassicurante iniziammo l’esplorazione approfondita della nave; muovendoci
    sempre in gruppo perlustrammo ogni anfratto, scavalcando i numerosi cumuli di detriti fino ad arrivare a strisciare
    dove ostruivano quasi completamente il passaggio. Fortunatamente non trovammo trappole in senso stretto ma
    disattivammo (o comunque rendemmo inoffensivi) molti dispositivi sospetti dalla funzione ignota. Il professore
    si rivelò sorprendentemente utile nell’esaminare la nave. Era un pozzo di scienza, le sue conoscenze e le sue ipotesi
    quasi sempre corrette sulle strane tracce e le singolari attrezzature che incontrammo sul nostro cammino colpirono
    molto nei rispettivi ambiti sia Sarah che Mina (persino io rimasi molto colpito dalla sua ampia conoscenza in
    ambito sia medico che chimico).

    Pag 3:
    Procedemmo lentamente, anteponendo la cautela alla curiosità, e dopo più di quattro ore ci rimase da controllare
    solamente la grande stanza centrale. Entrati da dove un tempo doveva trovarsi probabilmente la porta, giungemmo
    in un’ampia stanza circolare, talmente ampia che le torce delle tute non riuscivano ad illuminare bene la parete
    dall’altro lato. L’area sembrava quasi completamente integra, decisamente meglio conservata rispetto al resto
    della nave; il nucleo centrale però sembrava assente. Appena superata l’entrata ci accorgemmo che la stanza non
    era semplicemente circolare ma era sferica, il pavimento curvava verso il basso in una pendenza che diminuiva
    seguendo una curva regolare. Secondo Mina c’erano delle tracce che riconducevano a un’implosione: molto
    probabilmente quando la nave era ancora attiva doveva essere sopravvenuta una qualche avaria al motore che ne
    aveva causato la scomparsa, abbandonando la nave e il suo equipaggio al proprio destino, alla deriva nello spazio...
    Non era una gran bel modo per morire. Bé, non che esistano modi “belli” per morire...
    Al centro della stanza si trovava un cumulo di macerie dalla forma stranamente regolare; mentre ci avvicinavamo
    con cautela sentii uno strano “Crack” ai miei piedi. Arretrai istintivamente puntando la torcia verso il basso e rimasi
    sconcertato da quello che vidi. Tutt’attorno ai detriti e rivolti verso di essi, si trovavano in posizioni completamente
    innaturali decine e decine di scheletri! Non erano solo le posizioni in cui si trovavano a suscitare sconcerto ma
    lo erano anche le ossa stesse, scheletri di esseri antropomorfi di chiaro aspetto alieno; nonostante i sentimenti
    contrastanti mi chinai sullo scheletro più vicino per esaminarlo con interesse puramente medico. Al posto del
    coccige, dall’osso sacro partivano una lunga serie di ossa in quella che molto probabilmente, quando era ancora vivo,
    era stata una possente coda. Un’altra stranezza era il teschio allungato che mi ricordava molto quello di un felino,
    la scatola cranica però era molto più ampia di quella dell’animale, chiaro segno di una grande intelligenza pari o
    addirittura superiore alla nostra.
    Avvicinatici ulteriormente, scoprimmo che i detriti stessi non erano quello che sembravano: materiali diversi erano
    stati fusi con una tecnica sconosciuta in una specie di altare il cui fulcro era un’alta colonna completamente incisa.
    Sopra una lunga serie di geroglifici, si trovava appoggiata sul punto più alto una statuetta antropomorfa di circa
    mezzo metro d’altezza. Un orrore d’argilla (il materiale era sconosciuto ma assomigliava molto all’argilla) dall’aspetto
    umanoide, accucciata come se stesse per balzare all’attacco, la testa con lunghi tentacoli ritorti come quella di un
    polipo, le zampe irte di artigli affilati come quelle di un drago e le lunghe ali di simil fattura che arrivavano fino
    al piedistallo dove una lunga coda nerboruta giaceva minacciosamente, pronta a scattare come quella di uno
    scorpione, facendo in parte assomigliare quella figura ai cadaveri sparsi lì attorno.
    Nessuno di noi si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte a una scena del genere. Il professore ipotizzò che quel luogo
    per gli alieni potesse avere una funzione di tempio per una qualche specie di culto, magari nato dalla paura e dalla
    disperazione scaturite dalla scomparsa del motore primario. Quel luogo lasciava tutti noi molto perplessi ma di fatto
    sanciva anche la fine dell’esplorazione, il dovere prima di tutto, come non si stancava mai di ripetere il capitano,
    quindi uscimmo da una delle tante falle della nave riemergendo nella luce del magazzino. La nave venne dichiarata
    sicura e iniziarono subito tutte quelle operazioni previste dal manuale in caso di ritrovamenti del genere.
    Data stellare 0030405.88
    Sono passati due giorni dal recupero dell’astronave aliena e niente di nuovo è successo. Praticamente tutti
    nell’equipaggio vorrebbero raggiungere immediatamente la zona 7 dove si trova il pianeta il pianeta più vicino,
    R’lyeh, per scoprire se è da lì che viene la nave e indagare su una possibile civiltà aliena. Il capitano però è stato
    categorico, l’esplorazione sarebbe proceduta come da programma. Ha detto di essere pazienti, che ci saremmo
    comunque arrivati al pianeta seguendo la tabella di marcia prefissata e quindi di continuare a fare il nostro lavoro
    come al solito. Ma com’è possibile continuare a lavorare normalmente dopo una scoperta del genere?! Scommetto
    che anche lui muore dalla voglia di dirigersi subito su R’lyeh (ma sul serio, chi è quell’invasato che sceglie dei nomi
    del genere?) ma gli ordini sono ordini. Sarà una tortura per tutti quanti aspettare di raggiungere la zona 7 ma forse
    potremo trovare ancora qualcosa di interessante nelle zone 5 e 6, Dio solo sa cosa ci riservi il futuro...
    Sarah invece è ancora euforica per il ritrovamento della nave, dalla messa in sicurezza del relitto è corsa avanti e
    indietro dal laboratorio alla stiva raccogliendo tutti i campioni che riusciva a trasportare. Sarah è sempre stata una
    persona molto energetica, la sua vitalità e la sua passione per il proprio lavoro motivano sempre tutti quanti.
    Mina ha lavorato rapidamente assieme agli altri tecnici per fornire un primo impianto di illuminazione alla nave.
    Tutti i macchinari alieni che si potevano spostare sono stati accuratamente catalogati e stipati nel magazzino, alla
    prossima sosta di rifornimento saranno consegnati all’ufficiale della stazione per essere inviati a un laboratorio sulla
    Terra, dove gli scienziati potranno studiarli per carpirne i segreti.
    Il professore invece, dopo aver fotografato tutte le scritte sulla nave, si è rinchiuso nella propria cabina senza dire
    niente a nessuno; sospetto si stia dando da fare per decifrare la scrittura aliena.
    La statuetta invece era finita nella cabina di Hacab, che passava sempre il tempo libero a dipingere e aveva quindi
    trovato un interessante soggetto per la sua passione. Dato che non era né pericolosa né necessaria altrove, che
    rimanesse nel magazzino o nella cabina finché non fosse stata consegnata assieme al resto in fondo non importava
    poi molto; inoltre l’umore del capitano era notevolmente migliorato, quindi nessuno disse niente.
    Io invece non ho molto da fare oltre alle solite operazioni di routine, tutte le operazioni sono state eseguite in
    maniera magistrale, ci sono stati solo alcuni casi di sovraffaticamento da lavoro ma niente di preoccupante. Se
    continuerà ad andare tutto così liscio dovrò comprarmi un nuovo diario perché le pagine di questo cominciano a
    scarseggiare, oppure dovrei trovarmi un nuovo hobby per il tempo libero... chissà, potrei iniziare anch’io a dipingere
    come Hacab, i disegni che ogni tanto inserisci tra le pagine del diario in fondo non sono male...

