Assassini -Gun & Bullet-

La pistolere e il colletto bianco sotto copertura. Che cosa accadrà?

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    Black Lagoon – one shot
    Titolo:
    Assassini -Gun & Bullet-
    Reating: Rosso/Arancione
    Genere: Azione, Thriller, Romantico, Erotico
    Tipo di coppie: Het

    Descrizione: Una coppia di assassini viene trovata morta e Balalaika sospetta che fossero stati ingaggiati per minare l'equilibrio di potere a Roanapur durante un importante riunione dei più grandi capi della città. Pertanto, ingaggia i due fidati fattorini per svolgere un compito molto particolare.
    Che cosa accadrà alla pistolera ed al colletto bianco durante la loro missione?




    Ciao gente ^^ volevo dirvi che questa è la mia prima ff su Black Lagoon, quindi sentitevi liberi di dirmi cosa non vi piace e cosa vi piace, suggerimenti su casa migliorare, etc.! Bene…

    ATTENZIONE
    Information ONE.
    Pensavo di ambientare la ff qualche tempo dopo gli avvenimenti che vedono come protagonista Roberta, la cameriera che tutti vorremmo … soprattutto come guardia del corpo *^* … perché con un piatto di minestra potrebbe avvelenarti … -_-‘…
    Information TWO.
    Rock sarà un po’ più figo, con più charm e dotato di attributi ^^ infondo è da più di un anno che si trova a Roanapur e un po’ di ossa se le dovrebbe essere fatte! E forse Revy riuscirà ad essere un po’ più sincera con i propri sentimenti … speriamo … sarebbe anche ora, no?!
    Information THREE.
    Per questa ff mi sono ispirata ad un noto telefilm di cui non rivelerò il nome per evitare che vi figuriate altri personaggi invece dei nostri fattorini & Co. ;)
    n.b. Da come intuirete già da soli, i vari spazi tra i paragrafi servono per separare i vari luoghi e tempi di narrazione.
    p.s. E' un po' lunga ... un po' tanto lunga, quindi ... divertitevi *^*

    Detto questo, vi lascio e buona lettura ^^
    p.p.s. Lasciatemi un commento, altrimenti vi insegnerò a fumare dalla fronte ;P
     
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    Assassini
    -Gun & Bullet-



    La notte era calda e stranamente secca a Roanapur quella sera, nella suite di uno degli hotel più lussuosi della città, e Revy, nell’abito di seta rossa in stile cinese, con ricamato un dragone nero, che non lasciava spazio all’immaginazione, era bella da perdere la testa. Il vestito le sembrava cucito addosso tanto era perfetto, per non parlare dei vertiginosi spacchi laterali, che ad ogni passo, sui tacchi in vernice nera allacciati alle caviglie, sfoggiavano uno stacco di coscia mozzafiato e mentre gli si avvicinava e gli posava le braccia intorno al collo, Rock non poté fare a meno di desiderare che quel momento non finisse mai.

    Quel pomeriggio, prima che Revy uscisse dal camerino, il giapponese era convinto che la pistolera sarebbe stata a dir poco ridicola vestita tutta in tiro. Certo, non poteva di certo dire che non fosse una bella donna, anzi, aveva un viso piacevole, con i tratti misti delle sue origini cino-americane e tutte le cose al posto giusto e … ok! Va bene, la riteneva stupenda, ma non glielo avrebbe mai confessato, sempre che non avesse voglia di trovarsi crivellato di buchi! E poi, da quando erano andati in viaggio di lavoro in Giappone, non aveva fatto altro che pensare che Revy fosse l’unica donna al mondo ad essere più sexy con più vestiti addosso. Sarà che alla possibilità di vederla vestita non ci aveva mai pensato, sarà che ormai si era abituato ad una socia che girava in top e culottes; sì perché quelli, anche se in jeans, erano delle culottes, a Rock questo niente e nessuno glielo avrebbe mai tolto dalla testa. Comunque, quando Revy uscì dal camerino era la cosa più bella che quel colletto bianco avesse mai visto, anche il trucco era perfetto, Revy era semplicemente stupenda, elegante, attraente, sexy, ma senza sfociare nel volgere.
    -E io dovrei andare in giro con questo cazzo di vestito?-
    “Ecco appunto! Finita la magia.” -_-
    -Se tenessi chiusa quella bocca Two Hands, saresti perfetta!- esclamò Mrs. Balalaika col suo accento russo, seduta a gambe accavallate su uno degli eleganti divanetti del suo ufficio, mentre osservava il suo piano prendere lentamente forma. -Prendi esempio da Rock!- Entrambe si voltarono a guardarlo. Lui era stato il primo a finire la seduta di trucco e parrucco a cui la russa gli aveva costretti a sottoporsi e sembrava completamente un'altra persona, tant'è che Revy non l’aveva riconosciuto subito. In effetti era tirato proprio a lucido, sembrava un attore di Hollywood, con i capelli in ordine, il nuovo completo scuro in tre pezzi, la camicia candida e la cravatta in tinta col vestito; per non parlare delle scarpe in cuoio nero, lucidissimo, leggermente a punta. Sembrava indossare un abito su misura, fatto apposta per far risaltare la sua figura.
    Revy non immaginava che quel colletto bianco, buono solo a pisciarsi sotto ed iniziare a piagnucolare come un poppante al primo accenno di pericolo, potesse essere davvero così affascinate e … virile.
    “Chi l’avrebbe mai detto!” pensò stupita la pistolera.
    -Chi l’avrebbe mai detto che lo japonsky avesse tutto questo potenziale nascosto!?- esclamò la russa come leggendole il pensiero … -E non nasconde solo questo!- guardò la ragazza con sguardo malizioso. -Almeno questo è quello che mi hanno riferito la ragazza che l’hanno vestito!-
    -Ah! Sì!?- senza accorgersene gli rifilò un’occhiata fulminea. -Ti sei divertito?- Avrebbe tanto voluto mollargli un pugno … e poi perché diavolo le dava così tanto tanto fastidio, insomma, lui è solo uno stupido colletto bianco del cazzo che non fa altro che lamentarsi tutto il giorno.
    -È stato orribile! Sembravano delle pazze!- si lamentò il ragazzo.
    “Eccolo, appunto! Si lamenta anche di questo! Ma siamo sicuri che non sia gay!?” pensò irritata la pistolera.
    Rock, dal canto suo, dopo la stoccata di Revy, si era subito pentito di aver risposto al telefono quella mattina.

    Rock si era fiondato sul telefono il più velocemente possibile, sollevando la cornetta al terzo squillo. -Pronto!- Nel malaugurato caso in cui Revy si fosse svegliata a causa di quel suono, si sarebbe lamentata per tutto il giorno, e per tutto il giorno, sarebbe stata intrattabile.
    -Oh! Japonsky ho un lavoro per te e Two Hands! Passami Dutch!-
    Niente del fronte uragano Revy, fantastico. -Salve Mrs. Balalaika, glielo chiamo subito.- Rock si voltò verso il tavolo dove il suo capo stava finendo di bere il caffè -Dutch, c'è Mrs. Balalaika, chiede di te!-
    L’omaccione afroamericano posò il caffè sul tavolo e si alzò dalla sedia per dirigersi verso il telefono. -Pronto Balalaika! Sei una donna mattiniera! Dimmi tutto!-
    Rock intanto era tornato ai fornelli. Si stava cimentando nei classici pan cakes americani, forse avrebbe fatto piacere a Revy fare una classica colazione by U.S.A. e, una volta tanto, sarebbe stata più trattabile. Il giapponese ne era entusiasta, anche perché gli erano venuti davvero bene, Dutch e Benny ne avevano già mangiati una decina a testa.
    -Sì! Sì ok! Va bene! Te li mando subito. A presto.- Dutch riattaccò e si rivolse al ragazzo. -Rock! Va a svegliare Revy e poi andate da Balalaika, vi spiegherà tutto lei!-
    “Va a svegliare Revy!” Questa era la frase che a Rock piaceva di meno. Un solo passo falso, poteva mandare a puttane tutta la giornata, oppure all’altro mondo il giapponese per un’eccessiva dose di piombo in corpo.
    … Però …
    Era una cosa strana e … complicata. Quando andava a svegliarla si soffermava sempre qualche momento a guardarla dormire. Era incredibile come potesse sembrare così innocua ed angelica una delle donne più pericolose di Roanapur, se non del mondo, mentre dormiva. Sembrava così indifesa, rannicchiata di fianco, le labbra leggermente dischiuse e le mani chiuse quasi a pugno. Sì! Sembrava proprio una bambina.
    Dolcemente la scostò una ciocca di capelli dal viso facendole corrugare debolmente la fronte.
    Sorrise. -Revy?- la chiamò piano.
    -Mmm!- mugugnò per tutta risposta lei.
    -Revy svegliati!- si sporse sopra di lei per arrivare alla finestra ed alzare le veneziane. -Balalaika vuole vederci!-
    -Mmm! Rock!?-
    “Oh, bene! Sembra che oggi sia di buon umore!” -Ho preparato la colazione, spero che sarà di vostro gradimento, principessa!-
    -Mmm!- Revy lo guardò ancora assonnata.
    -Forza, vestiti e vieni di là!- le disse in fine uscendo dalla stanza lasciandole un po' di privacy.
    Quando Revy arrivò in cucina venne travolta dal profumo della colazione, caffè, pan cakes appena fatti e un debole sorriso le si dipinse sul volto. “Ma dove sono? In paradiso?” -Che cosa si festeggia, dolce massaia?- chiese poi a Rock, canzonandolo e sedendosi a tavola addentando il primo pan cake della sua fila.
    -Prima, niente. Ora, il fatto che tu ti sia svegliata di buon umore!- le sorrise -Allora, com'è?-
    -Non fa schifo!- gli rispose senza dargli soddisfazione, anche se da come li divorava, Rock capì che invece le piacevano da morire, così si accontentò della risposta della ragazza, facendo finta di niente.
    -Cosa vuole la sorellona?- chiese poi la pistolera “educatamente” con la bocca piena.
    Dutch sogghignò -Ve lo dirà lei quando vi vedrà!-

    -Capitano! Sono arrivati i fattorini della Lagoon!- aveva esordito il sergente Boris entrando nell’ufficio del suo capo.
    -Ottimo! Falli entrare sergente.- la donna alzando gli occhi dal rapporto dell’incidente che stava leggendo inspirando una boccata di fumo dal sigaro.
    Boris si sporse fuori dalla porta dell’ufficio e fece cenno ai due in attesa di entrare.
    -Ehi! Sorellona!- la salutò sorridente la pistolera entrando nello studio, le mani sui fianchi e con le pistole bene in mostra nelle fondine ascellari. -Dutch dice che hai un lavoro per noi!-
    -Esatto ragazzi, sedetevi.-
    -Wow, come sei seria!- commentò la ragazza.
    -Perché è una cosa seria Two Hands.- la guardò di traverso la russa. -Questa mattina, poco prima dell’alba, abbiamo ricevuto una chiamata dal capitano della polizia il quale ci ha informato che una coppia di deliziosi sposini, che aveva prenotato in uno degli alberghi più in della Città Alta è morta in un incidente d’auto poco fuori città.-
    -Scusa sorellona, ma noi che centriamo?- le chiese Revy.
    -Non mi dica che vuole che riconsegniamo i corpi alla famiglia, vero!?-
    La russa sorrise beffarda -Certo che no Rock! Il vostro compito sarà di gran lunga più divertente.-
    I due fattorini si scambiarono uno sguardo interrogativo.
    -I nostri sposi, in realtà, erano una coppia di killer professionisti di origine cinese, Yu Su Wong e Mei Lin Wong.- mostrando loro le foto dei due coniugi, prese dai passaporti, ovviamente falsi. -E non sapendo chi sia il mandante, né tanto meno quale fosse il loro obbiettivo, anche se supponiamo fosse proprio l’incontro tra i capi di Roanapur, che si terrà al Berckley, questo fine settimana, ho deciso di inviare un paio di uomini di fiducia sotto copertura al posto dei due sposini ed aspettare che ricevano direttive per poi intervenire al riguardo.-
    -Bella trovata sorellona, così potrai rimuovere il problema alla radice.- concordò pienamente d'accordo Revy, mentre Rock restava impassibile.
    -Rebecca, Mrs. Balalaika vuole dire che siamo noi, gli uomini di fiducia che andranno sotto copertura al posto della coppia di killer.-
    -Ma sì, certo che l’avevo ca…- la verità e l’evidenza dei fatti si palesò nella mente della pistolera che si alzò di scatto. -COSA? Ma sei impazzita? Dovrei fingere di essere sposata con un questo … coso!?- indicando il giapponese disgustata.
    -Ehi! E che cosa dovrei dire io.- si lamentò lui. -Comunque non è questo il punto!- poi si rivolse verso la russa -Il punto è che dovremmo fingerci degli assassini professionisti, certo per la parte dei finti sposini non credo sia così difficile …-
    -Parla per te!-
    -Mi basterà immaginare di dialogare con un gorilla per rendere l’esperienza subito più gradevole.- continuò non curante il giapponese, mentre Revy estrasse una delle sue cutlass premendogliela sulla tempia. -Vuoi proprio morire, stupido colletto bianco!-
    -Il punto,- continuò Rock senza badare alle minacce della pistolera, che solitamente per lui andavano sempre a vuoto -è che se si dovesse mettere male e ci dovessero scoprire, io non sarei in grado di supportare Revy in uno scontro a fuoco.-
    Il cuore della pistolera mancò un colpo, quello stupido idiota di un piscina-sotto si stava preoccupando per lei, la grande Two Hands, una delle donne più pericolose di tutta Roanapur. Nessuno si era mai preoccupato per lei, nemmeno Dutch. Beh sì, lui sì, ma solo ai fini del lavoro e dei suoi interessi, com'era giusto, d'altronde. Con un grugnito infastidito rinfoderò la pistola e si sedette accavallando le gambe ed incrociò le braccia sul petto distogliendo lo sguardo da lui. -Bella fiducia hai nella tua partner.- si lamentò offesa, ma non poi così tanto.
    La russa scoppiò in una sonora risata -Visto compagno sergente? Che ti dicevo?- rivolgendosi all’uomo che non se ne era mai andato, rimanendo in disparte. -Litigano già come due vecchi sposini e si preoccupano pure l’uno per l’altra. Voi due siete perfetti per questo incarico e non accetterò un “no” come risposta.- conclude portandosi il sigaro alla bocca.
    Revy si voltò verso di lei con lo sguardo di traverso e seria in volto -Spero che questa non sia una minaccia, Balalaika.-
    -Calmati Two Hands, dovresti prendere come un complimento il fatto che riponga tanta fiducia in voi! Non credi? E poi Dutch è d'accordo, anche se ha lasciato a voi l’ultima parola.-
    Revy sogghignò -E dimmi sorellona, quanto ci pagheresti?-
    -50 mila.-
    La pistolera fischiò in segno d’apprezzamento. -Ok ci stiamo!-
    Rock sospirò rassegnato. -Immaginavo l’avresti detto!-
    -Bene, allora siamo d'accordo!- sorrise la russa -Compagno sergente, accompagna Revy e Rock a prepararsi!-
    Boris si mise sull'attenti -Sì capitano!-
    -Prepararci? Aspetta, che vuoi dire?-
    -Immagino che essere sotto copertura sia come interpretare un ruolo in una recita, per tanto dovremmo cambiare modo di vestire, parlare e qualsiasi altra cosa ti venga in mente per interpretare la parte di una coppia di killer morti.- Rock si alzò dalla sedia sospirando per seguire il braccio destro di Balalaika, seguito poi da Revy.
    -Dutch ha fatto davvero un affare a prenderti con se Rock, di uomini svegli al mondo non ce ne sono mai abbastanza.- sogghignò divertita la russa.
    Il giapponese non sapeva mai se quella donna lo prendesse in giro o se lo lodasse sul serio … e non sapeva neanche che cosa potesse essere più spaventoso.
    -Comunque, Boris ti farà fare anche qualche tiro al poligono, tanto per prendere mano, in caso di necessità!- concluse la russa, ricevendo un cenno d’assenso dal fattorino.
    -Che palle! Sarà noioso da morire.- si lamentò la pistolera uscendo dall’ufficio.
    -Sarà pericoloso da morire, altro che noioso.- sospirò il colletto bianco.

    Dopo aver passato l’intera giornata a prepararsi e ad imparare tutto ciò che fosse possibile imparare su due killer morti, Rock e Revy erano finalmente arrivati nella suite prenotata a loro nome, cioè a nome Wong ed era giunto il momento di entrare nel vivo del lavoro sotto copertura …
    Non appena entrati in camera Rock, nei panni dell’elegante Yu Su Wong, pagò il cameriere e chiusa la porta e si rivolse alla dolce e pericolosa moglie, Mei Lin Wong, interpretata da una Revy come non si era mai vista prima, elegante, sensuale, raffinata -Che ne pensi? La stanza è di tuo gradimento, tesoro?-
    -Non male a prima vista!- era appena rientrata dal balcone.
    Rock sorrise -Non male, sostenne la signora mentre entrava passando accanto al fax, al mini bar e al cesto di frutta di benvenuto!- descrivendo le azioni della sua partner.
    Revy prese un chicco d’uva e si voltò verso il ragazzo portandoselo alla bocca, ma lui si era già girato senza degnarla di uno sguardo, come se la camera fosse più interessante di lei.
    -Questo è un modo perfetto per passare il fine settimana!- commentò lui guardandosi attorno.
    Balalaika le aveva detto … insomma, aveva detto ad entrambi, di comportarsi come degli sposini innamorati, tanto per non dare nell’occhio.

