Dragon Ball Kōsei no

Reboot di DBZ (con crossover con varie serie)

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    Per stabilizzare l'entropia nell'Universo è necessario un dispendio di energia da parte delle Maghe, ragazze che hanno stretto un contratto con esseri denominati Incubator che danno loro poteri straordinari da usare contro le Streghe, entità che minacciano la vita degli umani.
    Bella descrizione, eh? Il classico prologo di un qualsiasi majokko.
    Purtroppo, una realtà ben più oscura si cela dietro tutto questo. E come se non bastasse, il Cosmo intero è minacciato dalle mire di un malvagio tiranno galattico apparentemente invincibile. L'unica speranza per sconfiggerlo è un guerriero leggendario, che appare una volta ogni mille anni: il Super Saiyan.


    www.youtube.com/watch?v=Lm77VCkf_do

    Pianeta Vegeta - Anno 737

    Bardack si trovava di fronte a Freezer. Era arrivato il momento. Avrebbe salvato tutta la sua razza … Gine … Radish … Kakaroth … sì … ce l’avrebbe fatta … se lo sentiva!
    - “IN GUARDIA, FREEZER!” - il saiyan si lanciò all’assalto del tiranno, sconfiggendo le intere file di scagnozzi che gli si paravano davanti. Poveri stupidi … non potevano assolutamente competere con la forza di un rappresentante della più potente razza dell’Universo! Lui avrebbe salvato sua moglie e i suoi figli … avrebbe vendicato i suoi amici caduti in battaglia … avrebbe salvato il suo popolo!
    Liberatosi di quelle carni da macello, si trovò solo di fronte alla causa di tutti i mali del pianeta Vegeta, l’uomo che si era fregiato del titolo di amico dei saiyan, ma che li aveva traditi appena ne aveva avuto l’occasione.
    Non c’era più tempo per i rimorsi. Adesso gli restava solo una cosa da fare: vendicarsi.
    - “Eheheheh … perfetto … questo cambierà ogni cosa … il destino del pianeta Vegeta … il mio destino … quello della mia famiglia … ma soprattutto … il tuo … E’ LA TUA FINE, FREEZER!!” - e il guerriero scagliò addosso al tiranno il suo colpo più potente: il Giavellotto della Rivolta.
    Tuttavia, Freezer alzò il dito indice, e ridendo sadicamente creò una gigantesca Supernova che inghiottì l’attacco dell’avversario come se nulla fosse.
    Bardack era pietrificato di fronte alla superiorità del nemico - “NO, NON CI CREDO!” -
    La gigantesca massa continuò a crescere a dismisura, mentre il suo creatore continuava la sua malefica risata. Arrivata a un certo punto si bloccò, e con il solo movimento del dito Freezer la lanciò addosso al pianeta Vegeta, non curandosi che lungo la sua traiettoria vi fossero molti dei suoi fedeli sudditi.
    Bardack fu colpito in pieno dalla Supernova, e il suo corpo cominciò lentamente a vaporizzarsi. Il dolore era talmente lancinante che neanche lo sentiva. L’unica cosa che riuscì a fare fu pronunciare queste parole - “Nooooo … Kakaroth … figlio … mio …” -
    Ora che lui e Gine non ci sarebbero stati più, allo stesso modo, molto probabilmente, anche Radish, chi avrebbe provveduto a lui? Chi lo avrebbe protetto dalle grinfie dei Demoni del Freddo? Suo figlio era solo … l’ultimo membro della loro razza …
    Eppure … in quello stesso istante i poteri ricevuti dal Kanassiano che gli avevano permesso di predire il futuro della sua specie gli concessero un’ultima visione: suo figlio, adulto, si trovava di fronte a Freezer. E mentre questi era da solo, Kakaroth aveva dietro di sé un vero e proprio esercito, composto da esemplari di ogni specie esistente nell’Universo. Non sarebbe stato solo … lui … avrebbe trovato degli amici … alleati … gente di cui lui si poteva fidare … esattamente come Bardack con i suoi compagni.
    - “KAKAROOOOOOOTH …” - furono le sue ultime parole prima di sparire per sempre, assieme al pianeta Vegeta.