    Pag 4:
    Data stellare 0030405.92
    Sono passati altri quattro giorni senza che accadesse nulla che valesse la pena di segnare, poi improvvisamente si è
    sentito un “Eureka” provenire dalla cabina del professore. Pochi minuti dopo era nella stiva a guardare le rune aliene
    e scrivere freneticamente sul suo taccuino. Dev’essere veramente un genio, in soli sei giorni è riuscito a decifrare
    completamente la lingua aliena. Mi trovavo nell’hangar per prendere alcuni materiali ma, essendo che oltre a quello
    avevo ormai già finito tutti i miei compiti, appoggiai gli strumenti su un tavolo e seguii il professore all’interno della
    nave aliena. Aveva l’abitudine di parlare ad alta voce mentre ragionava, quindi mi bastò semplicemente seguirlo
    per la nave per conoscere il significato delle varie scritte; tra tutte però, quella di cui ero più curioso di sapere il
    significato era quella sulla colonna centrale del monumento eretto nella sala centro della nave. Nel frattempo anche
    il capitano, informato da un tecnico su quello che stava succedendo, era arrivato per ascoltare. Infine arrivammo
    nella grande stanza sferica e il professore lesse le scritte sulla colonna: Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl
    fhtagn; che significa: “Nella sua dimora a R’lyeh il morto Chtulhu attende sognando”. Non era niente di così
    eccezionale, confermava l’ipotesi già avanzata che si trattasse di una sorta di luogo culto; l’unica cosa interessante era
    che il nome “R’lyeh”, forse per caso, forse no, era lo stesso che noi avevamo dato al pianeta nella zona 7...

    Data stellare 0030405.96
    Le zone 5 e 6 erano completamente vuote, niente di niente: è abbastanza comune che sia così, ma dopo la scoperta
    dell’astronave l’equipaggio si aspettava come di fare nuove scoperte ad ogni passo. Man mano che la delusione per la
    vacuità dell’esplorazione aumentava, è però anche cresciuta l’euforia per l’approssimarsi del pianeta; quasi come se
    qualcosa ci attirasse verso di esso.