    -E cosa dovremmo fare mentre aspettiamo?- le chiese ad un tratto la pistolera.
    -Non sai, cosa fanno gli sposini innamorati per passare il tempo, Two Hands? Ricordati che siete sotto copertura e potreste essere sorvegliati già da subito!- le disse per tutta risposta la russa.
    -Litigano? Si tirano addosso cose? Divorziano?- provò a supporre ironicamente la ragazza prima di prendere un sorso di birra.
    -Fanno sesso!- la corresse la russa come se fosse ovvio.
    Revy per poco non si strozzò con la poca birra che le era rimasta in bocca, perché il resto l’aveva sputata tutta fuori. -COSA?!-

    Certo, potevano, anzi no, DOVEVANO, tranquillamente FINGERE, ma suo “marito” sembrava di più un bambino al parco giochi, mentre apriva un armadio che rivelava un televisore nascosto, che un uomo interessato alla moglie.
    -E vai!- rise eccitato -TV a schermo gigante!- prese un listino -200 canali, guarda qua XPO, XPN, il canale dei misteri, il canale dei grandi classici …- e come aveva previsto Rock, la situazione si stava facendo davvero pericolosa. Revy chiuse l’armadio e lo prese per mano trascinandolo verso il letto, in un modo talmente sensuale, senza staccargli gli occhi di dosso, così ipnotico che non riusciva a credere fosse possibile. Riuscì a malapena a schiarirsi la voce quando lei gli incrociò le mani dietro la nuca. -… ma forse non t’interessa guardare la TV!- quando parlò le parole gli uscirono così naturali, che si sorprese di non essersi reso conto di aver appoggiato le mani sui fianchi di lei.
    -In questo momento, mi interessa solo una cosa.-
    Si guardarono per un istante che sembrò eterno per poi lanciarsi all’unisono l’uno verso l’altra, in un bacio sfrenato ed appassionato, in un attimo il vestito di seta rosso di Revy era a terra come la giacca, il gilet, la cravatta e la camicia di Rock. In pochi e rapidi movimenti erano già sotto le lenzuola di raso, del letto matrimoniale e tenui scricchiolii ed ansimi carichi di passione e desiderio riempivano la stanza. Poco dopo un amplesso Revy prese un telecomando ed azionò lo stereo, ancora ansimante per lo sforzo.
    -Ci avranno creduto?- chiese a bassa voce a Rock, nudo, sopra di lei, avvolto nelle lenzuola.
    -Io sì!- gli rispose col fiatone tenendole sollevata la testa che usciva da un lato del letto.
    -Su questo non ne avevo dubbi!- gli disse in tutta risposta muovendo una gamba tra le sue.
    -Guarda che quello, era il mio ginocchio.- si sentì in obbligo di precisare lui.
    -Va bene, ma adesso basta, togliti.- gli ordinò.
    Rock si guardò l’orologio da polso con sguardo corrucciato -Ma sono passati appena 10 minuti, io ho una reputazione da difendere.-
    -Sì! Come no!- commentò lei scettica -E poi non siamo sicuri di essere già sotto sorveglianza.-
    -Il sospetto c’è lavorando sotto copertura. Ricordi cosa ha detto Balalaika?-
    -Ti stai lasciando prendere troppo la mano!-
    -Diamoci dentro ancora 40 minuti, per essere realistici!- continuò lui senza ascoltarla.
    -Decisamente. Troppo.- sorrise divertita. Sospirò -Realistici eh! Beh, in questo caso …- con un colpo di reni Revy capovolse la situazione e si portò sopra di lui. -Ora sto io sopra!-
    Lui le sorrise a sua vota scostandole e tenendole indietro i capelli sciolti che le ricadevano oltre le spalle. -Mi adatterò!-

    -Compagno sergente, cosa mi dici dei nostri due sposi morti? I corpi sono stati portati dal coroner?- Balalaika stava leggendo uno dei tanti rapporti che coprivano la scrivania, da lì a quattro giorni si sarebbe tenuta una riunione molto importante, che avrebbe visto protagonisti i più importanti ed influenti capi di Roanapur e i preparativi erano tutt’altro che a buon punto.
    -Sono appena arrivati. Entro 24 ore avremo qualche risultato.- le rispose l’uomo in piedi davanti alla scrivania.
    La russa sollevò gli occhi dalle carte, sollevò la cornetta e compose un numero -Sono Balalaika, mi è stato riferito che ha appena ricevuto i corpi e che alcuni risultati saranno pronti entro 24 ore, dico bene?-
    -Sì, Mrs. Balalaika.- rispose una vocina dall’altra parte del telefono.
    -Gliene do’ 12 di ore e non voglio qualche risultato, voglio tutto quello sia possibile trovare, non m’importa se deve rovesciare quelle sacche di carne come calzini 10 o 20 volte.-
    -Mmm-ma…-
    -O loro o lei. Sono stata chiara?-
    -Ma Mrs. Balalaika, anche se tutti sanno che parlo con i miei pazienti, sfortunatamente, sino ad ora, loro non si sono mai degnati di rispondermi!-
    -Allora li ascolti meglio!- senza aspettare la risposta riagganciò. -Boris provvedi a che il dottore abbia tutto ciò di qui necessita per finire nel tempo stabilito, dobbiamo aggiornare Revy e Rock al più presto su ulteriori dettagli personali riguardanti gli Wong… Oh! A proposito, come se la stanno cavando i nuovi sposini?-
    -Sarà fatto capitano!- rispose serio -Per quanto riguarda Rock e Revy li abbiamo tenuti d’occhio con i sensori termici e si sono ambientati in fretta, sono entrati subito nei panni dei coniugi Wong …- sorrise -Beh, si fa per dire, i vestiti li hanno tolti praticamente subito.-
    Balalaika scoppiò in una sonora risata. -Ah che bello essere giovani! Continui a tenerli d’occhio sergente!-
    Boris le fece il saluto militare -Signor sì, capitano!- e se ne andò.

    40 minuti dopo…
    Rock e Revy erano accoccolati l’uno accanto all’altra, lei si era messa la camicia in seta marrone del pigiama di Rock e teneva la testa sulla spalla di lui, mentre Rock la cingeva col braccio. La musica ancora in sottofondo.
    -Mmm … Sai che cosa mi ci vorrebbe adesso?!-
    Revy lo annusò senza preoccuparsi di nasconderlo -Sì! Una doccia!- gli rispose continuando ad giocherellare con le dita sul petto glabro di lui.
    -Era una proposta erotica?-
    -Lo sai che sono armata, vero?!-
    Rock si schiarì la voce -Veramente stavo pensando ad un bel massaggio sulla schiena!-
    Lei alzò leggermente la testa per guardarlo -Buona idea!- gli sorrise -Allora perché non ti giri, da bravo ragazzo!?-
    Rock si voltò a pancia sotto, mentre Revy gli si mise a cavalcioni sulla schiena e cominciò a massaggiarlo energicamente, ma con dolcezza.
    -Mmm- il ragazzo emise un suono gutturale di piacere. -Oh! Che meraviglia! Oh! Sì! Mmm … Non ti facevo così brava con queste cose! … E mia madre che pensava che tu non fossi alla mia altezza!- decise di stuzzicarla alla fine.
    Per tutta risposta lei gli sorrise e gli premette il nervo della bestemmia sulla clavicola.
    -Oh…-

    Intanto, nell’edificio dall’altra parte della strada altre persone, oltre alla squadra di sorveglianza russa, stavano osservando i movimenti dei killer Wong.
    -Cosa mi sono perso?- chiese un uomo dalla voce dolce e profonda entrando nella stanza.
    -Hanno fatto sesso!- rispose la donna sospirando davanti al monitor ad infrarossi.
    -Hanno avuto contatti con persone esterne?- posò le buste con gli hamburger e le bevande sul tavolo, prese il fucile di precisione e puntò il mirino sulla stanza, ma le finestre erano chiuse e le tende tirate, pertanto non si riusciva a vedere niente.
    -Solo fla di lolo … in continuazione.-
    -Ti sei eccitata?- le chiese sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul naso, lanciandole un sorriso malizioso.
    -Lotton, blutto coglione, vuoi molile? E poi non è questo il momento, stiamo lavolando.- sospirò esasperata dalla noia dell’appostamento.
    -Scus..-
    -Shhi. Aspetta. Stanno bussando alla polta.- si posizionò meglio le cuffie sulle orecchie per sentire meglio.

    -Chi è?- chiese Mei Lin.
    -Servizio in camera.- rispose un giovane uomo dall’altra parte della porta.

    -Selvizio in camela.- riferì al collega.

    Revy aprì la porta per far entrare il cameriere, in realtà un soldato di Balalaika.
    -Con i complimenti della direzione.- il cameriere entrò con un carello, con fiori, vino e alcuni vassoi coperti.
    Nel frattempo Rock si era alzato, aveva indossato una vestaglia e si stava dirigendo verso il cameriere, mentre Revy tirava gli oscuranti sulle tende.
    -Mi ha mandato Balalaika a ripulire la stanza dalle cimici e a piazzare le nostre, vuole parlarvi.- disse a voce bassa il soldato, passandogli un astuccio con dentro un piccolo auricolare.
    Revy si portò a fianco del marito -I fiori li metta laggù! Grazie.- disse al cameriere, mentre Rock, discretamente, le dava un auricolare.
    -Certo signora.- il cameriere prese il vaso di fiori dal carrello e lo andò a posare sul tavolo vicino al cesto di frutta di benvenuto, posizionandoli in modo tale che la piccola telecamera posta sul girasole potesse vedere tutta la stanza.
    -Garçon?- lo chiamò Mei Lin. -Vorremmo degli altri asciugamani!-
    -Senz’altro signora.- poi con un rilevatore cercò per la stanza le diverse cimici -Controllo che tutto sia in ordine.- per giustificare i sui movimenti ad eventuali ascoltatori. Arrivato al letto si rivolse al signor Wong. -Faccio venire la cameriera a rifare il letto, signore.-
    -Oh! Sarebbe del tutto inutile.- rispose voltandosi a guardare Revy sorridendo malizioso.
    -Può dare un’occhiata anche al minibar? Non vorremmo che finisse la riserva di energy drink!- chiese la donna.
    -Energy drink? Ma non la farà dormire, signora?!- rispose il cameriere.
    -Esatto!- ricambiando al marito lo stesso sorriso malizioso che aveva Rock un attimo prima.
    Esaminando il mobile del minibar le luci del rivelatore di cimici si illuminarono, allora il soldato prese uno dei vassoi coperti dal carrello portandosi verso il minibar, sollevò il coperchio -Vi prego di accettare questo assortimento di formaggi, con i complimenti della direzione!- e posò il coperchio sopra una penna dove vi era nascosta la cimice, impedendo così agli indesiderati ascoltatori di sentire.

    -Che succede?- chiese l’uomo col fucile alla sua partner che aveva assunto un’espressione corrucciata.
    -Il cameliele ha messo qualcosa sul miclofono. Che palle.- si lamentò la donna.
    -Sai che cosa vuol dire?-
    -Che siamo nella melda!-
    -No, Shenhua! Che dovrai travestirti da cameriera!- esclamò aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso.

    -Se bisbigliate va bene!- li informò il soldato.
    -Tutto bene Rock?- chiese Boris da una stanza per le comunicazioni con un grande schermo che riportava le riprese della stanza dove si trovavano i due fattorini sotto copertura.
    -Beh! Sì! Il lavoro è duro, perché me lo chiede sergente?- domandò mentre cercava di aprire una bottiglia di champagne.
    -Noi vi vediamo, Rock!- Balalaika espirò una boccata di fumo tenendosi il sigaro tra le dita -Fin troppo!-
    Il tappo della bottiglia di champagne esplose e solo allora, Rock si rese conto di avere la vestaglia aperta e di essere solo in boxer, neri, attillati, che non lasciavano molto spazio all’immaginazione. -Ah!- si scostò un lembo della vestaglia per coprirsi -Mi scusi! Capita!-
    -Rock, Revy che cosa combinate? Siete due killer professionisti, non siete in gita nel regno di playboy.- li rimproverò la russa.- prendendo un’altra boccata di fumo.
    -È stata un’idea di Revy!- si giustificò subito Rock.
    La ragazza non perse tempo a dargli un pugno sul braccio, prendendo il nervo.
    -Ohi!-
    -Sei tu che ti sei immedesimato troppo in James Bond! E poi Balalaika si era raccomandata di fare le cose per bene.- poi si rivolse alla microcamera nel girasole. -Giusto sorellona?!-
    La donna si lasciò sfuggire un sorriso. -Va bene! Ma cercate di rimanere concentrati.-
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    Rock e Revy si voltarono verso il telefono sul comodino sulla parte destra del letto.
    -Il telefono!- Rock esplicando l’ovvio.
    -Fa rispondere Revy.- ordinò Balalaika.
    -Occhini belli, pensi di poter rispondere al telefono mentre io verso dello champagne?!- prendendo due bicchieri.
    Lei gli sorrise e si diresse al comodino, mentre lui poggiava i bicchieri sul tavolino basso davanti al divano e versava da bere.
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    -Sì?- rispose Revy.
    -C’è un cellulare nella Bibbia, nel cassetto!- una voce di uomo le parlò dall’altra parte della cornetta.
    Revy aprì il cassetto, estrasse la Bibbia e la sfogliò. Vi era uno spazio dentro le pagine, dove vi era collocato un telefono portatile. -Preso.-
    -Tenetelo sempre con voi! Avete un tavolo riservato per voi al ristorante per le nove. Non fate tardi.- e riagganciò.
    Revy ripose il telefono sulla cornetta e si voltò verso Rock. -Era il portiere,- ma era chiaro che fosse il contatto dei killer morti -siamo riusciti ad ottenere un tavolo per la cena. Amore.- si avvicinò a lui e prese il bicchiere che le stava porgendo. -Questa sera, cercherò di farmi bella per te.- e fecero tintinnare i bicchieri, prima che Revy si diresse verso la cabina armadio.
    Rock lanciò uno sguardo compiaciuto al soldato che era rimasto nella stanza per finire di controllare la possibile presenza di altre cimici, mentre questi alzava gli occhi al cielo, come per dire “Ma in che mani siamo capitati?!”

    Balalaika con un gesto della mano fece interrompere il collegamento audio.
    -Non era il portiere, era il loro contatto.- disse a Boris.
    -Ha fatto presto!- commentò il sergente. -Ah! Capitano, per quanto riguarda Rock e Revy, non crede di aver esagerato?-
    La russa sorrise. -Andiamo sergente, io l’ho fatto per loro, per alleviare la loro tensione! E poi non sembra che fossero dispiaciuti.-
    Anche Boris sorrise. -No! Assolutamente.-

    -Muovi il culo. Andiamo a vestilci pel la cena.- Shenhua si tolse le cuffie ed andò a cambiarsi seguita subito da Lotton.
    -Arrivo.- mettendosi l’ultimo boccone di panino in bocca.

    Un paio d’ore più tardi i signori Wong erano al loro tavolo al ristorante dell’albergo a sorseggiarsi un cocktail tipico del locale, il Re dei Mari, servito con un gamberetto a guarnire il bicchiere. Aspettando di gustarsi una prelibata cenetta a base di pesce e crostacei.
    -Ragazzi, tenete gli occhi aperti.- si raccomandò la russa attraverso l’auricolare.
    -C’è della bella gente qui!- esclamò Rock.
    -Soprattutto tu Mr. Bond!- lo incalzò il suo datore di lavoro.
    Rock si voltò verso Revy, inquadrandola con la microtelecamera sugli occhiali da vista. -Vedi qualcuno che conosci, occhioni belli?-
    -Non ancora, ma la notte è ancora giovane! Bel culetto!-

    -Ivan! Identifica tutti quelli che sono in sala.- ordinò Balalaika mentre si connetteva all’auricolare del sergente Boris, trasmettendo la conversazione anche a Rock e Revy.
    -Sì, capitano! Scarico le foto nel computer e avvio il riconoscimento facciale.-
    -Boris! Il dottore ha novità per noi?- chiese attraverso l’apparecchio.
    -Sì, glielo passo.-
    -P-pronto?-
    -Oh! Dottore! Mi dica.-
    -Ho il resoconto del contenuto degli stomaci e degli intestini delle vittime … se il signor Wong fosse ancora vivo gli suggerirei una dieta più ricca di fibre! Il suo colon era intasato di materiale fecale.-
    “Fantastico!” pensò Rock mentre si stava per gustare un succulento gamberone “Ecco come togliere l’appetito ad un uomo!”
    Revy sorrise divertita dall’espressione del suo partner, visibilmente disgustato.
    -Che dici tesoro!? Dovrei prendere un’insalata?-
    -Ormai ci stanno servendo! Non fare il bambino. Buon appetito, tesoro.-

    -Aspetti un attimo dottore. Nikolay, rapporto!- Balalaika si mise in contatto col soldato infiltrato come cameriere.
    -Sono vicino al bar e controllo l’entrata del ristorante, capitano! Non ho visto niente di … oh no!-
    -Cosa c’è?-
    -Shenhua, la donna agli ordini di Mr. Chang e un uomo con gli occhiali da sole sono appena entrati.-

    -Buona sera! Tavolo per due?- domandò un cameriere alla donna orientale appena entrata nel locale.
    -Sì, glazie.- gli sorrise Shenhua.