    Son Gohan quel giorno aveva fatto una gran bella raccolta di canne di bambù. Era stato piuttosto massacrante, ma ne era valsa la pena. Si meritava proprio una cenetta con i fiocchi! Chissà cosa avrebbe potuto cucinare … forse una bella bistecca di orso … oppure dei croccanti rospi fritti! Al solo pensiero ebbe l’acquolina in bocca.
    I suoi pensieri culinari furono interrotti da uno strano suono, che ruppe la quiete del ruscello vicino al quale si trovava. L’anziano, mosso da curiosità, cercò la fonte di quella specie di guaito, e frugando tra i cespugli la trovò. Ciò che vide lo lasciò senza parole: a fare quel trambusto era un neonato dai capelli neri a ciuffo di carota che piangeva, chiuso in una sorta di grosso globo metallico!
    L’uomo, incuriosito, lo sollevò da terra, e notò con suo ulteriore stupore che aveva una coda! Di fronte a quella rivelazione scoppiò a ridere - “Ohohoh … ma questo piccolino ha una coda! Ahahahahah … non ti posso certo lasciare qui tutto da solo ora, no? Ti va di venire con me?” -
    Il bambino, di risposta, gli mollò un calciò in faccia che gli fece addirittura male!
    - “Ehi, ne hai di forza per essere solo un neonato!” - e ridacchiò nuovamente, assieme al suo piccolo interlocutore, che sembrava molto divertito dalla situazione - “Da questo momento sei il mio bel nipotino! Vediamo un po’ … che nome posso darti …” -
    L’anziano ci pensò un attimo, e trattandosi di un bimbo con la coda da scimmia e una forza sovrumana non poteva che trovargli nome più azzeccato - “Sì … ti chiamerai Goku, è di tuo gradimento?” -
    Goku sembrò rispondergli con una lieve risatina. E questo fu l’inizio della leggenda …

    Pianeta Terra, Anno 750

    Tomohisa Kaname, per la prima volta in vita sua, si stava dimostrando l’uomo tra lui e sua moglie Junko, sfrecciando con la sua macchina per le vie di Mitakihara, devastata dall’esercito del Red Ribbon. Quei maledetti erano venuti da un giorno all’altro, distruggendo tutto ciò che incontravano.
    E questo perché la loro città non si era voluta sottomettere al volere di quei nazisti. Come poteva esserci tanta malvagità al mondo? Dov’erano gli eroi quando servivano?
    Queste domande si faceva l’uomo, mentre cercava di scappare da quel caos assieme alla sua compagna e alla loro figlia di due anni, Madoka, che piangeva spaventata tra le braccia della madre.
    La sua bravura con le macchine da corsa gli aveva permesso di resistere fino a quel momento (dopotutto, aveva ereditato in parte i geni di suo padre, il due volte campione del mondo di Formula 1 Kenichi Kaname), ma non lo salvarono da una bomba, che impattò sul terreno a pochi metri da loro. L’onda d’urto fece sbalzare in aria la vettura, che ricadde pesantemente sulla strada a testa in giù.
    Il conducente rimase stordito per qualche secondo, e riprese conoscenza, assicurandosi per prima cosa delle condizioni di sua moglie e sua figlia.
    - “S … state bene?” -
    Junko, pur dolorante al collo, gli sorrise - “Sì … io e Madoka stiamo bene.” -
    Tomohisa ringraziò Kami. Se fosse successo qualcosa a loro … i suoi tesori …
    La famiglia uscì dunque dall’auto, trovandosi però di fronte un battaglione del Red Ribbon armato fino ai denti che puntava addosso a loro delle armi - “Arrendetevi, siete circondati! Consegnatevi a noi, e vi risparmieremo la vita!” -
    Il giovane imprecò: avevano fallito. Alla fine quei bastardi li avevano presi. Si mise le mani dietro la testa, mentre la sua consorte teneva stretta al petto la loro bambina, che continuava a piangere. Uno dei soldati, che evidentemente non gradiva i bimbi, urlò alla donna - “Ehi, stronza! Fa stare zitta quella mocciosa!” -
    Junko replicò - “Ma … è piccola!” -
    - “Non me ne frega niente, puttana! Zittiscila, altrimenti …” -
    La poveretta cercò di far calmare Madoka, e purtroppo si dimostrò inutile, continuava a urlare.
    - “Ok … ADESSO BASTA!” - e puntò il fucile addosso a loro, pronto a sparare. Tomohisa cercò di liberarsi per salvare sua moglie e sua figlia, ma un Red Ribbon gli diede un calcio nello stomaco che lo fece crollare a terra.
    Mentre sentiva Madoka piangere assieme a sua moglie riusciva solo a dirsi - “Sono inutile … non riesco … non riesco nemmeno a proteggere le cose più preziose della mia vita … Kami … aiutami … KAMI, AIUTAMI!” -
    Improvvisamente, quando tutto sembrava stesse volgendosi per il peggio, avvenne l’incredibile: i soldati furono tutti sbalzati in aria da una strana forza.
    Tomohisa alzò lo sguardo, e poté giurare di vedere una sorta di bastone che distruggeva i veicoli dei nemici.
    - “N … non è possibile …” -
    I membri del Red Ribbon che erano riusciti a rialzarsi cominciarono a scaricare le loro armi addosso al nuovo avversario, che tuttavia riusciva a deviare i loro colpi con la sua strana arma, rispedendoli al mittente.
    L’unico rimasto in piedi, alla fine, era il capo della combriccola, che fissava terrorizzato il salvatore della famiglia Kaname. A quel punto questi ultimi poterono vederlo da vicino, e rimasero sbigottiti: era … era un bambino! Un bambino dai capelli neri a ciuffo di carota, che indossava un kimono arancione con sopra stampato l’ideogramma della Tartaruga. Ma la cosa più incredibile di tutte è che dalla sua schiena spuntava … una … coda di scimmia!
    Il ragazzino osservava l’uomo con rabbia - “Ma ce l’hai un onore?! Attaccare una donna e una bimba indifese … sei un essere spregevole! BASTONE, ALLUNGATI!” - e il suddetto strumento colpì con un fendente micidiale il collo del bersaglio, spezzandoglielo di netto.
    Il bambino rimise l’arma nel fodero, e si girò verso i tre malcapitati - “State bene?!” -
    Tomohisa e Junko fecero solo cenno di sì con la testa, e lui sorrise - “Menomale!” -
    - “Ma tu … chi sei?!” - chiese la donna, esterrefatta.
    - “Io sono Son Goku, ma voi potete chiamarmi Goku!” -
    Il signor Kaname si diresse verso Goku, e lo abbracciò - “Grazie … grazie per aver salvato mia moglie e mia figlia … che tu sia benedetto da Kami, GRAZIE!” -
    Questi, piuttosto imbarazzato, rispose - “V … va bene … ma adesso … basta, la prego …” -
    I due si staccarono, e la prima cosa che notarono fu il fatto che Madoka aveva smesso di piangere, e anzi, sembrava sorridere e tendere le mani in direzione di Goku.
    - “P … pare ti voglia ringraziare …” -
    - “Va bene!” - Junko consegnò la piccola in braccio al ragazzo con la coda, e sembrava proprio attirata dalla stessa, facendo ridere questi - “Ah ah … ti piace la mia coda, eh?” -
    La piccola di risposta emise un urletto, poi biascicò delle parole - “Ma … do … ka … Ma … do … ka …” -
    - “Eh? Ti chiami Madoka, vero? Molto piacere, io sono Goku!” -
    La bambina dai capelli rosa di risposta strillò di nuovo, facendo divertire il guerriero - “Ehi, ti va se diventiamo amici, Madoka?” -
    - “Scì … scì!” -
    I due si guardarono negli occhi, e in quel momento le loro anime pure si toccarono, formando un legame che non si sarebbe mai più sciolto.
     