    Data stellare 0030405.97
    Mentre ci avvicinavamo a R’lyeh i sensori della nave hanno captato uno strano segnale provenire dalla superficie
    del pianeta. Ipotizzando che la nave aliena che abbiamo raccolto avesse molto probabilmente una navetta per gli
    sbarchi planetari, quel segnale potrebbe essere una sorta di S.O.S. alieno. Se così fosse, gli alieni potrebbero essere
    ancora vivi! Il capitano, come persona più alta in grado, e il professore, come esperto sulla lingua aliena, si sono
    aggregati al gruppo da sbarco per un possibile primo contatto con una civiltà aliena. Sulla navetta salirono poi
    tre soldati, Sarah, un ingegnere e infine io, per un totale di otto persone; quasi il doppio del solito. La discesa sul
    pianeta procedette senza problemi, dopo mezz’ora di viaggio atterrammo e si aprirono i portelloni. Il paesaggio
    che si aprì davanti ai nostri occhi era qualcosa di indescrivibile: fin dove l’occhio poteva vedere si estendeva
    una megalopoli ciclopica fatta di blocchi giganteschi e obelischi che sfidavano il cielo. Per un lungo momento
    rimanemmo tutti completamente immobili, impressionati dalla cosmica maestà di quella Babilonia stillante e
    fabbricata da antichissimi esseri di cui ora non sopravviveva nemmeno il ricordo. Dopo esserci riscossi ci avviammo
    verso il luogo da cui proveniva il segnale, un grande edificio che il computer della tuta segnava a un centinaio di
    metri di distanza. Muoversi tra gli enormi edifici, in buona parte ancora integri, si rivelò però più arduo di ciò che
    pensavamo: geometria del luogo era anormale, non-euclidea, orrendamente affine a sfere e dimensioni che non
    sono nostre. Non si poteva nemmeno essere sicuri che il cielo e la terra fossero in orizzontale, la posizione relativa di
    tutte le cose sembrava grottescamente variabile, in un’intersezione di effetti ottici che lasciava disorientati e confusi.
    Per procedere dovemmo affidarci quasi completamente al modulo di scansione e mappatura della tuta, altrimenti
    avremmo rischiato di perderci irrimediabilmente. Dopo un tempo che ci parve infinito però arrivammo finalmente
    alla nostra meta e parcheggiata davanti ad essa trovammo la navetta aliena, circondata da scheletri, incatenata
    anch’essa ad un infausto destino come il relitto da cui era partita. Infranta la possibilità di un contatto con qualcuno
    di vivo, il capitano decise di esplorare l’edificio per scoprire cosa cercassero gli alieni prima di morire. Imponente
    nella sua mole, era in realtà molto più aperto e semplice di quanto si potesse immaginare, un cerchio perfetto di
    mastodontiche colonne che salivano fino al cielo sostenendo una colossale cupola che sembrava racchiudere l’intera
    volta celeste. L’interno era quasi completamente spoglio, fatta eccezione per una strana struttura ad archi al centro
    esatto delle colonne. Avvicinaticisi, superammo uno scheletro disteso in maniera scomposta, come se avesse cercato
    disperatamente di raggiungere la nostra meta. Dagli archi disposti in maniera concentrica iniziava una conca, molto
    simile alla stanza centrale del relitto della nave, al cui centro però non si trovava un altare ma qualcosa di moto
    diverso. Una massa informe di carne putrescente che come forma assomigliava più ad un qualche tipo di organismo
    vegetale che non animale. Eravamo tutti sconcertati: speravamo di trovare qualcosa di vivo ma non ci aspettavamo
    certo una cosa del genere.

    Pag 5:
    Come ipnotizzati ci avvicinammo tutti lentamente. Il capitano fu più impavido e allungò il braccio fino a toccare la
    creatura. Appena la toccò, dalla creatura uscì veloce come una frusta una propaggine affilata, ferendolo all’altezza
    del polso. Con un urlo di sorpresa Hacab saltò indietro e i soldati puntarono i mitragliatori contro l’alieno urlando
    di stare tutti indietro. Furono momenti di grande tensione ma nessuna delle due parti di mosse ulteriormente.
    intanto io corsi dal capitano per esaminare la ferita: fortunatamente la nanotuta si era già riparata e i miei strumenti
    indicavano una ferita leggera e poco profonda. Era necessario medicarla una volta tornati a bordo per scongiurare il
    rischio d’infezione ma fortunatamente non sembrava niente di grave.
    Hacab: “Che è successo? Sarah!”
    Sarah: “Si è mosso solamente quando l’hai toccato e poi è ritornato nuovamente immobile, credo si tratti di un
    riflesso incondizionato.”
    Hacab: “Un riflesso incondizionato?”
    Sarah: “Sì. Una specie di meccanismo di difesa. Ora faccio una prova, che nessuno si muova.”
    Sarah si chinò a raccogliere un sasso e lo lanciò verso l’alto; dopo una lunga parabola il sasso colpì la parte superiore
    della creatura. Com’era successo quando l’aveva toccata il capitano, dalla creatura partì nuovamente una specie di
    ramo nella direzione in cui il sasso l’aveva colpita.
    Eravamo tutti affascinati, sia dalle nuove scoperte che dalle incredibili deduzioni di Sarah. Assieme alla fascinazione
    comunque, rimaneva una certa dose di inquietudine: da quando il capitano l’aveva toccata, la creatura aveva iniziato
    a emettere uno strano rumore con una voce che non era una voce, una sensazione caotica che solo la fantasia poteva
    mutare in suoni. Sarah ha deciso di chiamare la creatura Cthulhu, perché pare che le ricordi moltissimo un romanzo
    che leggeva da giovane. La xenobiologa è lei, quindi anche se il nome è ridicolo e impronunciabile nessuno si è
    opposto.
    Mentre discuteva col capitano su come prenderne un campione per studiarlo a bordo della nave, cosa difficile a
    causa dato il suo sistema di difesa, entrò nella conversazione il professore proponendo di agganciare la creatura
    col raggio traente della navetta e portarla interamente sulla nave. Era contro le normali procedure fare una cosa
    del genere e quindi inizialmente si opposero, ma dopo una lunga discussione, infine convennero che un simile
    organismo alieno era una scoperta troppo importante per essere ignorata e che sarebbe stato molto più semplice
    studiarlo ed estrarne campioni se trasportato interamente sulla nave.
    Il capitano chiamò quindi la navetta per il recupero dell’essere e poi contattò la nave perché ne inviassero un’altra per
    il trasporto della navetta aliena. Mentre aspettavamo l’arrivo della navetta, il professore si accorse che sul pavimento
    davanti allo scheletro alieno, quelli che prima avevamo scambiato per segni del tempo, erano in realtà delle scritte;
    probabilmente incise dal morto prima della sua tragica fine. Con un po’ di difficoltà, il professore riuscì a leggerle:
    “Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col passare di strane ere anche la morte può morire”.
    Nessuno fiatò; sembrava proprio una scena tratta da un film horror e tutti sentimmo un brivido freddo correre
    lungo la schiena. Fortunatamente però tutto procedette senza incidenti, la navetta trascinò la creatura nella stiva
    col raggio traente senza che questa opponesse alcuna resistenza; tirando tutti un sospiro di sollievo, salimmo sulla
    navetta e decollammo per tornare alla nave.