    -Bloccali Nikolay, se facessero saltare la copertura di Revy e Rock saremmo nei casini.- ordinò la russa mantenendo la calma.
    -Agl’ordini capitano.-
    Nikolay si avvicinò al cameriere che stava per accompagnare la coppia al loro tavolo. -Aspetta, dei signori mi occupo io.- esordì con un tono che non ammetteva repliche, facendo schizzare via il cameriere come un razzo.
    -Che succede? Sei in celca di logne?- chiese Shenhua capendo subito che quello che aveva davanti non era un semplice cameriere.
    -Spero che lor signori desiderino cambiare locale! Purtroppo non ci sono tavoli liberi.-
    -Vollà dile che aspettelemo al bal fino a quando non se ne libelelà uno.-
    -No, non credo.- il soldato fece scivolare fuori dalla manica un coltello da lancio, come ulteriore riprova che non era il caso che i due si fermassero lì per la cena. -Vi prego gentilmente di uscire, senza creare scompiglio. Grazie.-
    Shenhua sorrise. -Ma tu sei da solo e noi siamo in due. Non cledi di essele in svantaggio?-
    Il soldato sorrise ed abbassò gli occhi sul petto della donna. Questa seguì il suo sguardo e notò tre puntatori laser sul suo vestito bianco.
    -No, non credo.- le rispose Nikolay.
    Impettita e furente Shenhua girò i tacchi e si diresse verso l’uscita del ristorante. -Andiamocene Lotton.- e questi la seguì come un cagnolino.
    -Ottimo lavoro.- si complimentò Balalaika
    -Grazie capitano. Torno in postazione.-

    Intanto al tavolo degli Wong era arrivata la seconda portata. Revy aveva ordinato una frittura mista, mentre Rock aveva davanti un enorme astice che aspettava solo di essere spolpato dalla sua tenera, dolciastra, bianca e succulenta polpa.
    -Fantastico!- esclamò Rock guardandola.
    -Deve essere buona! Me ne fai assaggiare un po’ … tesoro!?- gli chiese Revy ricordandosi di non lasciare la parte.
    -Ma certamente. Considerando che l’aragosta è uno dei crostacei più afrodisiaci, non ti direi mai di no!- le rispose lanciandole uno sguardo malizioso -Spero solo che il cameriere abbia rifornito il minibar di energy drink!- disse fra se iniziando ad aprire il corpo dell’astice.

    -Vada avanti dottore.- disse Balalaika.
    -Sì! Aaah dunque, i calli sulla mano del signor Wong mi fanno pensare che fosse mancino.-
    -Cambia mano Rock.- ordinò la russa.
    Rock sospirò silenziosamente e prese la pinza per rompere il guscio l’astice con l’altra mano, risultando poi alquanto ridicolo mentre apriva il crostaceo.
    Revy sorrise ancora, non si era mai divertita tanto a vedere il suo partner in difficoltà. -Bella serata, eh!- gongolò la ragazza accarezzandogli una mano.
    -Sì!- sorrise Rock a sua volta, ma più irritato che divertito, ma come le aveva chiesto prima Revy le porse una porzione di polpa dell’astice sul piatto. -Una cenetta intima, solo noi sette! Oppure c’è anche qualcun altro che non si è ancora verbalmente unito a noi!?-
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    Il cellulare che avevano trovato nella Bibbia squillò e Revy lo prese dalla borsetta. -È il nostro amico!- esclamò mostrando lo schermo del cellulare, col numero appena apparso, nella microcamera degli occhiali di Rock.
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN

    -Voglio quel numero.- esordì Balalaika a Ivan che aveva già fatto un fermo immagine dello schermo del cellulare.
    -Eccolo, avvio le procedure di ricerca della fonte.- Ivan iniziò a digitare sulla tastiera del computer.

    Revy rispose.
    -Grazie di aver chiamato, ci stavamo annoiando.- rispose quasi scocciata per la lunga attesa.
    -Vi farà piacere vedere in faccia chi vi è stato descritto.- continuò lui senza scomporsi.
    -È qui?- chiese lei guardandosi intorno con discrezione.
    -Non lo vedete?- chiese l’uomo sospettoso.
    -Con calma! Ho alle spalle più di venti ore di aereo.- si giustificò infastidita Revy. -E il ristorante è strapieno. Lo troveremo!- riprendendo la calma.

    Ivan intanto stava freneticamente cercando la fonte di provenienza del segnale di chiamata.
    -Allora, Ivan.-
    -Chiama da un telefono pubblico, cerco l’indirizzo.-

    -Non sapevamo che il nostro obbiettivo fosse circondato da così tanti gangster! Ci sono minimo due armi per uomo. È troppo pericoloso qui, per i soldi che ci date.- esordì Revy attingendo a tutto il suo spirito di mercenaria professionista.
    -Mantenete l’impegno, poi ne riparliamo.-
    Revy sorrise. -Ne riparliamo!? Non ci credo.-

    -Trovato! Chiama da un telefono all’interno del ristorante.- li informò Ivan.

    -Revy. Nikolay.- Balalaika ordinò di muoversi.
    -Sto andando!- rispose il soldato.
    Rock prese il cellulare dalle mani di Revy permettendole così di alzarsi ed andare verso i telefoni pubblici del locale. -Buona sera, sono Yu Su Wong, e non mi piace essere preso in giro, e tanto meno mi piace quando qualcuno prende in giro mia moglie.- disse con tono tranquillo, ma fermo e deciso.
    -Per quanto riguarda il vostro compenso, come stavo dicendo alla sua signora, ne parlerò col mio capo.-
    -D’accordo. Allora aspetteremo che lei ci …-
    CLUCH
    -Ha attaccato!- esclamò rivolto a Balalaika.
    Quando Revy ed Nikolay arrivarono nel posto segnalato da Ivan non trovarono nessuno, il bastardo se n’era già andato.

    -Sarà uscito dalle cucine.- ipotizzò Revy tornando al tavolo. -Non l’ho proprio visto! Cosa vuoi che facciamo Balalaika?- chiese al suo datore di lavoro tramite l’auricolare.
    -Voglio che torniate in camera e che manteniate la copertura.- rispose la donna irritata per l’esito della cena.
    -Tutta la notte?- si intromise ironico Rock.
    -Parlo arabo per caso japonski?- continuò scontrosa la russa terminando la conversazione.
    Revy allungò una mano per accarezzargli il viso. -Hai paura che ti morda, Rock?-
    -Il mio nome Yu Su, Mei Lin.- le prese la mano le diede un leggero bacio sul dorso.

    -Ci sono novità?- s’informò la russa, rivolta al suo esperto d’informatica.
    -Ho una notizia certa e un dubbio.-
    -Ivan.- lo fulminò con uno sguardo.
    -Quella certa, ho una foto dell’obbiettivo che Revy e Rock devono uccidere.-
    -Ma?- gli chiese anticipando il suo sottoposto.
    -Ma devo capire quale, fra queste 54 foto, è quella giusta!- esclamò facendo scorre le foto dei commensali sullo schermo.
    -Beh! Almeno non siete voi il bersaglio, capitano!- sospirò sollevato il sergente Boris avendo ascoltato l’ultima parte della conversazione dopo essere tornato alla base. Balalaika congedò Ivan con un cenno del capo e questi se ne andò.
    -Io non ne sarei poi così certa!-
    -P-per qual motivo?- chiese confuso Boris.
    -Stava facendo un test, per vedere se erano davvero loro gli Wong.-
    -Eh! Quindi sono stati scoperti?-
    -No! Non ne siamo certi sergente.-
    -Mmm … è davvero una brutta situazione!-
    -Già!- Balalaika si accese un sigaro per rilassarsi un po’.
    -È come il paradosso del gatto di Schrödinger. Il gatto dentro la scatola sarà sia vivo, che morto, fino a quando qualcuno non aprirà il coperchio. Così come la loro copertura, fino a che gli altri non faranno una qualsiasi mossa, non sapremo se sia saltata o meno.-
    Balalaika espirò una boccata di fumo e si rilassò sullo schienale della sua poltrona. -Esatto sergente. Esatto. Comunque, in questo momento Ivan sta confrontando le foto di chi ha prenotato al ristorante e i relativi nomi con tutte le informazioni che sarà in grado di recuperare.-
    -Capitano, ma allora c’è anche la possibilità che l’obbiettivo da colpire non siano i capi delle fazioni di Roanapur che si riuniranno all’hotel, ma che sia qualcun altro!?-
    -Revy gli ha detto che non sapeva che avrebbe dovuto agire circondata da mafiosi.-
    -E lui non si è sorpreso?-
    -No.- rispose cupa la donna.

    Ormai era notte fonda e nella camera dell’hotel, Yu Su e Mei Lin, dormivano profondamente, molto profondamente.
    Mentre, nella camera dell’hotel, dall’altra parte della strada, stava rientrando Shenhua portando dei caffè .
    -Russano come dei marinai ubriachi!- esclamò Lotton sentendola rientrare.
    -Spelo che qualcuno li contatti plesto. Non ne posso più di stale qui a non fale niente.- si lamentò lei sedendosi accanto al partner.
    -Ho visto la registrazione di quello che hanno fatto oggi pomeriggio, quella ragazza non è niente male! Quei due sì, che sanno come godersi la vita!-
    -Oh!- sogghignò la ragazza -Non ti facevo così spolcaccione Lotton!-
    -Shenhua, non credi che potremmo…-
    -Scoldatelo. Stiamo lavolando … ma, se falai il blavo, quando avlemo finito, folse …- gli porse il caffè con sguardo lascivo.

    In camera da letto, la situazione stava diventando insostenibile. A dir la verità sarebbe stato quasi comico, se il giorno dopo non avessero dovuto lavorare, ma Revy stava russando in una maniera assurda.
    -Impressionante!- la guardò Rock allibito e affascinato, mentre dormiva accanto a lui. -Revy? Revy?- bisbigliò il suo nome per tentare di svegliarla ed interrompere il suo russare, ma poi optò per i classici versi -Schhhi tch tch tch.- riscontrando un notevole successo … che durò circa 3 secondi.
    -Oh basta!- si coprì la testa col cuscino -Mi stai uccidendo!- sospirò esasperato, si avvicinò un po’ di più a lei e decise di provare il tutto per tutto -Mei Lin.- esclamò in tono alto e deciso.
    -Che c’è?!- spaventata, di scatto, Revy, in uno stato di dormiveglia, più dormi che veglia, si voltò verso di lui premendogli una delle sue cutlass sulla guancia.
    Rock rimase paralizzato, con una piccola pressione del dito sul grilletto, la ragazza, avrebbe decorato la testiera del letto con il suo cervello spappolato. -Niente, avevo sentito un rumore!-
    -Mmm…- mugugnò voltandosi dall’altra parte rimettendo la pistola sotto il cuscino -Non l’ho sentito!- poi si avvicinò a Rock accoccolandosi accanto a lui.
    -Ragazzaccia!- sussurrò tra sé e sé cingendola con un braccio.
    -Questo l’ho sentito!- rispose lei sogghignando. -Bel culetto!-

    -Capo!?- Boris comparve dalla porta aperta dell’ufficio della russa -Sono pronti.- Il sergente le consegnò una piccola scatola, Balalaika la aprì e ne esaminò il contenuto. Dentro c’erano degli occhiali da sole con doppie lenti sovrapponibili.
    -Ottimo!- la donna riconsegnò la scatola al compagno -Fa in modo che Nikolay la consegni ai ragazzi.-
    Il sergente le vece un segno d’assenso, prese la scatola e se ne andò. Quando Balalaika rimase sola prese il telefono -Ivan contatta Rock e Revy e passameli sullo schermo qui in ufficio.-
    -Sì capitano.-
    Un attimo dopo, sullo schermo del computer nell’ufficio del capo dell’Hotel Moscow si vedeva la stanza da letto in cui i due fattorini svolgevano il loro lavoro sotto copertura.
    -Rock! Rock! Ehi japonsky!- lo chiamò forte la russa, ma niente.
    Il ragazzo era steso di traverso sul letto, che se la dormiva beato.
    -Diavolo, quello non lo svegliano neanche con un petardo nel culo.-
    -Beh! Bisognerebbe provare, sorellona!-
    -Oh! Sei sveglia Revy!?- Balalaika allungò una mano alla scatola di sigari, ne prese uno, con la ghigliottina a mano gli tagliò la punta della testa e poi lo accese inspirando una rilassante boccata di fumo.
    -Già!- si alzò dalla sedia accanto al vaso di fiori dove era situata la telecamera e comparve all’interno dello schermo della donna. -Sono sveglia dalle 6.00. Lui russa.- spiegò rimanendo a fissare il suo partner che dormiva di gusto.
    Balalaika sorrise. -Tra poco arriverà Nikolay e ti consegnerà una scatola. Dentro troverai degli occhiali da sole con doppie lenti, ti serviranno per individuare possibili, occhi indiscreti.-
    -Sembrano una figata! Me li porterà con la colazione spero. Sto morendo di fame!-
    -Sveglia anche Rock.- le ordinò la russa, ignorandola e chiudendo la conversazione.

    -Ah!- Revy sorrise divertita -Con piacere!- prese una bottiglietta d’acqua fresca dal mini bar e si diresse verso il suo bell’addormentato.
    -Yu Su-u!- cantilenò il nome del marito, aprì il tappo e mentre continuava a parlare gliela rovesciò in faccia -Svegliati, mio piccolo panda dormiglione!?-
    Rock si svegliò urlando alzandosi in piedi sul letto alla velocità di un razzo. -Aaah! Fermi dove siete, fermi!-
    -Oh!- lo prese in giro fingendosi colpita -Vacci piano drago, rischi di spaventare tutti i cattivi così!- e andò a sedendosi sul divano ridendo divertita.

    Dopo aver concluso la conversazione con Two Hands, Balalaika si alzò dalla scrivania, uscì dall’ufficio e scese nel seminterrato, che per l’occasione, era stato adibito, da sala “interrogatori”, a sala autopsie. Tanto alla fine le persone uscivano da lì sempre in un sacco nero. Trasferendovi poi, i corpi dei killer cinesi ed il dottore che si occupava di loro.
    “Per averli tutti a portata di mano.” aveva detto Balalaika, senza curarsi dei nervi del dottore che ormai erano tesi come corde di violino, passi per i suoi sottoposti, ma quando la donna gli compariva alle spalle senza preavviso rischiava l’infarto.
    -Buon giorno dottore.-
    -M-Mrs Balalaika…-
    -Che mi dice dei nostri assassini!?-
    -Oh ecco, allora...- si schiarì la voce avvicinandosi ai tavoli metallici dove erano posti i corpi -…al signor Wong hanno tolto l’appendice, la signora invece, si è fratturata il polso sinistro da bambina. Oltre a questo, ho trovato dei segni piuttosto curiosi!- continuò il dottore infilandosi i guanti chirurgici.
    -Segni?- domandò la donna -Erano assassini, qualche ferita è normale.- decise in fine.
    -No signora, a dir la verità il termine più appropriato sarebbe tatuaggi. Sono quasi impercettibili ad occhio nudo.- prese una lente luminosa, e sollevando la mano dell’uomo, la pose sopra il segno -All’interno del quarto dito delle loro mani sinistre.- le fece notare.
    -Un otto!?-
    -Oppure, il segno dell’infinito!- ipotizzò il dottore.
    -Forse il segno di una particolare gang di stupidi idioti che arrivano a casa d’altri credendo di poter fare quello che vogliano!-
    -Sugli anulari, il segno dell’infinito, può anche significare amore eterno! ... Se, se me lo permette, vorrei dare un’altra occhiata con i raggi x, per vedere di non aver trascurato niente.-
    -Sì, lo faccia! Faccia tutto ciò che vuole. Purché lo faccia il più in fretta possibile.- e se ne andò di gran carriera.