    Data stellare 0030405.99
    È estremamente imbarazzante che tra tutti proprio il dottore della nave si sia ammalato, anche se si tratta di un caso
    di forte febbre. Quasi due giorni a letto! Devo aver fatto preoccupare a morte tutti quanti. Dev’essere stato a causa
    dei recenti avvenimenti, pare che il mio subconscio sia stato particolarmente influenzato da ciò che avevamo trovato
    sul pianeta: mentre dormivo ho visto incubi deliranti di metropoli megalitiche dalle forme contorte e sbagliate. Tra
    le altre cose, sulla scrivania ho trovato un disegno che era una via di mezzo tra la statuetta trovata nella nave aliena
    e la creatura scoperta sul pianeta, evidentemente in un momento di leggera lucidità tra i deliri della febbre devo
    aver tentato di dare un senso a quegli incubi terrificanti; comunque devo ammettere che le mie capacità artistiche
    sono notevolmente migliorate negli ultimi tempi. Hawkins, il mio assistente, ha svolto brillantemente anche i
    miei compiti mentre ero costretto a letto; sta diventando veramente bravo, ancora qualche mese e penso possa
    considerare concluso il suo apprendistato.
    Ah, quanti problemi; viviamo su una placida isola di ignoranza in mezzo a neri mari d’infinito e non era previsto
    che ce ne spingessimo troppo lontano. È sicuramente troppo arrogante pensare di essere soli nell’universo,
    partire all’esplorazione senza tener conto dei possibili pericoli, siano essi di origine naturale o provengano da
    altre specie senzienti. A mio avviso bisognerebbe aumentare gli armamenti delle navi della flotta esplorativa, ma
    sfortunatamente tale decisione non spetta a me.

    Pag 6:
    Data stellare 0030406.00
    (Mattino)
    Hawkins mi ha aggiornato su tutto ciò che è accaduto mentre ero privo di coscienza, fortunatamente niente che
    non potesse gestire. Ho intenzione di riprendere immediatamente a svolgere i miei compiti: anche se Hawkins ha
    protestato quando mi sono alzato dicendo che sarebbe meglio rimanere a letto ancora un giorno per precauzione,
    non ho intenzione di assentarmi dai miei incarichi più del dovuto. Inoltre mi sento benone, ho eseguito alcuni
    test psicofisici e il mio corpo risponde perfettamente, non c’è bisogno di avere preoccupazione alcuna. Dopo un
    abbondante pasto farò l’inventario dell’infermeria e andrò a visitare il capitano.

    (Pomeriggio)
    • Trascrivo i dati del Pianeta R’lyeh (56’320 km di diametro):
    Atmosfera: parzialmente respirabile, composta da CO2 [85%] e O3 [12%] (terraformazione leggera consigliata)
    Livello fertilità del suolo: Media.
    Livello di risorse minerarie: analisi ancora in corso...
    Clima: Temperato (+42/-56°C)
    Traccia di civiltà aliene: Antiche città abbandonate da tempo e semidistrutte sparse per tutta la superficie del
    pianeta.
    • Resoconto Infermeria:
    [Elenco scorte utilizzate negli ultimi due giorni]
    Sono leggermente preoccupato per l’intenso arrossamento degli occhi del capitano a seguito della ferita riportata sul
    pianeta, è possibile sia una sorta di reazione allergica o a causa di una tossina rilasciata dalla creatura. Lo terrò sotto
    osservazione, tramite un C-RIG che mi invierà costantemente un resoconto dei suoi segnali vitali, per scongiurare
    quest’ultima ipotesi. Nel frattempo rimarrà a riposare nella propria cabina, così anche se non riesce a vedere bene
    potra comunicare all’equipaggio le direttive e gli aggiornamenti tramite l’interfono.

    Proprio mentre mi trovavo sul ponte (la nave si trovava in orbita stabile attorno al pianeta per le consuete
    rilevazioni) per informarmi su come stesse procedendo la missione, dall’interfono provenne la voce del capitano
    che chiedeva giusto la stessa cosa e alla quale il timoniere si affrettò a rispondere. Anche se non sembravano esserci
    problemi evidenti, il tono del capitano sembrava tutt’altro che socievole:
    “Sembrava arrabbiato, c’è forse qualcosa nella missione non lo soddisfa?”
    Timoniere William: “Nah, il capitano ha sempre quel tono quando parla con me.”
    Prof: “Chissà perché... Comunque dottor Heart, ho finito la traduzione del diario di bordo della navetta aliena.
    Vuole leggere?”
    “Ma certamente.”
    Detto ciò presi il fascicolo di carte che il professore mi stava porgendo e incominciai a leggere. Da quanto emergeva
    dal diario sembrava che fossero alla ricerca dei Grandi Antichi, così li chiamano, che sembrerebbero essere delle
    antiche forme di vita immortali di origine sconosciuta. L’ultima parte del diario poi, era alquanto criptica:
    È la fine. Castro aveva detto che era morto e ci siamo fidati. Forse aveva ragione, ma anche una divinità morta
    può sognare. E i sogni di un essere ancestrale sono immensi. Schiaccianti. Ha devastato le nostre menti e divorato
    i nostri cuori. Possiamo solo rifugiarci sul pianeta in attesa dei soccorsi sperando che non possa raggiungerci e
    rimanga bloccato sulla nave. Altrim
    Il diario si interrompeva bruscamente, come se chi lo scriveva fosse stato bruscamente interrotto e non avesse
    più potuto continuare. Come se fossero stati attaccati da... qualcosa. No, la quasi totale assenza di fratture sugli
    scheletri faceva invece pensare che la causa del decesso fosse virale. L’ipotesi più probabile che mi veniva in mente
    era che giungendo sul pianeta senza tute, avevano contratto una qualche malattia o erano entrati in contatto con
    qualche tossina e di seguito le loro condizioni erano peggiorate fino alla morte. Se tra i sintomi ci fossero state
    anche le allucinazioni, quasi tutto tornava. Non era la prima volta che lo pensavo dall’inizio della missione, ma i
    ritrovamenti che avevamo fatto continuavano a richiamarmi alla mante la trama di uno di quei vecchi film horror.
    Fortunatamente anche se fosse così, i soldati della nave sono addestrati per fronteggiare qualsiasi emergenza, dalla
    gestione di creature pericolose, ai conflitti a fuoco tra navi, fino alla guerriglia urbana. Non c’era niente da temere.

    Pag 7:
    (Sera)
    Il sistema di comunicazione della nave si è improvvisamente rotto. Non conosco bene i dettagli ma pare che non sia
    trattato di un incidente, è stato manomesso da qualcuno. Fortunatamente l’ingegnere Adam conosce molto bene
    quel tipo di apparecchiatura ed è stato in grado di riparare temporaneamente il sistema di comunicazione a lungo
    raggio, per il sistema di comunicazione interna e per una duratura riparazione di quello a lungo raggio invece, gli
    servivano alcuni giorni per costruire i pezzi necessari. Il capitano ha già detto a tutti di continuare a svolgere le
    loro mansioni e in quanto, cito testualmente, la nave può tranquillamente funzionare alcuni giorni anche senza
    di lui, ha delegato momentaneamente tutte le sue funzioni al vice capitano e ha detto di non disturbarlo per il
    resto della settimana: ovvero il tempo che gli ho prescritto perché sia guarito completamente. Probabilmente non
    voleva obbligare tutti a fare avanti e indietro dalla sua cabina per ricevere gli ordini, oltre al fatto che è pure stato
    colpito da un comune mal di testa. I suoi segnali vitali, nonostante siano leggermente alterati, sono sensibilmente
    migliorati, ma comunque questa situazione sembra che stia nuocendo alla sua tranquillità mentale. Aggiungerò alle
    sue medicine qualcosa per farlo calmare un po’ e lo lascerò riposare; a meno che il C-RIG non mi informi che le sue
    condizioni stiano peggiorando, posso anche lasciarlo riposare per alcuni giorni.