    Intanto nella stanza d’albergo i falsi coniugi Wong stavano facendo colazione. O meglio. Rock stava facendo colazione, mentre Revy stava osservando fuori con i suoi nuovi occhiali da sole.
    -Dobbiamo assolutamente andare da un dottore, occhioni belli!- le disse lui seduto al tavolo mentre addentava una fetta di pane tostato e marmellata.
    -Perché?- gli chiese lei scostandosi dalla porta finestra che dava sulla terrazza e andandosi a sedere a tavola con lui.
    -Russi come un marinaio ubriaco con l’enfisema!- esclamò bevendo poi un sorso di caffè.
    Revy sorrise, prese le doppie lenti e le inserì sopra le altre -Il bue che dice cornuto all’asino!- si rimise gli occhiali e guardò fuori dalla finestra e se li tolse voltandosi nuovamente verso Rock sospirando -Vorrei sentire un po’ di musica, qualcosa con molto ritmo, tesoro.- gli chiese lei facendogli capire che non era una richiesta frivola.
    -Certo!- posò la tazza e prese il telecomando dello stereo e quando lo accese una calda musica blues remixata da un tizio spastico, ricca di bassi e suoni computerizzati inondò la stanza
    -Che cosa vedi?-
    -Gente molto curiosa!- individuando un punto luminoso nell’edificio dall’altra parte della strada due piani più su del loro.

    -Ultimo piano, edificio di fronte, un laser sta puntando sulla nostra stanza.- Revy comunicò la posizione di chi li stava spiando.
    -Ivan, recupera la planimetria dell’edificio.- ordinò la donna.
    -Subito.- l’uomo velocemente riuscì ad accedere ai disegni che gli erano stati richiesti e li trasferì sullo schermo grande evidenziando in rosso l’area interessata.
    -Occhiali da sole che distinguono differenti spettri di luce!- Boris sorrise -È stata un’idea geniale capitano.-
    -Ragazzi distraeteli per un po’!- ordinò la russa.
    -Ci inventeremo qualcosa sorellona!-
    -Andiamo sergente!-

    Nel frattempo, i falsi coniugi Wong si erano, come dire, ingegnati e stavano attirando l’attenzione dei curiosi su di loro.
    L’interno dell’appartamento di fronte al loro era riempito da ansimi e gemiti di piacere, mentre con un binocolo, Lotton “The Wizard” tentava di vedere oltre le tende.
    -Dovrò farmi una doccia fredda dopo!-
    -È davvelo una cosa livoltante!- lo guardò schifata Shenhua, spostando lo sguardo dal suo partner allo schermo che trasmetteva le immagini ad infrarossi dei due amanti che si stavano divertendo a più non posso. -Dammi quel binocolo!- sospirò e glielo strappò di mano ansiosa di cercare di vedere più da vicino le performance della focosa coppia.

    In realtà, nella stanza degli Wong, Rock stava solo facendo delle innocue flessioni sul letto, mentre Revy era sdraiata sotto di lui fingendo di gemere ogni volta che il ragazzo si piegava verso di lei.
    -Non so per quanto … resisterò ancora!- le sussurrò sotto sforzo.
    -96, 97, 98 …- gli rispose di rimando. “Però, è davvero resistente!”

    Nello stesso momento Boris e una piccola squadra formata da altri due compagni soldati si posizionarono davanti alla porta dei più che sospetti guardoni.
    -Ragazzi, siamo in posizione, cercate di distrarli.- disse il sergente all’auricolare collegato a Rock e Revy.

    Al segnale del russo, i due fattorini cominciarono a rendere il loro amplesso più intenso e frenetico tenendo Lotton e Shenhua incollati allo schermo ad infrarossi.
    -Potrei vendere bene questo filmato su internet!- propose Lotton ammirato dalla Wong-performance.
    -Sono dei selial killel Lotton, non ti consiglio di fallo!-

    Bastò un accenno del sergente, che lui e i suoi compagni si fiondarono all’interno della stanza ad armi spianate, stavano per fare fuoco quando, avendo capito chi fossero fermò i suoi uomini con un cenno del braccio senza però abbassare l’arma.
    -Shenhua!?-
    -Selgente Bolis!? Qual buon vento?- domandò la donna, in guardia, con i lunghi coltelli nepalesi kukri in mano.
    -Stavo per farti la stessa domanda?-

    Dopo lo shock della sorpresa iniziale, Boris si mise in contatto con Balalaika, persino per l’Hotel Moscow era rischioso far fuori qualcuno della Triade cinese senza conseguenze devastanti per l’equilibrio di Roanapur. La donna decise, per quanto la cosa la disgustasse, di chiamare Mr. Chang, per un doveroso confronto quanto meno civile, prima di passare alla modalità sterminio totale.
    Il capo della Triade acconsentì all’incontro, chiamando poi i suoi uomini con l’ordine di seguire il sergente.

    -Celto che quella tloietta è davvelo blava, pel non pallale del suo amichetto.-
    -Già sono davvero in gamba!- concordò Lotton con la sua partner aggiustandosi gli occhiali.
    -Tutta fortuna.- rispose non curante Ivan mentre digitava sulla tastiera del computer. -È stato il laser che tenevate puntato sulla camera, a tradirvi.-
    -Pallavamo di come quei due fattolini di melda fingono di essele la coppia di assassini.-
    -Davvero molto convincenti.- continuò Lotton.
    -Io non accettelei mai un coinvolgimento così intimo pel un lavolo, neanche se pagato fiol fiol di quatlini!-
    -Stavano fingendo.- continuò Ivan senza badare loro più di tanto.
    -Io capisco quando fingono, quando fanno l’amore.- disse Lotton con aria da grande esperto.
    A Shenhua scappò una risata -Sì celto!- ed a Lotton per poco non caddero gli occhiali dal naso.

    In tanto, nell’ufficio di Balalaika, mentre attendevano l’arrivo di Mr. Chang, lei e Boris si confrontavano sul dà farsi.
    -Dannazione sergente, non ho proprio voglia di condividere informazioni con quel muso giallo, piuttosto mi farei sparare in bocca.- disse sospirando e trattenendo tra i denti uno dei suoi soliti sigari.
    -Loro comunque sapevano che i due killer avrebbero colpito durante la riunione dei capi di Roanapur!-
    -Quindi Chang è già coinvolto- sospirò -e piuttosto di averlo tra i piedi è meglio sapere cosa fa e farà!- concluse.
    -Credo sia l’opzione migliore.-
    -Sì! Anch’io!- un altro sospirò frustrato e uno sbuffo di fumo uscì dalle labbra della donna.

    Mr. Chang entrò di gran carriera nella sezione informatica dell’Hotel Moscow dove erano ospitati i suoi uomini. Avvisata dell’arrivo dell’uomo, Balalaika si diresse da lui con passo marziale.
    -Possiamo andale ola?- domandò Shenhua vedendo entrambi i boss più potenti della città davanti a lei.
    -Non ancora!- esclamò Mr. Chang. -Che cosa ci fate voi al Berckley, Balalaika?-
    -Il nostro lavoro.- gli ringhiò contro lei.
    -Sì? Mettendo a repentaglio la nostra operazione, la sicurezza di noi tutti e l’equilibrio di Roanapur?-
    -Siete stati fortunati che non li abbiamo fatti saltare in aria.-
    -Quell’area non era di vostra competenza!- insistette Chang.
    -Nel mio ufficio. Ora!-
    Balalaika era in testa e si dirigeva a passo pesante verso il proprio ufficio, Mr. Chang la seguiva altrettanto energicamente. Una volta dentro, la donna chiuse la porta con tanta veemenza da farla uscire quasi dai cardini.
    -Allora, Balalaika…- cominciò Chang riacquistando la calma -Come sistemiamo la faccenda senza far scoppiare una guerra tra le nostre organizzazioni?-
    La russa lo squadrò per un attimo. -Come se non avessi già un’idea tua su come procedere!- lo incalzò superandolo e andandosi a sedere alla sua scrivania.
    -Volevo solo fare il gentiluomo!- si giustificò lui accomodandosi davanti a lei.
    -Allora,- propose lei -potremmo unire le forze. Per questa volta.-
    -Oh! Vedo che anche tu avevi già una tua idea su come procedere!- la canzonò il capo della Triade.
    Balalaika rimase impassibile. Un monolite di silenzio e disapprovazione.
    -Con te non si può mai scherzare!- sospirò tra sé -Chi dirige?- le chiese poi tornando serio.
    -La mia squadra è già sul posto!-
    -Avete scoperto il mandante?-
    -Non ancora!-
    -Noi avremo il controllo operativo?-
    Balalaika annuì -Solo con la nostra stretta collaborazione e in più ti lascerò il piacere di infilare una pallottola in fronte al bastardo che sta giocando con noi!-
    Mr. Chang le sorrise compiaciuto -Affare fatto!-

    Mentre i grandi boss discutevano gli ultimi dettagli sul da farsi e Shenhua e Lotton erano stati mandati al Berckley sotto copertura come camerieri; Ivan stava finendo di identificare le persone presenti la sera prima al ristorante dell’hotel.
    -Ivan come andiamo?- chiese Boris entrando nella stanza informatica.
    -Sergente! Ho appena finito di passare al setaccio la vita di tutte le persone presenti ieri sera a cena.-
    -Ottimo lavoro, inviami i dati.-
    -Sissignore. Eh! Sergente!? Controllo anche il personale del ristorante?-
    -Due killer e tante storie per uccidere un cameriere!?-
    -Volevo solo essere preciso!-
    -No, aspetta, giusto Ivan! Buon istinto, controllali.-
    -Sergente! Sergente!- il dottore entrò nella stanza con l’espressione di chi aveva nuove informazioni da riferire.
    -Cosa c’è?-
    -Guardi!- gli porse un foglio.
    -Che cos’è?-
    -L’esame del sangue di Mei Lin Wong.-
    Boris guardò di nuovo il foglio senza capire -E allora?-
    -Ci sono elevati livelli di gonadotropina corionica umana.-
    -E quindi?- gli domandò un ancora più confuso Boris.
    -Era incinta!- esclamò il dottore.
    -Incinta?- ripeté incredulo Ivan, non certo di non aver capito bene.
    -Chi è incinta?- chiese Balalaika entrando nella stanza.
    -Revy!- rispose Boris -O meglio, Mei Lin Wong.-

    Intanto nella stanza degli Wong, Shenhua, nei panni di una cameriera, stava rifacendo il letto dando le spalle a Rock, seduto sul divano, che era rimasto incantato … dall’accuratezza della ragazza taiwanese.
    -Ti piace il panolama, Lock!- gli chiese alzandosi e voltandosi verso di lui, beccato a guardarle il sedere. -La stanza è pulita lestano solo le nostle cimici. Non ci ascolta nessuno.-
    Rock le sorrise con un’espressione ebete. -Sì!- si chiarì la voce e si alzò -Quindi, eri tu, quella che, ci spiava?-
    -Esatto!- un sorrisetto malizioso le comparve in volto mentre gli si avvicinava. -Quando tutto salà finito, andlemo a plendelci un dlink!-
    -A-ahm …-
    -Sono incinta Rock!- annunciò Revy tornando dal bagno, chiudendo la conversazione al cellulare e impedendogli di fare una cazzata. -Giù le mani liso flitto!- concluse poi rivolgendosi a Shenhua.
    -Non chiamalmi così blutta tloietta, altlimenti io affettelò tue chiappe.- l’avvertì girandosi verso di lei per poi tornare a rivolgersi a Rock facendogli un occhiolino complice. -Salà meglio limandale!- e se ne andò.
    Revy si avvicinò al partner con fare soddisfatto. -Prego figurati!-
    -Ti sembrano cose da dire?-
    -Tanto non era il tuo tipo!-
    -Non per quello! Mi è preso un colpo quando hai detto di essere incinta! Per un istante c’ho pure creduto … considerando che non abbiamo mai, mai…-
    -Fatto sesso?!-
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    Il cellulare che avevano trovato all’interno della Bibbia squillò.
    -L’amore! Oppure, consumato, se preferisci! La parola “sesso” è così, priva di sentimento, non mi piace.- le rese noto.
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    Revy lo prese e controllò il display. -È senz’altro lui! Ma non compare il numero.-
    DRIIIN … DRIIIN … DRIIIN
    Rock le si affiancò e le prese il cellulare di mano e rispose. -Sì, mi dica.-
    -Ho l’ordine di negoziare un prezzo commisurato al rischio.-

    -Sto ascoltando!- lo incitò Rock.
    -Non per telefono. Ci troviamo nell’atrio tra un’ora. Una Lincoln nera aspetterà in strada. Attenti che non vi seguano.-
    L’uomo misterioso riagganciò gettando il cellulare in un cestino prima di entrare nell’hotel.
    Nel bar dall’altra parte della strada il sergente Boris fingeva di leggere il giornale seduto ad un tavolino. -Tutti a posto capitano.- confermò all’auricolare.

    Nella sala comunicazioni, Balalaika e Mr. Chang erano pronti a dare ordini per l’operazione ed annientare il nemico.
    -I tuoi sono pronti, Mr. Chang?-
    -Ho quattro veicoli che aspettano ordini, possiamo seguirli ovunque vadano.-
    -Rock, Revy. Pronti all’azione!- Balalaika mise all’erta i fattorini osservando l’orologio da polso -Manca poco ormai!-
    -Ricevuto capo.- rispose Rock dalla loro camera d’albergo, mentre sfogliava una rivista, seduto sul letto, per cercare di far passare il nervosismo, senza però riuscirci. Sospirò e sollevò lo sguardo per osservare Revy che stava diligentemente pulendo le sue cutlass. -Non hanno mai sparato un colpo! Non credo sia necessario pulirle, Revy!-
    -Mi rilassa! E poi da quando sei diventato un esperto d’armi?- lo canzonò lei.
    Il ragazzo si alzò e andò verso di lei pensieroso.
    Sentendo i suoi occhi su di sé Revy sollevò lo sguardo. -Qualcosa non va?- gli chiese tornando poi al suo lavoro manuale.
    -Ti sto immaginando incinta!-
    -Piantala se non vuoi essere castrato!- gli ringhiò contro fulminandolo con lo sguardo e tornando a pulire le pistole.
    -Ma devo! Sarò padre!- continuò lui sedendosi sul bracciolo del divano più vicino alla ragazza. -Ed è una grande responsabilità!-
    Revy sogghignò. -Il tuo orologio biologico si è messo a girare? E poi, potrebbe non essere tuo.-
    -No, non credo!-
    La pistolera lo guardò per un istante. -Ma forse lei non lo sapeva!?-
    -Sì! Lo sapeva!- le rispose convinto Rock.
    -Allora perché ha accettato questo lavoro, mettendo a rischio il bambino?-
    -Magari le servivano soldi!-
    -I marmocchi urlanti costano un sacco oltre ad essere una gran rottura di palle! Meglio le pallottole!- concluse ricaricando la seconda cutlass. -Lo sai vero, che questo incontro potrebbe essere una trappola?-
    -Hai paura?-
    -Al contrario!- lo guardò con un ghigno -Sono eccitata!-
    Rock sospirò.
    -Tu piuttosto, sarebbe meglio che rimanessi qui.-
    -Cosa?-
    -Se fosse davvero una trappola, tu saresti solo d’impiccio.-
    -In ogni caso, se non venissi sarebbe sospetto! E poi quale uomo al mondo lascerebbe andare la propria donna, da sola, ad incontrare un tizio qualunque che potrebbe ucciderla!?-
    -Tu, resterai qui.-
    -No. Io verrò con te. E ti dirò di più, se si mette male voglio che tu faccia di tutto per andartene. Anche se mi dovessi lasciare lì. Intesi?-
    -Non sei il mio uomo, né tanto meno mio marito!-
    -Non m’interessa.- continuò serio lui.
    In un’istante Revy gli fu addosso e lo prese per il colletto della camicia. -Rischi di fare una brutta fine, stupido coletto bianco di merda.-
    Rock si alzò in piedi sovrastandola, senza mai staccare gli occhi dai suoi e stringendole la mano che lo aveva preso per la camicia. -Io non ti lascerò da sola, Rebecca. Mai.- le disse infine con una risolutezza tale da farle tremare le ginocchia.
    Revy lo lasciò andare. -Ahggg!- mugugnò distogliendo lo sguardo la lui dandogli le spalle ed appoggiò le mani sul tavolo sospirando frustrata, poi prese una delle sue pistole si voltò verso di lui e gliela porse. -Tieni. Se proprio ci tieni tanto a crepare e vedere la Signora della Morte, almeno prova a farla penare, quella puttana vestita di nero.-
    Rock prese la cutlass e se la rigirò in mano. -Punto e sparo?-
    -Sì!- si scostò la pistola da davanti -Possibilmente non addosso a me! Ho già tolto la sicura!-
    -Ok!- sospirò nervosamente il ragazzo infilandosi la pistola nella cintura dietro la schiena.
    -Speriamo bene!-

    -Niente Lincoln ancora!- informò Boris dal bar davanti all’hotel.
    -Ricevuto sergente.- rispose Balalaika.