    [pagina/e mancante/i]

    Data stellare 0030406.02
    (Mattina)
    Le indagini non hanno prodotto alcun risultato e le stranezze non hanno fatto altro che aumentare, così finalmente
    il vice comandante Gustaf Johansen si è finalmente deciso a lanciare l’S.O.S. prima che il sistema di comunicazione a
    lungo raggio si rompa definitivamente.
    Ieri Gustaf, dopo aver ordinato a tutti di continuare a svolgere le proprie mansioni e aver istituito una squadra di
    soldati con il compito di indagare, è semplicemente rimasto seduto in sala comando ad aspettare il responso. Forse
    stava cercando di non generare il panico, ma questo suo comportamento è davvero irritante. Gli incidenti e le
    stranezze si sono susseguite per tutto il giorno e a ruota gli sono seguite le indagini:
    • Il capitano è stato probabilmente il primo a sparire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.
    • 8.00: L’Ingegnere Adam Bell, che avrebbe dovuto trovarsi nell’officina, è scomparso. Sono stati ritrovati i
    componenti a cui stava lavorando lasciati a metà, come se si fosse improvvisamente interrotto: nessun segno di
    colluttazione, nessuna macchia di sangue, come se fosse stato assorbito dalle tenebre. Usando gli ultravioletti,
    che rendono più luminose le aree dov’è caduto del sangue anche se è stato pulito, però, la stanza si è illuminata a
    giorno; come se qualcuno si fosse preso tutto il tempo per pulire ogni possibile traccia.
    • 12.00: Il sistema di aerazione ha diminuito le proprie prestazioni. Nonostante il computer segni che tutte le
    ventole stiano girando correttamente, il ricambio d’aria ha chiaramente ridotto la propria efficienza; niente di
    grave, ma è comunque preoccupante.
    • 14.00: Scoperto il problema del sistema di aerazione: le ali di alcune ventole sono state piegate, come se fosse
    stato messo in mezzo qualcosa mentre giravano, e quindi lavoravano senza produrre alcunché. Nel giro di
    mezz’ora sono state riparate e tutto è tornato alla normalità.
    • 17.30: Mina è stata ferita al braccio sinistro, per fortuna niente di serio, mentre si trovava nella sala di pausa
    del personale ingegneristico. Ha detto che la luce improvvisamente si è spenta, è inciampata e probabilmente si
    dev’essere ferita cadendo. Pochi attimi dopo sono arrivati due ingegneri che l’avevano sentita urlare: dopo aver
    acceso la luce e averla vista ferita, l’hanno sollevata di peso e trasportata di corsa fino in infermeria. Nonostante
    l’enorme paura di Mina per i film dell’orrore, non è a lei che ho somministrato un tranquillante, ma agli altri
    due; vogliono tutti molto bene a Mina e la rispettano molto, vederla ferita li ha mandati nel panico. Dopo aver
    somministrato a Mina una leggera dose di Heatinol, li ho rimandati tutti e tre nelle loro stanze senza particolari
    preoccupazioni. Ciò che invece mi preoccupa è che nella stanza non c’era niente che avrebbe potuto ferire Mina
    in quel modo; stanno accadendo delle cose davvero strane su questa nave.
    • 9.00 oggi: Il motore sembra avere qualche problema, aumenta e diminuisce di potenza come se il
    termoregolatore fosse stato manomesso. È però impossibile entrare in quella sala a motore acceso; anche con
    una tuta potenziata, l’energia residua fulminerebbe a morte chiunque ci provasse. Gustaf ha deciso di fermarlo
    e mandare dei tecnici assieme ai soldati, per indagare su quale sia effettivamente il guasto e ripararlo il prima
    possibile.
    • 10.00 oggi: Il sistema di comunicazione a lungo raggio è collassato definitivamente dopo il lancio dell’S.O.S. e
    dopo la scomparsa di Adam non è rimasto più nessuno in grado di ripararlo; siamo rimasti isolati, soli e muti in
    questo sistema ai confini della via lattea.
    Nonostante tutto, non è stata scoperta ancora nessuna traccia del colpevole, o dei colpevoli, e questo mi sta facendo
    impazzire di preoccupazione; come dottore è mio compito mantenere in vita i membri di questa nave, l’idea che
    qualcuno di pericoloso si aggiri liberamente per la nave è quasi oltraggiosa. Spero che tutto si risolva rapidamente e
    che la nave di supporto arrivi presto, ma ci sono poche probabilità che arrivi prima di due settimane. Un certo grado
    di inquietudine incomincia ormai a serpeggiare tra i membri dell’equipaggio, bisogna risolvere questa situazione
    prima che le cose possano degenerare.

    Pag 8:
    (Sera)
    Finalmente la giornata è finita. Tra la rottura del sistema di comunicazione, del motore e di tutti i vari problemi
    minori, le ore sembravano durare secoli. Dopo una buona cena andrò direttamente a dormire. L’atmosfera nella
    mensa è strana, tesa, è impossibile che l’equipaggio non si sia accorto dell’arresto del motore, di conseguenza il
    silenzio pesante nella sala; sembrava di stare in una tomba. Appena ebbi preso il vassoio però l’atmosfera sembrò
    rianimarsi all’improvviso, nemmeno il tempo di sedermi al tavolo che i marinai mi intercettarono incominciando
    a tempestarmi di domande. Mentre cercavo di eliderli ripetendo che l’indomani Gustaf avrebbe spiegato tutto
    a tutti, lentamente mi avvicinavo all’uscita secondaria. Anche se avessi provato a dir loro che il motore era
    irrimediabilmente danneggiato e dovevamo aspettare la navetta di soccorso con i pezzi necessari per ripararlo, non
    sarei di certo riuscito a placarli abbastanza da riuscire a mangiare in pace. Meglio consumare il pasto da solo nella
    mia cabina, almeno lì sarei riuscito a mangiare, forse. Fortunatamente non sembravano intenzionati a seguirmi
    oltre la porta, così potei avviarmi tranquillamente per il corridoio, affiancato solamente da Mina che stava tornando
    anch’essa verso la propria cabina.
    “Slam!” una porta che sbatte, “Griiiiiiiikk!!” un forte stridore come di metallo lacerato, “Kyaaaaaa!!!” il grido
    terrorizzato di una donna, mi fecero immediatamente voltare verso la sala che avevo appena lasciato per farmi
    assistere alla scena più terrificante che avessi mai visto in tutta la mia vita. Davanti alla porta principale, resa
    inagibile da dieci artigli affilati, si trovava una creatura che ricordava solo vagamente quella che poteva essere una
    figura umanoide. Ricoperte da una spessa pelle rugosa e verdastra, quelle che dovevano essere le mani avevano
    cinque tozze dita troppo corte che si interrompevano troppo presto per far posto a dei temibili artigli acuminati più
    grandi delle dita stesse. Le gambe muscolose, che terminavano in due enormi dita artigliate, sorreggevano un corpo
    deforme che tuttavia non sembrava affatto debole. La muscolatura possente faceva risaltare ancora di più le uniche
    parti di colore differente: i candidi artigli, i denti giallastri e gli occhi iniettati di sangue da cui emergeva chiara una
    terrificante una smisurata bramosia di morte.
    Prima che chiunque potesse fare una mossa, con una singola potente zampata squarciò il petto della persona più
    vicina scagliandola a terra, mentre carne e sangue si alzavano fino al soffitto in macabri arabeschi di morte. A quel
    punto scoppiò il panico e tutti si riversarono verso l’unica uscita rimasta, il corridoio dove io e Mina ci trovavamo.
    Un terrore puro si impossessò di noi e fuggimmo lungo il corridoio mentre alle nostre spalle tuonava la corsa dei
    fuggitivi ed echeggiavano strazianti le grida di coloro era stati troppo lenti. Un istante dopo aver raggiunto la sala
    comune sentii un forte tonfo, la paratia di sicurezza si era appena chiusa alle mie spalle sigillando il passaggio. Mina
    a fianco stava armeggiando con un’aria folle coi fili dei comandi d’emergenza.
    “Cosa stai facendo?!”
    Non si mosse. Non rispose. Dovevo aprire la porta immediatamente! Corsi verso di lei nel disperato tentativo di
    scansarla e aprire la porta, ma con una sola mano mi lanciò indietro facendomi cadere a terra ad almeno tre metri
    di distanza. Che forza incredibile! Era forte, troppo forte! Poi lo notai, nella fretta del momento prima non ci avevo
    fatto caso, ma i suoi occhi erano completamente rossi. Completamente rossi, come quelli del capitano dopo che era
    stato ferito dalla creatura. Fu solo in quel momento che si fece strada nella mia mente l’ipotesi improbabile e assurda
    che quegli occhi rossi fossero causa di un sanguinamento celebrale, che qualcuno o qualcosa stesse controllando
    le loro menti. No, non qualcuno, ma Cthulhu, la creatura aliena che avevamo portato a bordo come Ulisse nel
    cavallo di troia! E non era nemmeno un’ipotesi così folle, Hacab aveva iniziato a comportarsi in modo strano dopo
    la spedizione sul pianeta ed era stato il primo a scomparire. Perché nessuno aveva pensato che il colpevole di tutto
    potesse essere lui?! Con un sorriso folle stampato sulla faccia, Mina continuava a trafficare coi cavi senza dare segno
    di voler muoversi mentre quelle terribili urla di panico e disperazione continuavano... e smisero improvvisamente;
    l’assoluto silenzio era ancor più opprimente e terrificante delle urla stesse. Poi si scosse, come se si fosse svegliata da
    un lungo incubo e per un attimo vidi in fondo al suo sguardo la solita vecchia Mina, confusa e spaesata.
    Sangue! Il suo braccio si dilaniò in un’esplosione scarlatta quando cinque terribili artigli le perforarono le carni
    risucchiandola urlante nel quadrato oscuro del sistema di aerazione sopra alla porta. In quel momento si ruppe
    qualcosa dentro di me. Urlai. Corsi. Corsi e urlai come un pazzo. Non so per quanto corsi, non so quando
    rincominciai a pensare lucidamente, forse correvo sperando di incontrare qualcuno che mi dicesse che era stato
    tutto solo un incubo ma i corridoi erano vuoti e tutto intorno a me era silenzio. Ansante, mi fermai appoggiandomi
    alla parete cercando di riprendere il controllo di me stesso, ma venni interrotto da un brusco rumore come di stoffa
    che si strappa ripetutamente. Ero vicino alla porta dell’armeria, ma certo! I soldati si stavano armando per affrontare
    quel mostro. Corsi verso l’entrata e guardai all’interno solo per ripiombare nuovamente nella disperazione. La
    stanza era completamente devastata, pezzi di armi distrutte riempivano tutta la stanza mentre al centro, contornato
    da scheletri, si trovava lui. Il mostro. Dandomi le spalle si piegò per conficcare gli artigli nel cadavere di uno dei
    soldati, Hawkins mi sembra che fosse, e improvvisamente con lo stesso suono che avevo sentito prima, le carni gli si
    staccarono dalle ossa e insieme al sangue si sollevarono per venire assorbite dal corpo di quel demonio. Una scena
    così orribile e sconvolgente che solo un folle o un poeta avrebbe potuto descriverla. Senza fare niente, scappai.
    Sono fuggito di nuovo. Fuggito vigliaccamente. Ma cosa potevo fare?! Sono un dottore, non un soldato, i soldati
    sono tutti morti, cosa potevo fare io? Quel mostro ha messo in atto un piano geniale quanto terrificante. Ha fatto
    mattanza dei membri dell’equipaggio disarmati nella sala mensa per poi andare nell’armeria per massacrare i soldati
    e distrug...