    -Le auto sono pronte?- si informò poi la donna rivolta a Mr.Chang.
    -Tutte le unità mobili pronte a partire al mio “VIA”.- comandò il capo della Triade tramite l’auricolare.
    -Mmm.-
    -Che cosa c’è, Balalaika? Sei nervosa?- sogghignò il cinese.
    -Ho una brutta sensazione!- poi si rivolse al sergente -Boris, stai all’erta.-
    -Sì, capitano.-

    -Ci stiamo muovendo. Andiamo verso l’ascensore sorellona.- annunciò Revy appena uscita dalla camera.
    -Revy, Rock, non rischiate più del minimo necessario. Appena c’è qualcosa che non va, chiamate.-
    -Ehi, sorellona! Siamo dei professionisti, guarda che sappiamo fare il nostro lavoro.- protestò la ragazza.
    -È un ordine.- le disse la russa in un tono che non ammetteva repliche.
    Revy sospirò -Agl’ordini capo.-
    -Aspetti!- Rock si mosse velocemente verso l’ascensore che si stava chiudendo ed il cameriere che stava per scendere gli bloccò le porte per permettergli di salire.
    -Grazie.-
    -Prego.-
    Rock si mise davanti alla fotocellula e fece passare la sua partner. -Tesoro.- le sussurrò quando gli passò accanto, rubandole un leggero sorriso.
    Ivan stava finendo di controllare le informazioni sul personale dell’hotel quando trovò un riscontro. -Oh! No!- si alzò velocemente dalla sedia e cose fuori dalla stanza urlando. -Capitano!-

    -Eccola, sta arrivando capitano!- esclamò Boris alzandosi dopo aver visto la Lincoln.
    -Sì! La vediamo anche noi!- rispose Balalaika osservando lo schermo davanti a lei collegato con le telecamere davanti l’hotel.
    -Ho visto scendere un uomo ed una donna. Vanno verso l’albergo. L’auto se ne va.-
    -Non è la nostra Lincoln, restate in attesa.- ordinò Chang ai suoi.

    -Capitano!- Ivan entrò urlando in sala comunicazioni dove si trovavano Balalaika e Mr. Chang. -Capitano, abbiamo un problema.- continuò dirigendosi verso una postazione informatica chiedendo ad un compagno di lasciargli il posto.
    -Di che si tratta, Ivan?- domandò allarmata la russa.
    -Il cameriere è ricercato!-
    -Per cosa?- gli chiese quasi ringhiando.
    -Omicidio.- con pochi clic aprì il file del cameriere, aveva il curriculum di un assassino.

    Intanto, lentamente, senza farsi né notare né sentire, il cameriere alle spalle di Rock e Revy all’interno dell’ascensore estrasse una pistola con silenziatore dal carrello che aveva con se, puntandola contro i finti coniugi Wong, ignari del pericolo.
    -Voi scendete qui!- annunciò il cameriere ai suoi ospiti, al suono che avvertiva l’apertura delle porte dell’ascensore.
    Istintivamente Rock e Revy voltarono la testa verso la minaccia tentando di prendere le pistole, ma vedendo di essere già sotto tiro decisero di evitare. In quel momento, davanti a loro, si aprirono le porte, rivelando la figura dell’uomo che fino ad allora li aveva contattati solo tramite cellulare.
    -Non c’è nessun uomo da uccidere, signora e signor Wong.- poi si rivolse ai suoi uomini. -Le armi.- e i suoi due scagnozzi disarmarono i fattorini.
    -Saremmo arrivati al terzo piano anche da soli, tre uomini armati mi sembrano un po’ troppi!?- commentò seccata Revy.
    -Molto brava.- si complimentò l’uomo misterioso di origine peruviana. -Ha comunicato posizione e unità armate, in sole due frasi. Ma, sfortunatamente per voi, il vostro complice non ha sentito.-
    L’uomo vestito da cameriere mostrò loro un piccolo apparecchio per distorcere le frequenze radio. -Vi abbiamo tagliati fuori!- esclamò quest’ultimo gongolante.
    -Portateli in camera mia.- ordinò loro, il capo. -Alla prima reazione…- fissò il signor Wong negl’occhi, come monito -…sparate alla donna.-

    -Revy, Rock, mi sentite?- li chiamò Balalaika. -Two Hands, rispondi, mi sentite?- poi si rivolse a Boris -Sergente, che cosa diavolo sta succedendo?-
    Boris entrò nell’inquadratura della microcamera nella stanza prenotata a nome Wong. -Non sono più in camera loro e di sotto non ci sono.-
    -Le mie squadre coprono tutto l’esterno dell’edificio, non hanno lasciato l’albergo.- la informò Mr. Chang.
    -Li abbiamo persi nell’ascensore, ci sono undici piani in cui potrebbero essere scesi!- esclamò Ivan.
    -Di quante camere si tratta?- chiese rivolta ad Ivan.
    -Eeh, beh! Senza contare i bagni esterni alle camere, i ripostigli e…
    -Ivan!- lo incalzò la donna.
    -264 e 22 di servizio.-
    -Non si fanno sentire perché non possono!- ragionò Balalaika.
    -Saranno già all’incontro?- chiese Chang accendendosi una sigaretta.
    -Si sono tolti gli auricolari e oltre tutto hanno sospeso la comunicazione all’interno dell’albergo.- continuò a riflettere la donna cercando di trovare un piano sicuro per l’operazione e per i suoi infiltrati. Non le piaceva perdere i suoi uomini, anche se non facevano parte della sua unità in Afghanistan, quei due erano sotto il suo comando, e dopo quell’inferno in terra, aveva giurato che avrebbe fatto di tutto per evitare di perdere solo un altro uomo ai suoi ordini.
    -Cerchiamo in ogni camera, i miei controllano l’ester…-
    -No. Aspettiamo. Vediamo di fare un lavoro pulito Mr. Chang.-
    -Che cosa vuoi aspettare?-
    -Che sia Revy a contattarci. Muoviamoci ora e salta la copertura e oltre a farli fuori potrebbero scappare e pensare a qualcos’altro per arrivare al loro obbiettivo.-
    -E se avessero già scoperto che non sono gli Wong?-

    Una volta nella stanza del loro misterioso mandante e ora rapitore i suoi galoppini li legarono ad un paio di sedie, schiena contro schiena, mentre con un secchiello per il ghiaccio frantumarono i loro auricolari.
    -Avete commesso due errori, che ormai avrete capito.- disse il loro rapitore sedendosi comodamente su una sedia e slacciandosi il bottone della giacca lasciandola aperta. -Primo. Non si lascia questo mestiere. Secondo. È chiaro che volevate ricattarci.- esordì in fine l’uomo misterioso.
    -Me lo devo appuntare o…- tentò di ironizzare Rock prima che il più grosso degli uomini gli mollasse un gancio sinistro in faccia. -Lo prendo come un no!- incassò senza un lamento.
    -Dov’è il dischetto?-
    -Quale dischetto?- domandò Revy impassibile.
    Il capo fece un cenno al suo complice che colpì nuovamente la faccia di Rock con un gancio destro.
    La tensione si poteva tagliare col coltello.
    -Dov’è, signora Wong?- chiese con calma, un'altra volta, il loro rapitore.
    -Perché pensa che l’abbiamo noi?- lo interrogò la ragazza.
    -Avete messo un complice fra i camerieri. Perché tanta paura se non perché avete il dischetto?- spiegò l’uomo.
    Revy sorrise compiaciuta. -Che osservatore! … Quanto vale per voi, il nostro dischetto?-
    Un altro gancio destro per Rock.
    Revy ebbe un sussulto, avrebbe tanto voluto le sue cutlass tra le mani e allora sì, che gliel’avrebbe fatta vedere … ma doveva stare calma, finché avessero creduto che loro erano gli Wong e che avevano questo fantomatico dischetto, sarebbero rimasti in vita. Sempre sperando che Balalaika decidesse di venirli a prendere presto … oppure che non decidesse di radere al suolo l’hotel e chiudere la questione e “chi s’è visto s’è visto!”.
    “Cazzo, che situazione di merda!” pensò la pistolera.
    -Ho una domanda migliore!- l’uomo misterioso di alzò dalla sedia e si diresse verso di loro. -Quanto vale, per voi?-

    -Capitano, ho brutte notizie!- esordì Ivan tornato nella sua sala dei computer, raggiunto poi da Balalaika.
    -Cosa c’è?-
    -Si ricorda il tizio che telefonava dal ristorante?-
    Balalaika fece cenno di sì.
    -Revy aveva detto di non averlo visto, fortunatamente abbiamo dato una microcamera anche a lei, comunque gli occhi vedono di più di quanto noi crediamo, è il cervello, che non registra tutto…-
    -C’era qualcosa nelle riprese di Revy?- lo interruppe Balalaika andando subito al dunque.
    -Le ho controllate fotogramma per fotogramma.- con un paio di click fece partire il video sullo schermo -Qui Revy era voltata verso il telefono pubblico, perché pensava che l’uomo fosse lì, ma la telecamera non pensa, registra e basta, così quando è passata accanto alla porta della cucina del ristorante, ha ripreso…- evidenziò la parte interessata, la figura di un uomo che osservava la scena da dietro un vetro. -…questo!-
    -Ma guarda!- sorrise la russa. -Presto, voglio un nome!-
    -Già fatto. Eccolo!- qualche click e l’identità dell’uomo misterioso comparve sullo schermo. -Marcos Siésan. È un killer professionista, ricercato in più di cinque paesi, però questo non ha alcun senso! Perché un killer dovrebbe assoldare altri killer per uccidere qualcuno al posto suo?-

    Rock aveva incassato ancora senza lamentarsi, ma quei colpi non erano di certo carezze e Revy riusciva a percepire la sua sofferenza, sentiva le braccia di lui vicino alle sue farsi sempre più tese ed irrigidite.
    -Per pura cortesia professionale, ho detto al mio collega di andarci piano con suo marito.- le disse il sequestratore accovacciato davanti a lei.
    -E io lo apprezzo!- esclamò Rock con voce roca.
    -Sfortunatamente, ci resta poco tempo!- sospirò l’uomo peruviano alzandosi in piedi.
    -Se lo lasciate andare, vi dirò dov’è il dischetto!- propose Revy, sperando che in questo modo, almeno uno di loro due se la sarebbe potuta cavare.
    -Me lo dirà in ogni caso, signora Wong.- con un cenno del capo l’altro uomo, quello vestito da cameriere gli portò una valigetta, sollevò il coperchio e Siésan vi estrasse un grosso ed appariscente coltello a lama singola, con impugnatura in avorio, facendo in modo che Revy potesse ammirarlo e immaginare in quale punto del corpo glielo avrebbe conficcato. -Perché non si prende un minuto…- continuò riponendo delicatamente il coltello nella valigetta -…e valuta altre opzioni?- e si allontanò col finto cameriere e l’altro energumeno, per lasciarli discutere da soli, uscendo dalla camera.
    Quando rimasero soli si voltarono l’uno verso l’altra, per quanto era loro possibile dato com’erano legati.
    -Forse ho un piano!- le disse Rock sottovoce col labbro spaccato e la faccia livida.
    -Cioè?- le chiese speranzosa lei.
    -Gli Wong hanno rubato quel dischetto e noi, glielo renderemo!- deglutì riprendendo fiato.
    -Ma noi non lo abbiamo!- gli fece notare lei.
    Rock annuì. -Gli dirai che è nella nostra camera. Se Balalaika non ci vede, non ci troverà mai! Il sergente Boris forse ci aspetta lì!- continuò lui.
    -Ottimo piano, a parte però un piccolo particolare …-
    -Quale?-
    -Se me ne vado … è probabile che ti piazzino una pallottola in testa!- concluse lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo, cercando di mascherare la sua preoccupazione.
    -Oh! Beh! Non ho detto che fosse un piano perfetto.- le sorrise lasciandola senza parole per tanta follia.

    Balalaika entrò col suo solito passo marziale nel seminterrato adibito ad obitorio. -Mi dica dottore, ha scoperto qualcosa di nuovo?-
    Il dottore era sul corpo della signora Wong, concentrato sull’occhio sinistro, non appena le fu vicino le diede una lente -Guardi due centimetri sopra l’incavo orbitale.- le disse indicandole la latra luminosa alla parete dove erano appese delle radiografie. -Che cosa vede Mrs. Balalaika?- le chiese mentre osservava -In origine credevo si trattasse di un po’ di sporcizia, invece no!-
    -Sembrerebbe, un cuore!?-
    -Sì! Strano che si trovi proprio lì! Non è d’accordo? Sembra d’oro, inserito chirurgicamente all’interno dello strato congiuntivale! Potrebbe anche essere una specie di gioiello!-
    -Un gioiello incastonato nell’occhio?!-
    -Oh sì! Ormai non mi stupisco più di quello che fa gente!- ed estrasse finalmente il piccolo frammento metallico da dietro l’occhio della donna stesa sul tavolo.
    Balalaika aveva già un vetrino per i reperti pronto in mano. -Me lo dia, lo porto io a Ivan?- il dottore fece come ordinato. -Ottimo lavoro dottore, sarà ricompensato a dovere.- si complimentò Balalaika prima di sfrecciare fuori dalla sala autopsie improvvisata.
    Il dottore, ormai rimasto solo, dedicò tutte le sue attenzioni alla signora Wong, stesa inerme sul tavolo metallico. -Io credo, che nessuno potrebbe notare un piccolo cuore d’oro, così ben nascosto, anche guardandoti in faccia, occhi negl’occhi, come fa un’amante.-

    -C’è un cip dentro, memoria flash incorporata, 500 MB di capacità, 50 MB al secondo!- enunciò Ivan esaminando il cuore d’oro che le aveva portato il suo capo.
    Sia Balalaika che Mr. Chang si voltarono verso di lui con uno sguardo che chiedeva evidenti delucidazioni su quello che aveva appena detto.
    -Traduco!- comprese l’esperto informatico -Contiene tutti i dati personali dei coniugi Wong in due file.- due click e li aprì -Uno comprende una lista di conti correnti, l’atto d’acquisto di un ristorante, una casa in Italia, Toscana per essere precisi, di cui la prossima settimana gli avrebbero attivato il telefono.-
    -Volevano andare in pensione!- esclamò Mr. Chang.
    -Lei era incinta, volevano cambiare vita.- continuò Balalaika -E nell’altro file?- chiese rivolta a Ivan.
    -Una lista dei loro clienti, nomi, indirizzi, numeri telefonici, attività criminali.-
    -La loro assicurazione.- comprese Mr. Chang.
    -Per uscire dal giro.- concluse la donna.
    -Non hanno un obbiettivo!-
    -Sono loro l’obbiettivo!- Balalaika uscì rapida dalla stanza. -Muovi il culo Mr. Chang.-

    -I peruviani…- Siésan stava giocherellando con la lama del coltello tagliandosi leggermente il polpastrello -…fabbricano delle lame così affilate, che molte persone, non si accorgono dell’incisione iniziale.-
    L’enorme mano dell’uomo che aveva pestato Rock fino a pochi minuti prima afferrò la gola di Revy con una presa salda e ferrea.
    -Fermo!- lo bloccò Rock -Il dischetto è in camera nostra!-
    -Sta zittò!- rantolò Revy sotto la stretta dell’uomo corpulento.
    -Dove?- chiese il rapitore.
    -Deve indicarvelo lei.-
    -Non è quello che ho chiesto!- esclamò irritato avvicinando pericolosamente la lama al viso della donna.
    -Non lo trovate senza di lei.- rivelò Rock ormai disperato.
    Silenzio.
    Aveva la loro attenzione.
    Sorrise leggermente. -Nemmeno se ci uccidete.-
    Siésan sospirò -Slegala.- ordinò all’uomo che le teneva la gola. Nel mentre, telefonò al finto cameriere che stava controllando i corridoi.
    -Sì dimmi!?-
    -Controlla la camera, salgo con la donna.-
    -D’accordo!-
    E terminarono la chiamata.

    Quando il finto cameriere arrivò davanti la porta della camera degli Wong, estrasse la pistola col silenziatore da sotto il carrello e con un passepartout aprì silenziosamente la porta ed entrò nella stanza, puntando l’arma alle spalle del sergente Boris, voltato verso la finestra.

    -Avete sbagliato a tentare un ultimo grande colpo!- li criticò Siésan puntando una pistola silenziata, coperta da una giacca, alle spalle di Mei Lin Wong -Siete stati avidi.-
    -Sono incinta.- confessò la donna, come a volersi giustificare facendo qualche passo in avanti.
    -Davvero?- Siésan sorrise -Congratulazioni! … Maschio o femmina?- chiese poi, quasi sinceramente interessato.
    Revy si voltò leggermente verso di lui massaggiandosi i polsi -Non lo so’, preferiamo le sorprese.- lanciò un fugace sguardo a Rock.
    L’uomo annuì concorde. -È la cosa migliore, deve credermi. Di quanti mesi?-
    -Tre.- rispose Yu Su Wong.
    -Ha le nausee?- chiese ancora rivolto alla donna.
    -Altro che! Tutti i santi giorni!- continuò Rock.
    -Soffrivo con mia moglie quando le aveva. Ma credetemi, alla fine ne vale la pena!-
    -Questo significa, che non ci ucciderà?- chiese Revy speranzosa, ma cercando di mantenere la calma.
    -Siamo assassini, lo sapete che non possiamo abbandonare il gioco quando ci pare! Anch’io, non vorrei essere qui, ma alla festa del quinto compleanno della mia bambina!- rispose Siésan.
    -Quindi ci ucciderà!- dedusse Rock con in corpo una calma glaciale che non credeva di avere. -Vero?- gli chiese guardandolo in faccia.
    Siésan sorrise -Non ho ancora deciso.- gli rispose, poi si rivolse alla donna facendogli cenno di camminare -Datemi il dischetto, e poi vedremo! Seguo l’istinto!- fece qualche paso verso la donna -Se non torno fra cinque minuti…- rivolto al bestione rimasto -…uccidilo.-
    Rock e Revy si scambiarono un ultimo sguardo e poi la ragazza uscì dalla camera seguita da Siésan. Lasciando Rock e Macho Man da soli.
    -L’ha detto solo per convincere tua moglie a cooperare!- esclamò quest’ultimo togliendosi la giaccae doppo averla posata su di una sedia, prese il coltello dal manico d’avorio. -A noi piace chiamarle “bugie bianche”!- disse sorridendo e camminando verso di lui per finire il lavoro.

    Arrivati davanti alla porta della stanza Siésan le gettò ai piedi un passepartout. -La apra!-
    Revy si chinò, lo raccolse ed aprì la porta, una volta dentro vide Boris a terra ed andò da lui inginocchiandovisi accanto.
    -Non mi dica che contava sul vostro complice, signora Wong?!-
    Revy sorrise. -Non sono i nostri complici!-
    Siésan sgranò gli occhi -Sono?- velocemente si voltò verso il leggero fruscio che aveva sentito alle sue spalle, fece solo in tempo a vedere una veloce scia bionda e il doloroso impatto di un pugno in piena faccia. Poi, più nulla.
    -Dov’è Rock?- le chiese Balalaika dopo averlo steso.
    -Terzo piano, stanza 356.- Revy era già in piedi e corse fuori dalla porta seguita dalla russa, mentre Boris si rialzava dal finto svenimento e Mr. Chang, pazientemente, aspettava che Marcos Siésan riprendesse i sensi, per fargli ben capire, che nessuno, può permettersi di venire a Roanapur e pensare di poter fare ciò che vuole, senza conseguenze.

    -C’è una cosa buffa!- iniziò Rock per tentare di prendere tempo e magari distrarre Hulk, speranzoso che Revy tornasse con la cavalleria prima che fosse troppo tardi. -Mi è piaciuta molto l’idea di un figlio, anche se per poco!- sorrise rendendosi conto che quello che diceva era la verità -È strano per uno come me, soprattutto nella mia situazione.- sospirò -Un piccolo Rock che scorrazza per casa!-
    Hulk sorrise divertito del triste destino che attendeva quel povero disgraziato che aveva davanti e che stava per morire. -Rock!?- chiese convinto di averlo picchiato troppo forte e di avergli spappolato il cervello.
    -È il mio nome!- ammise -Per la precisione faccio parte della Lagoon Company, fattorini che a volte si scontrano con la legge, ma i questo frangente, ho solo aiutato la mafia russa a farvi il culo!- non appena vide lo smarrimento negl’occhi dell’uomo davanti a lui, Rock si sollevò e roteo su se stesso con tutta la forza che aveva colpendo il suo avversario con la sedia alla quale era legata Revy e mandandolo a terra.
    Quando Revy e Balalaika spararono alla serratura e fecero irruzione nella stanza trovarono Rock ancora legato alla sedia che prendeva a calci il suo nemico ormai svenuto.
    -Non reagisci eh?!- era fuori di se -E come lo chiami questo eh?!- lo colpì ancora.
    -Basta!- gli urlò Revy si avvicinandosi velocemente a lui.
    -Non mi picchi più ora eh?!- Rock non l’ascoltava.
    -Basta! Basta, Rock! Basta!- gli disse con più calma posandogli una mano sulla spalla e solo quando si voltò e la vide riuscì a tranquillizzarsi un po’. -Adesso ti slego, ok?- continuò lei nello stesso tono.
    Lui annuì cercando di riprendere fiato e un briciolo di controllo. Il tutto sotto lo sguardo ammirato e compiaciuto di Balalaika -Rock?- lo chiamò la russa -Se vuoi, puoi sempre chiedere il divorzio!- e gli sorrise divertita.

    -Devo dire che la squadra medica ha fatto davvero un ottimo lavoro! Non si vede già quasi più niente!- esclamò ammirato il sergente Boris. -Come ti senti?-
    Rock si tolse i due grossi tamponi che aveva nelle narici e li gettò nel cestino. -Meglio, ora che riesco a respirare!-
    -I miei ragazzi dicono che non hai riportato danni permanenti!- esclamò Balalaika entrando nella stanza registrata ancora a nome Wong.
    -E quelli che c’erano, c’erano già da prima.- concluse Revy imbronciata, seduta con le braccia conserte sul bracciolo del divano più vicino al letto dove era seduto il suo socio.
    -Ah, ah! Che divertente!- il diretto interessato finse una risata.
    -Quante volte ti hanno colpito?- chiese per curiosità la russa.
    -Non le ho contate!-
    -Sette volte!- rispose la pistolera finalmente tornata in possesso delle sue cutlass che portava fieramente nella fondina sotto le ascelle
    -Lei ne aveva il tempo!- si giustificò lui.
    -Soffrivo con te!- lo canzonò lei.
    Balalaika scoppiò a ridere -Avete fatto un ottimo lavoro e come extra, dato che questa stanza è stata pagata e prenotata fino a lunedì mattina è tutta per voi, sempre se vi va di trascorrere un week end con vitto e alloggio gratis! Dutch ha già dato il suo permesso. Oh e state tranquilli, abbiamo tolto le cimici!-
    Rock e Revy si scambiarono un’occhiata.
    -Beh! Se proprio insiste!- cominciò lui.
    -Chi siamo noi per rifiutare!?- concluse lei felice di non dover pensare a come procacciarsi il cibo per due giorni interi.
    -Bene! Ora vado, non voglio perdermi lo spettacolo di Chang, gli interrogatori della Triade sono affascinanti. Ah, Rock, per il mal di testa ti consiglio un paio di aspirine e un bicchiere di Scotch!-
    -Di solito non si dovrebbero mischiare farmaci e alcolici!- ribatté il ragazzo.
    La russa alzò le spalle -Con me hanno sempre funzionato! Divertitevi!- esclamò uscendo dalla stanza seguita da Boris e lasciandoli finalmente soli.

    Non appena Balalaika e il sergente uscirono dalla stanza si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, cercando di lasciare andare un po’ di stress che aveva accumulato nelle ultime ore. Quindi si piegò verso il basso e si tolse le scarpe per mettersi sdraiato a letto il più comodo possibile. “Per fortuna che sono già seduto!” -Dio, che mal di testa!- esclamò buttando le scarpe di lato, non era proprio in vena di fare il precisino in quel momento. Quando rialzò lo sguardo, Revy era a pochi centimetri da lui, scura in volto. Rock batté le palpebre confuso. -Revy?-
    La ragazza strinse i denti e in un impeto d’ira lo afferrò per la polo e lo sollevò di peso. -Tu, brutto idiota, di un colletto bianco del cazzo, che cosa cazzo credevi di fare?- gli sbraitò addosso.
    -Come prego?- le chiese spaventato e sorpreso allo stesso tempo.
    -Prima, con quel tizio! Ti avevo detto che non ero d’accordo col tuo piano di merda, ma tu nooo! Hai fatto di testa tua e mi hai fatto uscire per andare a prendergli il suo merdoso cip che tra l’altro non era neanche in questa cazzo di stanza!-
    -Calmati Revy, ti prego, immaginando che non sentendo più niente, Balalaika avrebbe mandato qualcuno a controllare ero sicuro che ci fosse qualcuno qui!-
    La ragazza allora si infuriò ancora di più. -Vedi che non capisci un cazzo!- e lo scagliò sul letto.
    “Non vorrà uccidermi spero!”
    -Io non ero preoccupata per me!- gli urlò ancora contro.
    Rock rimase a bocca aperta, solo allora si accorse che Revy stava tremando.
    -Pensi sempre di sapere tutto!- continuò la ragazza con voce ferma e greve, mise un piede sul materasso e vi salì -E invece, non sai proprio un bel niente!- in pochi passi gli fu sopra e all’improvviso si lasciò cadere su di lui, sedendosi sul suo addome. -Avevi detto che non mi avresti mai lasciata sola!- le mani tremanti strinsero con forza la maglietta di Rock, la voce piena di rabbia, frustrazione e … paura. -Ma oggi mi hai allontanato da te e se ti sto lontano, come pensi che possa proteggerti …- strinse ancora più forte i pugni -… io sono la pistola e tu sei il proiettile, senza di me tu sei solo un inutile pezzo di piombo.-
    -Revy!- le sussurrò finalmente lui allungando una mano per accarezzarle la guancia, mentre con l’altro braccio si puntellò col gomito per sollevarsi dal cuscino.
    -Sei uno stupido colletto bianco!- mugugnò ancora a denti stretti, mentre calde lacrime silenziose bagnarono la mano di Rock. A quel punto si tirò completamente su a sedere, le prese il volto con entrambe le mani e le sollevò il viso facendo in modo di guardarla dritta negl’occhi, in quegli splendidi e meravigliosi occhi d’ambra.
    -Scusa!- le sussurrò ancora asciugandole le lacrime col pollice -Allora, mi vedo costretto a riformulare!-
    Revy lo guardò confusa.
    -Non permetterò mai, a niente e a nessuno, di portarmi via da te. Te lo giuro.-
    Si scambiarono uno sguardo, ne bastò uno, uno soltanto per spingere Revy verso di lui, verso le sue labbra. Le mani lasciarono la presa sulla polo e salirono dolcemente verso il viso di lui, fermandosi sulla mascella, tesa, nonostante i piccoli, teneri baci, fossero molto più dolci, timidi e delicati rispetto a quello sfrenato ed eccitante della sera prima, dato senza sentimento.
    Si staccarono per un istante, il respiro pesante, i corpo che scottavano.
    -Ti voglio!- le sussurrò Rock.
    Quelle due semplici parole furono sufficienti ad attirare di nuovo le labbra dei due amanti, in un bacio più intenso e profondo, in cui la lingua di Revy entrò avida e smaniosa nella bocca di Rock per assaporarne ogni singolo istante. Mentre Rock la stringeva a se per la vita e subiva felice quello slancio di passione e desiderio della partner. Le sue mani si spostarono sui capelli e la schiena di lui, afferrandolo come se fosse l’unica cosa che potesse strapparla dal mondo orribile in cui aveva vissuto sino ad allora.
    Finalmente Revy si stancò di comandare e fu il turno del ragazzo di ricambiare il bacio in modo altrettanto passionale e desideroso. Mentre la ragazza riportava la mano sul petto di Rock e smaniosa cominciò ad alzargli e togliergli la polo, ancora macchiata del sangue che aveva perso dal labbro, spaccato dalle percosse di Macho Man.
    -Revy!- le sussurrò in un attimo di pausa.
    Lei per tutta risposta tornò a baciarlo spingendosi col bacino ancora più verso di lui, evidenziando un notevole impiccio nell’avere i vestiti. Rock, a quanto pare, finalmente concorde con lei, cominciò a slacciarle i bottoni della camicetta, uno dei nuovi indumenti che si era dovuta mettere per il lavoro sotto copertura abbandonando la sua amata canotta.
    Le calde mani di Rock le accarezzavano dolcemente la schiena nuda, per tutta la sua lunghezza, soffermandosi più di qualche volta sul sedere di lei. Con una presa delicata, ma decisa, le prese i capelli sotto la nuca e dolcemente le fece inclinare la testa all’indietro, per poi passare a baciarle il labbro inferiore, il mento, a tempestarle di piccoli baci il collo e la spalla sinistra. In poche mosse le sfilò il reggiseno, le avvolse i fianchi con un braccio e ribaltò le posizioni mettendosi sopra di lei. La baciò nuovamente sulle labbra e poi cominciò a scendere. Il collo, la spalla destra e poi scese ancora.
    I gemiti di Revy riempivano la stanza e la testa di Rock. Di più, di più. Voleva farla gemere di più. Voleva darle piacere più di ogni altra cosa al mondo. Voleva farle pensare solo a lui, anzi no, voleva che non pensasse più a niente. Voleva che la sua mente fosse pervasa dal piacere. Un piacere di nome Rock.
    Finalmente raggiunse il seno, divorandolo di baci, salendo in modo circolare fino a raggiungere il capezzolo che iniziò a stuzzicare con la lingua, mentre con la mano massaggiava il seno sinistro e tormentando il capezzolo tra indice e pollice. Poi invertì i movimenti, cominciò a mordicchiare il capezzolo sinistro e a massaggiare quello destro sino a farli diventare duri e turgidi.
    Revy stava impazzendo, con una mano afferrò i capelli e con l’altra il polso dell’altra mano del ragazzo, mentre col bacino cercava disperatamente di trovare sollievo contro quello di lui.
    -Ro-ock.- ansimò implorante, inarcando la schiena all’indietro.
    Rock allora fece come gli era stato chiesto, scese lungo l’addome, senza smettere di baciarla, passò l’ombelico e velocemente le slacciò il bottone dei pantaloni e tirò giù la lampo. Esasperata, Revy lo attirò a se e con un colpo di reni capovolse i ruoli, velocemente gli slacciò la cintura e gli tolse jeans e boxer contemporaneamente, rivelando l’erezione pulsante del suo partner. Rock non ebbe il tempo di muovere un dito, che lei si tolse gli ultimi indumenti e si mise a cavalcioni sopra di lui. Mentre con una mano lo teneva schiena al materasso, con l’altra gli prese l’erezione e la guidò dentro di lei. Una scossa di piacere la percorse da capo a piede, gemendo per quell’invasine tanto lungamente desiderata. Dopo un attimo si riprese e cominciò a muoversi, con movimenti lenti e profondi, gemendo e sospirando di piacere.
    Rock era rimasto paralizzato dall’estasi, tutto di Revy era stupendo, i suoi occhi, la sua bocca, i suoi gemiti, la sua pelle bianca e liscissima, i suoi seni, rotondi e sodi e il suoi intimo, così, così caldo ed accogliente. Senza accorgersene, aveva messo le mani sulle gambe di lei.
    -Ro-ock…- lo chiamò ancora attirando la sua attenzione -…muoviti anche tu!-
    Ormai perso nel piacere dei suoi occhi, Rock allungò le mani ai sui fianchi e cominciò a muovere il bacino verso di lei. A poco a poco il ritmo si fece più intenso e concitato. Rock si tirò a sedere avvolgendola in un abbraccio e baciandola appassionatamente.
    Revy si scostò per riprendere fiato. -Rock!- gli gridò in preda all’estasi aggrappandosi alla sua schiena più forte che poteva -Rock, non ce la faccio più!-
    -Vieni!- le sussurrò all’orecchio lui, ansimante, aumentando ancora di più il ritmo. -Rebecca!-
    Le unghie di lei, graffiarono la schiena del ragazzo, lasciandovi dei brucianti segni rossi, ma lui non ci fece caso, anzi, lo riempirono ancor di più di quel bruciante desiderio, che doveva essere appagato. Ancora pochi movimenti. Un tremito. E il piacere inondò i loro corpi, in un’esplosione di estasi.
    Rimasero così. Abbracciati. Uniti. Finché l’ultima goccia di piacere non abbandonò la loro mente e non riacquistarono un po’ di lucidità, solo all’ora Revy si scostò dalla spalla di Rock, ma lui non era ancora soddisfatto. Con un rapido movimento la sdraiò sulla schiena. -Ti voglio ancora.- la baciò e riprese a muoversi dentro di lei, baciandole ancora il collo e la clavicola, mentre lei assecondava i sui movimenti.
    -Incrocia le gambe!- le sussurrò ad un orecchio.
    -Cosa?- gli chiese confusa, cercando di rimanere lucida.
    -Le gambe, incrociale dietro di me!-
    Revy fece come le aveva chiesto e un’istante dopo le sembrò di impazzire. Il pene di Rock le sembrava essere penetrato ancora più in profondità dentro di lei. Era in preda all’estasi, ad ogni spinta le sembrava di venire, era una sensazione così forte e così intensa da farle perdere la testa.
    Urlò di piacere ancora e ancora, non sarebbe durata allungo, Rock lo intuiva da come gli aveva conficcato le unghie sulla schiena e da come lo stringeva lei nel suo intimo e in breve, sarebbe venuto ancora anche lui. -Rebecca!- le sussurrò con voce tremante all’orecchio.
    Un calore immenso ed appagante la inondò per la seconda volta e una sensazione di benessere si profuse per tutto il suo corpo. Era un qualcosa di incredibile, dato il suo passato e tutto quello che aveva subito, non credeva fosse possibile provare niente di simile, eppure, Rock l’aveva liberata dalle sue catene, dalle catene di un mondo crudele e corrotto, che l’avevano imprigionata in una vita di solitudine e priva di calore. Rock, che ora ansimava con lei e la abbracciava stretta a se e dolcemente, le baciava la spalla mentre, con delicatezza, si scostava da lei, ma Revy voleva mantenere quel contatto, ancora per un po’, così gli strinse le gambe attorno ai fianchi e lo trattenne dentro di se.
    Rock allora sollevò la testa per poterla guardare negl’occhi. Con una mano le accarezzò il viso e la baciò dolcemente come a rassicurarla ancora e che non se ne sarebbe andato. Lentamente, assuefatta da quel bacio, Revy sciolse la presa della gambe permettendogli così di potersi muovere. Il ragazzo allora, con una mano, sollevò le lenzuola dall’altra parte del letto e girandosi sulla schiena la portò con se, sul lato scoperto e tenendola accoccolata a se, tirò le lenzuola su di loro.