    [pagine rese illeggibili dal sangue dell’ingegnere capo Withelmina Briden]

    Pag 9:
    ...ci ha ingannati! Ci ha attirati come fa una zanzariera con le falene!
    Ora so che fine hanno fatto tutti coloro che sono scomparsi e tutti i morti di questa giornata di sangue, gli ha
    assorbiti per portarli da lui, è una mietitura. Ci ha uccisi pian piano in modo che lanciassimo un sos e poi ha iniziato
    il massacro. Come ha fatto anche con gli alieni, così ha continuato con noi. Con gli alieni ha fatto veloce, sarà stato
    affamato dopo il lungo sonno, ma con noi ha fatto con calma, ha imparato, ci ha dato la caccia, si è goduto le nostre
    morti. Ha sterminato il grosso dell’equipaggio per decimare la resistenza e dilettarsi a dar la caccia ai superstiti
    mentre aspetta la nave di soccorso...
    Sono passate ore ormai dal massacro della sala mensa, ormai sono sicuro che sia sulle mie tracce, devo raggiungere
    il prima possibile la sala motori: con le sue pareti rinforzate è isolata dal resto della nave, forse lì non riuscirà a
    trovarmi. Ecco la porta! La vedo! Mancano ancora pochi metri. NOOOOoooo!! La porta si è chiusa! Perché?! Dallo
    spesso vetro centrale vidi comparire la figura del professore.
    “John! Che stai facendo?! Apri la porta!”
    Prof: “Temo di non poterlo fare Heart. Sai, il generale Adam mi ha fatto aggiungere all’equipaggio della nave con
    il preciso compito di indagare sul segnale di un’immensa fonte energetica che abbiamo ricondotto provenire dalla
    superficie di R’yleh. Coi miei strumenti ne ho trovato delle tracce su Cthulhu. Non ne è la fonte ma ci è sicuramente
    entrato in contatto, per questo intendo controllarlo e scoprirne l’origine.”
    “Sei pazzo! Hai visto cos’ha fatto al resto dell’equipaggio! Come intendi controllare una cosa del genere?!”
    Prof: “Secondo le mie ipotesi, per controllarlo utilizza una sorta di segnale biologico. Una volta decifrato potrò
    controllare il metamorfo, poi, tolto di mezzo lui, avrò tutto il tempo per scoprire come fare lo stesso con Cthulhu.
    Quando ci riuscirò, non solo avrò trovato una nuova e immensa fonte di energia, ma con un po’ di studio potrò
    anche fornire al generale un esercito di mostri immortali. Nessuno ci si potrà opporre! E alla fine, scoprirò anche
    come rendere immortali gli esseri umani stessi!”
    “Tu... Non sei solo pazzo, sei completamente folle. Se non verrà fer... Dove vai?! Torna qui!”
    Senza dire una parola, il professore mi diede le spalle e uscì dal mio campo visivo abbandonandomi al mio destino.
    Ormai non mi resta più molto da vivere, anche se miracolosamente non mi trovasse ho perso troppo sangue e sono
    troppo distante da qualsiasi scorta medica. Ma ho ancora il mio diario, forse posso fare ancora un’ultima cosa prima
    di morire...
    Questi sono probabilmente i miei ultimi istanti di vita. Eccolo! Lo sento, arriva! Se qualcuno mai trovasse questo
    diario, fugga immediatamente da questa nave. Fugga e richieda alla flotta di distruggerla coi cannoni. Quella
    creatura non deve sopravvivere! In questo diario ci sono tutte le informazioni su quello che è successo, portatelo ai
    vertici del governo. Ci siamo spinti troppo oltre, con la nostra arroganza abbiamo vagliato strade che non eravamo
    pronti a percorrere. Non siamo stati puniti per la nostra arroganza, siamo stati puniti dalla nostra arroganza. Ma
    ormai è troppo tardi per tentare di riparare, l’unica scelta rimasta è quella di distruggere tutto. Si avvicina, sento l’eco
    dei suoi passi avvicinarsi. Non mi lascerò fare a pezzi, non ho intenzione di morire in maniera così dolorosa. Giusto
    per caso ho con me una dose letale di Heatinol, è una medicina abbastanza potente da uccidere una decina di
    persone. Magari così quando prenderà le mie carni riuscirò a danneggiarlo, chissà... La vista mi si sta annebbiano, il
    corpo incomincia a tremare... È la fine. Che tu sia maledetto dannato mostro, per tutto ciò che hai fatto, che tu possa
    bruciare nelle nere fiamme dell’Infern...


    Edited by fuertbraf - 19/1/2016, 10:14
     
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    Colui che può vedere le ombre, ha il potere nella luce

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