    Solo quando riaprì gli occhi, Revy si rese conto di essersi addormentata tra le braccia di Rock. Sollevò leggermente la testa dalla spalla del ragazzo per guardarlo. Stava dormendo così tranquillamente, con un’espressione così dolce e rilassata, anche dopo quello che aveva passato quella mattina. Gli occhi di Revy si spostarono sul piccolo taglio che aveva sul labbro. ”Perché diavolo quella volta non se n’è rimasto in Giappone!? Poteva tornare dalla sua famiglia, alla sua vita tranquilla e priva di pericoli, lontano da questo posto dimenticato da Dio!”
    -Ehi!-
    La voce di Rock, dolcemente, la distrasse dai suoi pensieri, mentre con una mano le scostava i capelli dal volto.
    -Che hai? Ad un tratto ti sei irrigidita!- le fece notare accarezzandole la mano che si era chiusa a pugno sul petto di lui.
    -Scusa, non volevo svegliarti!-
    -Cosa c’è che ti tormenta?-
    Dopo un attimo d’esitazione Revy diede sfogo a tutti i sui pensieri in un misto di rabbia, frustrazione e tormento. … -Roanapur è una città per i morti, per chi non ha più niente, perché mai ti ostini a restare?! A Tokyo hai una famiglia, una casa!- … Rock rimase in silenzio mentre lei gli parlava e quando ebbe finito, le sorrise dolcemente. -Ti ricordi quando sono arrivato qui!? I miei capi avevano già decretato la mia condanna a morte, assoldando quei mercenari per distruggere quel maledetto dischetto, la mia unica colpa era quella di essere l’impiegato-sfigato-di-turno che aveva avuto il compito di trasportarlo. In pratica, io per il mondo ero già morto prima ancora di mettere piede su questa città e poi, se questo non bastasse, quel bastardo del mio capo, dato che era tornato in possesso del dischetto e io ero ancora vivo, voleva riprendermi, solo per farmi un favore- disse con disprezzo verso quell’individuo -ed aspettarsi che lo ringraziassi, leccandogli i piedi magari. Grazie, ma no, grazie! L’unica persona, in questa città di morti, come la chiami tu, a trattarmi come un essere umano e ad offrirmi un lavoro, una dignità e per quanto bizzarra, anche una famiglia, sei stata tu … credo sia stato in quel momento che tu mi abbia rapito il cuore sai!? Anche se, ci ho messo un po’ a capirlo. E per quanto riguarda la mia famiglia,- sospirò -io sono l’ultimo di tre fratelli e per qualsiasi cosa facessi, per qualsiasi risultato possa mai ottenere, non sarebbe mai abbastanza.- sorrise tristemente -Neanche se tornassi dal regno dei morti! E poi non so tu, ma il mio concetto di casa è un po’ diverso da quello comune di “abitazione”.- le accarezzò dolcemente il viso -Per me, casa è dove c’è qualcuno che ti pensa, che attende il tuo ritorno e si preoccupa per te. E per me, casa sei tu.-
    Revy nascose il volto sull’incavo della sua spalla, gli occhi lucidi. -Sei un’idiota!-
    Rock sorrise e la strinse forte a se baciandola sulla nuca -Sì! Ma, sono il tuo idiota!- e anche se non la poteva vedere, la sentì sorridere.

    -Tu non hai fame?- le chiese il ragazzo dopo qualche momento, persosi nel profumo dei suoi capelli.
    Rebecca sollevò la testa -In effetti, sì!-
    Rock allungò un braccio sul comodino e prese l’orologio -Sono le sei e mezza! Beh!- sospirò -Anche se abbiamo perso il pranzo, siamo ancora in tempo per la cena. Vuoi mangiare al ristorante, oppure farci portare la cena in camera?
    -In camera, non ho voglia di vestirmi!-
    Rock alzò lo sguardo e la fissò con sguardo lascivo. -Ne sono felice.-
    Solo all’ora, Revy realizzò quello che aveva appena detto e come potesse apparire in quella situazione, arrossendo fino alla punta delle orecchie. -Stupido, non intendevo in quel senso!- gli stillò contro mettendosi a sedere tirandosi il lenzuolo al petto, poi rapidamente si mise a cercare sotto il cuscino la parte superiore del pigiama che le aveva prestato Rock. Tutto sotto lo sguardo divertito del ragazzo. -E smettila di ridere, altrimenti te ne farò pentire.-
    -Dove devi andare?- le chiese lui quando lei trovò quello che cercava.
    -In bagno, se non ti dispiace!- gli rispose irritata lei. -Ma l’hai abbottonato!?- gli disse cercando di metterselo notando l’inghippo. Sospirò -Hai un ordine maniacale!- lo rimproverò lei sbottonando i vari bottoni dandogli le spalle.
    Rock rise divertito. -E tu non lo sei per niente!- si avvicinò a lei cominciando a baciarle la schiena dalla base, risalendo fino alle spalle.
    Dopo essere riuscita ad aprire l’ultimo bottone della giacca se la mise e si alzò sospirando scomparendo in bagno.
    Rock allora si mise a frugare nel cassetto del suo comodino, il giorno prima aveva curiosato un po’ in giro e aveva trovato il menù per il servizio in camera, così decise di darvi un’occhiata.
    -RO-OCK!?- ruggì la donna dal bagno e come una furia andò verso di lui.
    -Che c’è?- le domandò sorpreso lui.
    -Oh! “Cosa c’è?” hai il coraggio di chiedermi?! Guarda!- ed aprì il pigiama -Mi hai riempita di succhiotti e questi non se ne vanno con un po’ d’acqua e sapone!-
    -Ma sono tutti in punti nascosti! Non li vedrà nessuno!- le fece notare in tono innocente. A meno che, tu non ti spogli!- continuò poi in tono malizioso.
    Velocemente si chiuse la camicia incrociando le braccia. -Che fai?- gli chiese lei tentando di cambiare discorso notando il menù.
    -Cercavo qualcosa di buono da mangiare per la cena!-
    Si sedette accanto a lui sul letto -Trovato niente?-
    -Sì! Ieri sera ho visto servire una granceola enorme e appetitosa! Punterò su quella!- le porse il menù e scesa dal letto senza preoccuparsi di coprirsi.
    -Esibizionista!- gli fece notare aprendo il menù e guardando il suo bel culetto sparire dietro la porta del bagno.

    Quando Rock tornò nella stanza la trovò a gambe incrociate sul letto intenta a leggere il menù.
    -Trovato qualcosa di tuo gradimento?- le chiese accoccolandosi accanto a lei baciandole il collo.
    -L’astice che hai mangiato ieri sera davvero buono, credo che prenderò quello.- concluse chiudendo il menù.
    -Bene!- Rock prese il telefono ed ordinò la cena aggiungendo un bianco frizzante per pasteggiare.
    -Per che ora desiderate essere serviti?-
    -Per le otto.-
    -Come desidera signore!-
    -Perfetto. Grazie.-
    Riagganciò. -Fatto!- si voltò verso di lei con un sorriso complice -Ti va … di fare una doccia, nell’attesa della cena?-

    Pochi istanti dopo erano già sotto l’acqua scrosciante della grande ed elegante doccia in marmo verde scuro con venature bianche e nere. Le loro labbra non si erano staccate neanche un’istante e i loro corpi, frementi di desiderio, erano avidi del contatto l’uno dell’altra.
    Le mani di Revy, veloci, scivolarono lungo il petto del ragazzo, giù fino a raggiungere la grossa erezione che premeva contro il suo l’addome.
    A quel contatto, Rock ebbe un sussulto accompagnato da un gemito di piacere. La ragazza sorrise, felice di aver provocato in lui una tale reazione. Mentre con una mano gli premeva la nuca verso il basso, cercando il contatto con le sue labbra, con l’altra lo afferrò in una stretta più decisa, iniziando a stuzzicarlo muovendo la mano su e giù. La reazione di Rock non si fece attendere, il bacio divenne subito più intenso e passionale stringendo a se la ragazza ancora di più; e più intenso si fece il tocco di Revy, che ora gli stava tormentando la punta col pollice.
    -Mmm- Rock grugnì di nuovo di piacere, afferrando il sedere della ragazza e preso dall’euforia del desiderio la fece voltare di schiena prendendole i seni con entrambe le mani, mentre le baciava avidamente il collo e le premeva il pene tra le natiche.
    Dolcemente, Rock fece scorrere una mano verso il basso, le accarezzò il ventre, fino a raggiungere il clitoride. Gli bastò sfiorarlo appena per sentirla premere di più verso di lui, nel tentativo di lenire il fuoco che la stava consumando. Quando il tocco di Rock si fece più intimo e audace, Revy genette inclinando la testa all’indietro per il piacere, gli afferrò i capelli sulle nuca e in un modo quasi violento gli permette le labbra sulle sue.
    Non appena si staccarono, Rock la spinse leggermente verso il muro e chiuse l’acqua della doccia.
    Revy appoggiò la mani alle parete in marmo. -Ro-ock!- Era esausta, non ne poteva più, lo voleva, lo voleva disperatamente.
    Il ragazzo allora si inginocchiò sotto di lei, le aprì leggermente le natiche e cominciò a leccarla sempre più in profondità, facendola gemere ad ogni movimento, mentre con le dita le stuzzicava il clitoride, Revy stava impazzendo. Quando Rock si spostò più in alto, non ce la fece proprio più.
    -Rock, ti prego.- lo supplicò lei, pregandolo di farla venire e porre fine a quella dolce tortura.
    -Dimmi che mi vuoi!- disse lui per tutta risposta, cospargendole l’intimo di teneri baci.
    Revy gemette ed ansimò ancora, cercando di resistere mentre si crogiolava in quel dolce e straziante piacere, ma ormai, aveva raggiunto il limite.
    -Ro-ock…- disse in fine -…ti vo-gli-o.-
    Il giapponese alzò gli occhi e la vide guardarlo da sopra la spalla, lo sguardo già annebbiato dal piacere. Si alzò in piedi e mentre teneva una mano poggiata su fianco di Revy, con l’altra guidava la sua erezione dentro di lei. Nonostante l’avessero già fatto quella mattina, a Rock parve di entrare dentro di lei per la prima volta, era una sensazione così bella e lei era così, calda e morbida. Era semplicemente bellissimo.
    Le afferrò i fianchi con entrambe le mani e cominciò a spingere, dapprima lentamente andando via, via aumentando il ritmo. Revy, dal canto suo, non gli permetteva certo di mantenersi lucido, da quando aveva cominciato a muoversi con lui, gli rese ogni possibile frammento di lucidità che gli era rimasta, lontano e distante.
    “Di più. Rebecca.” Fu il suo ultimo pensiero razionale, poi si piegò su di lei, l’afferrò per i seni e, tra i gemiti di lei, la trasse a se. Ancora poche profonde e passionali spinte e fra tremiti e gemiti di piacere, vennero entrambi, insieme.
    Esausti, ansimanti, abbracciati si accasciarono lentamente sul pavimento. Rock si appoggiò con la schiena al muro della doccia accoccolandosi Revy sulle gambe, la tenne stretta a se, fino a quando i loro cuori non si calmarono.
    -Ma noi non dovevamo farci una doccia?- gli chiese lei ad un tratto.
    -Scusa, mi sono distratto!- esclamò sospirando.
    Lei sorrise divertita.

    Puntualissima, alle otto, com’era stato richiesto, la cena venne portata in camera. Ci pensò Rock a servire, non voleva avere nessun altro in torno, desiderava stare solo con Revy, il più a lungo possibile.
    Il vino fu davvero un’ottima scelta, purtroppo però il fatto che ci fosse una sola portata, anticipata da un corposo aperitivo, non fu altrettanto una cosa buona. La passione ardente che provavano l’uno per l’altra e il fuoco provocato dell’alcol, ben presto li portò a disfarsi dei vestiti … e poi, quel letto era dannatamente comodo.

    Revy non si era mai sentita così bene prima d’allora. Non aveva mai sperato di potersi sentire al sicuro, tra le braccia di un uomo. Ma Rock era diverso. Era buono, dolce, gentile … inaspettatamente passionale e … virile, piacevolmente, eroticamente, enormemente virile. Sorrise al pensiero di quanto fosse stata bella ed appagante quella giornata. Sollevò le testa dalla sua spalla per guardarlo. Ora Rock stava dormendo. In effetti era rimasta stupita dalla resistenza del ragazzo, forse era dovuta all’anno di presunta astinenza … presunta, il pensiero che fosse andato con altre donne prima di lei, soprattutto da quando si erano incontrati, la irritava.
    Abbassò il volto nell’incavo tra la clavicola e il collo di lui e respirò il profumo della sua pelle. Sapeva di pulito, non era ancora stato lordato dal puzzo di morte, sangue e polvere da sparo che aleggiava a Roanapur, se fosse cambiato, non sapeva se gli sarebbe piaciuto ancora, ma per il momento non ci voleva pensare, quella notte, quel fine settimana, non voleva saperne di Roanapur, di Revy o di Two Hands, solo per quel breve momento, lei sarebbe stata Rebecca, solo Rebecca, sarebbe stata una donna.
    -Tu sei solo mio!- bisbigliò respirandolo ancora.
    -Certo che sì!- gli rispose lui a mezza voce.
    Revy sollevò lo sguardo sorpresa ed imbarazzata.
    -E di chi altri dovrei essere?!- continuò lui accarezzandole una guancia e immergendo le dita nei suoi capelli.
    La ragazza non sapeva cosa dire, era convinta che dormisse, perché diavolo era sveglio!? E per di più continuava a fissarla come se fosse la cosa più bella del mondo.
    -Ti amo.-
    “Cosa? Come? Perché?” Revy aveva le vertigini “Perché così all’improvviso? Che faccio?” -Grazie.- fu l’unica cosa che riuscì a mugugnare abbassando lo sguardo sulle labbra di lui cercando di racquistare la calma.
    -P-Prego.-
    È vero, forse lui l’aveva preso alla sprovvista, ma neanche lei era da meno!
    “Come si fa a rispondere “Grazie.” dopo una dichiarazione d’amore?! Per lo meno era stata educata! Però, considerando il suo passato … ”
    Rock ripensò a quando si erano ritrovati in quel relitto, per recuperare quel dipinto del Führer e lei gli aveva raccontato un frammento del suo passato, arrestata da dei poliziotti corrotti, senza aver fatto niente e picchiata e … solo Dio sa cos’altro, dicendogli anche, che l’amore e Dio non contavano nulla, solo il denaro importava, perché … “il denaro è potere!”, così aveva detto.
    “… forse non mi crede. Forse non lo ritiene importante, nemmeno dopo … aver fatto l’amore!”
    -Senti …- cominciò imbarazzato lui -… non, non serve che mi rispondi subito …-
    Nessuna reazione. O meglio nessuna reazione positiva. Infatti cominciò ad irrigidirsi. Rock allora la trasse a se, stringendola al suo petto con tutto l’amore e la dolcezza di cui era capace, cercando, in qualche modo, di trasmetterla anche a lei. -Tutto ciò che voglio è stare con te e saperti felice, non voglio altro.-
    Revy si rilassò e contraccambiò l’abbraccio.
    “Anch’io voglio stare con te … stupido colletto bianco.”
    E così, abbracciati, si addormentarono.

    “Ti amo.” Le aveva detto Rock.
    L’amore non esisteva, lei lo sapeva. Lei, che era cresciuta nei sobborghi di China Town, a New York, in una casa fatiscente, piena di muffa e sporcizia, con un padre violento ed alcolizzato. Lei, che era sopravvissuta ai soprusi di chi avrebbe dovuto difendere e proteggere una ragazzina indifesa. Lei, che aveva le mani lorde di sangue e la morte nel cuore e nell’anima.
    Come poteva dopo tutto quello che aveva passato, crede che l’amore potesse esistere e che qualcuno potesse amarla. Perché, se davvero quell’amore esisteva, non poteva essere per una persona come lei, per una persona … sporca.
    “Ma se, se davvero … se davvero posso averlo anch’io …” pensò con le lacrime agli occhi “… allora, solo per una volta, solo per questa volta … voglio che sia lui ... Rock.”

    Quando la mattina dopo si svegliò, Revy si sentiva più riposata che mai. In più, Rock le stava accarezzando dolcemente i capelli. Sorrise sorniona “Mi sta facendo le coccole!?”
    La baciò sulla fronte -Buongiorno!- la salutò lui notando che si era svegliata.
    -Giorno!- gli rispose stiracchiandosi.
    -Lo sai che nel dormiveglia se ti accarezzo fai le fusa!?-
    -Io non faccio le fusa.- si alzò su di lui imbarazzata.
    -Sì che le fai!-
    -Ti ho detto di n…-
    Rock si sollevò di quel tanto che serviva per raggiungere le sue labbra per il resto la trattenne a se con un abbraccio e la baciò. Superata la sorpresa iniziale, Revy gli avvolse le braccia al collo e ricambiò il bacio, profondo, dolce, romantico.
    Ben presto però si fece largo una presenza … ingombrante.
    -Il tuo ginocchio è sempre in mezzo.- gli fece notare ironicamente lei mentre si metteva a cavalcioni su di lui.
    -Quello, non è il mio ginocchio!-
    -Oh! Beh, allora nessun problema!- gli sorrise lei, tornando a baciarlo. “Solo per questa volta … solo lui, solo Rock.”

    TOC, TOC.
    Proprio sul più bello bussarono alla porta e Rock si maledisse di aver ordinato la colazione.
    Si scostò da Revy. -Scusa, ho avuto la “brillante idea” di ordinare la colazione in camera.-
    -Sbrigati a mandarlo via.- gli ordinò seria lei.
    -Dammi un minuti.- le diede un rapido bacio sulle labbra e si alzò dal letto, si mise l’accappatoio che aveva lasciato sul pavimento la sera prima. Aprì la porta, prese in consegna il carrello e congedò il cameriere promettendogli una generosa mancia.
    Tornato a prestare attenzione al letto, lo trovò vuoto. -Revy?- chiamò cauto.
    Per tutta risposta sentì scrosciare l’acqua della vasca. Incuriosito, si affacciò all’entrata del bagno.
    -Cosa stai facendo?- le chiese appoggiandosi allo stipite della porta.
    Revy, accucciata a terra, rivolta verso la vasca nel pavimento, girò la testa e lo guardò da sopra la spalla. -Prima di andarcene, volevo provare almeno una volta nella vita l’idromassaggio.- Si alzò in piedi, slacciò l’accappatoio facendolo scivolare sinuosamente a terra, si legò i capelli per evitare di bagnarli e si rivolse nuovamente a Rock, che aveva auto tutto il tempo per far carrellare lo sguardo lungo tutto il suo corpo nudo, incantato. -Mi fai compagnia?- gli sorrise ed entrò nella vasca.
    Senza farselo ripetere due volte, Rock si tolse l’accappatoio e la seguì in acqua, mentre lei accendeva le bollicine.
    -Devo dire …- cominciò il ragazzo tirandola a se -… che l’idromassaggio, mi fa davvero uno strano effetto.-
    -Ah sì?- gli chiese lei scettica guardando verso il basso, lasciandosi sfuggire un sorrisetto compiaciuto. -Probabilmente è la stessa cosa che ti è successa anche dentro la doccia e a letto …- assunse un’espressione preoccupata -… forse sarebbe il caso di chiamare un medico … oppure Sawyer.-
    -Parli della ragazzina con la motosega!?- le chiese allarmato.
    -Eliminerebbe il problema alla radice!-
    -Non mi sembrava che per te fosse un problema!- rifletté lui.
    -Sicuro?- le chiese fingendosi poco convinta.
    -Vuoi, che ti aiuti a ricordare?- le propose.
    Sorrise maliziosa. -Ne sarei felice.- gli cinse il collo con le braccia e cominciò a baciarlo, premendo il suo seno contro il petto di lui.
    Mentre Rock ricambiava il bacio, con una mano si prese il pene e tenendolo fermo sotto di lei, con l’altro braccio le cinse i fianchi e la guidò verso il basso, fino a prenderla completamente.
    La penetrazione provocò in Rebecca, un fremito di piacere, che le scosse tutto il corpo e le fece inarcare la schiena. Sebbene quella non fosse la prima volta per loro, ogni volta sembrava sempre diverso, sempre più piacevole, rischiando di farle perdere la testa sempre prima. Lentamente, Revy cominciò a muoversi, con movimenti sinuosi portando il bacino sempre più verso Rock. Non appena aumentò il ritmò, cambiò posizione, incrociandogli le gambe dietro la schiena. Le parve di sentirlo ancora di più dentro di lei da quando aveva cominciato a spingere anche lui. Erano uniti in un groviglio di braccia e gambe, i loro cuori battevano all'unisono il loro respiro era diventato uno e mentre Rock, stretto a lei la spingeva verso il basso lei gli graffiava la schiena come se fosse l’unico modo, l’unico appiglio per non impazzire. Ma il piacere fu troppo forte e dirompente, e come un’inondazione rompe gli argini, anche l’orgasmo, li travolse, privi di ogni difese.

    Usciti dalla vasca, Revy lo gettò letteralmente sul letto e famelica, una volta su di lui, gli morse le labbra. Poi scese a baciarlo lungo il collo, il petto, giocherellò con i capezzoli e scese ancora, lungo tutto l’addome, contratto dal piacere, mentre lui, immobile, gemeva di piacere. I sui gemiti si fecero più intensi quando la ragazza arrivò a baciare il besso ventre e ignorando la sua pulsante erezione cominciò a baciargli la gamba.
    -Rebecca.- riuscì a malapena a pronunciare.
    -Cosa c’è?-
    -Se…- si umettò le labbra -…se questa è una tortura, ti pre-ego, ba-asta!-
    -Ma se ho appena cominciato.- si lamentò lei baciandolo sull’inguine.
    Rock chiuse gli occhi ed emise un suono gutturale inarcando leggermente la schiena.
    Revy sorrise compiaciuta per la reazione del partner. Poi fece scorrere una mano sui testicoli di lui, sentendolo contrarsi per il piacere, proseguendo dopo a stringere leggermente il pene, grande, duro, muovendo la sottile pelle, morbida come velluto, su e giù, esponendone in continuazione la punta.
    -Re-evy …- ansimò -… sento, il tuo respiro.-
    -E ti piace?- gli chiese soffiando leggermente sulla punta.
    Rock si contrasse ancora di più grugnendo di piacere. -Re-ebeca-a.- la supplicò lui.
    La ragazza aspettò che si rilassasse, gli baciò dolcemente la punta e poi scese e risalì per tutta la sua lunghezza, ascoltando ogni suo singolo gemito. Ritornata al punto di partenza lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo.
    -Re-ebeca-a.- Rock stava perdendo la ragione. Si sporse verso di lei e le prese il volto, alzandola e baciandola -Girati …- le disse con le labbra ancora attaccata alle sue -… voglio darti piacere anch’io.-
    Senza discutere Revy fece come gli aveva detto e si mise a cavalcioni su di lui dandogli le spalle. Gli aveva appena ripreso in bocca il pene, quando lui le aprì le labbra e cominciò a leccarle la vagina, alternando movimenti rapidi ad altri più lenti, le succhiò il clitoride e poi la penetrò con la lingua. Revy fu talmente sorpresa da tanta foga da inarcare la schiena e stringere la presa sul pene di Rock, che invece di fermarsi aumentò il ritmo. -Rock, rallenta!-
    Lui però non l’ascoltava, la ragazza cercò di riprendersi e continuare a rivolgere le sue attenzioni al membro del partner, ma Rock la prese alla sprovvista per i seni e la sollevò, fino a metterla quasi seduta sulla sua bocca.
    -Rock …- ansimò -… fermati, altrimenti, io.-
    Il ragazzo continuò senza fermarsi, fino a farla venire.
    Ansimando, Revy si scostò da lui per poter riprendere fiato, ma Rock non era ancora soddisfatto. La fece sdraiare sulla schiena e la baciò, il sapore di lei e la saliva di lui si mischiarono nella bocca di Revy, mentre Rock le apriva le gambe e la sollevava leggermente, guidava il suo pene dentro il sedere di lei.
    -Rock, aspetta, lì …-
    Ma lui non aspettò, con un movimento fluido e delicato la prese da dietro, facendola sussultare.
    Revy non credeva di poter provare piacere anche in quel punto, invece, una nuova emozione si faceva largo dentro di lei, percuotendole tutto il corpo. Dopo poche spinte, si abituò subito alla nuova presenza iniziando a godere, mentre si aggrappava alla nuca di lui incrociando le mani. Stava per venire, di nuovo, quando Rock si fermò, uscì da lei e rientrò nella vagina.
    Revy gemette di piacere e si aggrappandosi ancora più stretta a lui, vennero entrambi. Esausti, ansimanti, crollarono sul letto, Rock le baciò le labbra, il collo e l’incavo tra i seni e vi adagiò dolcemente il capo, sospirando finalmente soddisfatto, mentre Revy giocherellava con le dita tra i capelli di lui.
    -Sai, forse dovremmo fare colazione!- esclamò Rock dopo un lungo sospirò.
    -Non sei ancora sazio?- gli domandò lei alludendo visibilmente ad altro.
    Il ragazzo sorrise e sollevò la testa -Di te? Mai!- Le diede un rapido bacio sulle labbra e prima di alzarsi le prese le lenzuola. -Resta qui, torno subito.- si mise i pantaloni del pigiama e andò a prendere un vassoio dal carrello della colazione, fortunatamente i contenitori termici avevano mantenuto calde le pietanze.
    -Perché ti sei rimesso i pantaloni?- gli chiese ad un tratto la ragazza, mettendosi a sedere.
    Rock sorrise posandole in grembo il vassoio e tornando a sedersi accanto a lei. -Perché … mi piace, quando mi spogli.- e le baciò una spalla.
    -Sei un pervertito, lo sai questo, vero?-
    -E ti dispiace?- le chiese lui baciandola.
    Sorrise. -No!- e ricambiò il dolce bacio.

    Finita colazione rimasero sdraiati a letto per tutta la mattina, contemplando la piacevolezza del dolce far niente. C’erano solo loro, il resto del mondo non contava, il resto del mondo non esisteva.
    -E … se andassimo via?- domandò ad un tratto Rock.
    -E dove vuoi andare? Non c’è niente di che a Roanapur, lo sai!- rispose Revy accoccolata sul petto di lui, mentre si lasciava accarezzare i capelli sotto la nuca, avendo tutta l’aria di un pericoloso felino assonnato durante l’ora del riposino pomeridiano.
    -No! Io, io intendevo via, da Roanapur!-
    La ragazza sollevò la testa per guardarlo.
    -Se andassimo via, potremmo … vivere una vita normale.-
    -E dove dovremmo andare?- gli chiese ironica.
    -Potremmo andare ovunque, dato che ti piacciono i posti caldi potremmo andare su un’isola tropicale, magari, non troppo affollata …-
    -E di cosa potrebbero mai vivere un impiegato tecnicamente morto e … io?-
    -Potremmo … aprire un bar! Pensa, tutto l’anno in costume.-
    -Sì! Tu mi ci vedi a servire ai tavoli!?- continuò sempre lei con fare ironico.
    -Veramente ti immaginavo di più come buttafuori!- ci scherzò sopra lui. -E poi, potresti dare lezioni di sub ai turisti! Il corso per il brevetto non dovrebbe essere molto lungo.- continuò serio.
    -Rock …- la voce di Revy era grave e triste -… l’unica cosa che so fare nella mia dannata vita è sparare e uccidere, cosa, come potrei fare qualcos’altro? Come potrei, lasciarmi tutto questo alle spalle, come potrei, lasciare Roanapur? Ormai … questa città, mi è entrata dentro, ha infettato le mie carni, il puzzo di morte, mi ha fatto marcire i polmoni e l’anima … Però, tu …- cominciò a tremale la voce -… tu non sei come me! Tu puoi ancora salvarti, andartene, puoi…-
    -Io non vado da nessuna parte, senza di te.- la interruppe bruscamente lui. -Revy, ascolta, noi siamo entrambi giovani, e sebbene tu sia una testa calda, non sei una stupida, se lo volessi potresti fare qualsiasi cosa tu voglia e poi saremo insieme. Io sarò la tua forza, e tu sarai la mia.- le accarezzò dolcemente il viso.
    -Rock, io …- abbassò lo sguardo -… io non lo so! Io … io devo pensarci!-
    -Va bene!- sospirò piano -Vieni qui!- e la trasse a se stringendola forte fra le sue braccia.

    Il pomeriggio passò silenzioso e tranquillo, Revy e Rock passarono la maggior parte del tempo a dormire, dato che la notte prima non avevano chiuso occhio. Quando arrivò l’ora di cena, mangiarono silenziosamente, fecero una doccia veloce e tornarono a letto.
    Da quando si erano svegliati, quella sera la tensione era palpabile, faticavano persino a guardarsi. I due giorni d’evasione erano ormai giunti al termine e … nel peggiorare dei modi.
    Rock le aveva praticamente chiesto di andarsene, andare a vivere insieme, gestire un’attività, crearsi una nuova vita e magari una famiglia. Ma se poi niente di tutto questo avesse funzionato, non le sarebbe rimasto niente, sarebbe stata di nuovo sola e avrebbe finito col ripiombare nell’oscurità dalla quale Rock la stava salvando. Poteva davvero rischiare così tanto? Un doppio salto mortale con avvitamento, senza rete di sicurezza, per entrare in un mondo di luce e migliaia di colori rischiando di cadere nelle tenebre, oppure rimanere nel suo rassicurante mondo grigio, fatto di polvere da sparo e certezze?
    Rock dal canto suo si sentiva un’idiota, si era lasciato trasportare dal momento, senza pensare alle conseguenze. Era troppo presto e lui ha bruciato le tappe, anzi no, le aveva proprio disintegrate. Percepiva l’angoscia di Revy e avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare indietro e tenere la bocca chiusa. Se solo avesse aspettato. Ma aspettare cosa? In un posto come quello, col lavoro che facevano, potevano morire entrambi in ogni momento. La verità era che in quella città dimenticata da Dio, non c’era mai un momento perfetto, ma ogni momento era buono per morire.
    Rock sospirò rumorosamente -Revy, ascolta…-
    La ragazza si voltò verso di lui così velocemente che se ne rese conto solo quando lei lo baciò zittendolo -Schhh!- lo baciò ancora, un bacio dolce, delicato, come se avesse paura di frantumarlo in mille pezzi. -Fa l’amore con me!- gli chiese con un filo di voce.
    Delicatamente Rock le accarezzò una guancia e col cuore colmo di dolore la baciò. Perché sapeva che quello era un addio, era un no alla sua domanda, era un no a loro due lontano da Roanapur. Quella notte fecero l’amore come fosse l’ultima volta, in modo disperato e dolce, cercando di appagare ed unire le loro anime più che potevano. Perché anche se domani fossero stati vicini, sarebbero stati lontani, ma le loro anime sarebbero rimaste insieme per sempre.

    La mattina dopo non ebbero bisogno di svegliarsi, non avevano chiuso occhio, avevano passato la notte a guardarsi, a baciarsi, ad accarezzarsi, a stringersi e a fare l’amore. Sperando segretamente, che il tempo si fermasse e che li lasciasse in quel limbo di felicità e semplicità.
    -È ora!- disse tristemente Rock guardando l’orologio.
    -È ora.- ripeté Revy accarezzandogli una guancia. Il ragazzo le prese la mano e le baciò il palmo sospirando dolorosamente, cercando di buttare fuori tutta la sua frustrazione.
    Si alzarono, si vestirono e raccolsero le loro cose. Ormai pronti a lasciare la camera, indugiarono sulla porta. Sospirando Revy prese l’iniziativa e posò la mano sulla maniglia, ma Rock la fermò.
    -Aspetta.- non sapeva più cosa fare, cosa dire per avere anche solo un attimo di più, solo con lei.
    -Ho paura, Rock.- ammise alla fine -Tu sei l’unica persona, l’unico uomo, che riesca a spaventarmi e darmi sicurezza e pace allo stesso tempo.- deglutì -Quindi …- sospirò -… da quando usciremo di qui, sarà come se non fosse successo niente. Se si venisse a sapere, qualcuno potrebbe usalo contro di noi e farci del male … E … se dovessi perderti, non credo che riuscirei a superarlo.-
    Rock, sotto la sua presa, avvertì la mano di lei tremare. -Ascolta!- si umettò le labbra -Qualsia cosa tu decida, qualsiasi cosa tu voglia, io resterò con te e farò come desideri … ma sappi, che ogni qual volta che saremo soli, ogni qual volta ne avremmo la possibilità … io, ti farò mia.- sorrise -Beh! Sempre se tu sia d’accordo!-
    Lei sorrise malinconica.
    Delicatamente le baciò la fronte e respirò per l’ultima volta il suo profumo.
    -Ti amo Rebecca … ti amo Revy … ti amo Two Hands. Amo tutto di te.-
    Revy si voltò verso di lui. -Ti amo anch’io.-
    Si alzò sulle punte e dopo un ultimo, dolce e delicato bacio uscirono dalla stanza dall’albergo che aveva rivelato i loro veri sentimenti e che li aveva uniti nel corpo e nell’anima.
    E come un fiore che sboccia nel deserto è il più raro e bello di tutti, così un amore che sboccia nella città di Roanapur, dove la morte e la perdizione camminano a braccetto, è il più forte e puro del mondo.


    -fine-

     
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