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    SAGA DEI SAIYAN - CAPITOLO 1 - UN MISTERIOSO GUERRIERO

    Il vento la stava colpendo in faccia, così come le goccioline d’acqua salata, scompigliandole i capelli.
    Era una situazione veramente fastidiosa, e dire che ci aveva messo ore a sistemarsi la sua chioma!
    - “Scusatemi se vado troppo veloce, ma non sto più nella pelle! Non vedo il mio amico Goku da anni, sapete com’è!” - urlava euforico Tomohisa Kaname, mentre sfrecciava con la sua macchina a propulsione aerea sull’oceano.
    Tuttavia, a placare il suo entusiasmo ci pensò la moglie Junko, che, presolo per la collottola della camicia, gli disse molto civilmente - “Se non rallenti ti giuro che ti scaravento in mare!” -
    - “E dai, tesoro! Anche a te manca molto il nostro vecchio amico!” -
    - “Lo so, ma non possiamo mica ammazzarci tutti!” -
    Madoka rise vedendo quella scena, per lei di ordinaria amministrazione, se non fosse che i ruoli tra i suoi genitori di solito erano invertiti. Anche il suo fratellino Tatsuya, in braccio a lei, sembrava divertito.
    Homura Akemi, che sedeva accanto a lei, era invece silenziosa, come al solito. Non riusciva a capire per quale motivo l’avessero invitata, se non che, essendo grande amica della ragazza dai capelli rosa, era considerata membro a tutti gli effetti della famiglia Kaname. Dopotutto lei non conosceva quel fantomatico Goku, nemmeno di vista. Sapeva a malapena della sua esistenza, era piccola quando lui aveva salvato il mondo dal Grande Mago Piccolo e poi da suo figlio. Madoka le aveva raccontato di aver visto di persona il 23esimo Torneo Tenkaichi, quello in cui Goku sconfisse l’erede del demone, e le poté assicurare che quello era stato un combattimento incredibile, molto più di una qualsiasi loro lotta contro una Strega.
    Il gruppo era finalmente arrivata alla loro destinazione: la Kame House. Si trattava di una casetta rosa in legno di due piani (probabilmente richiudibile in una Capsula) posta su un piccolissimo atollo, adatta per due, massimo tre persone.
    Tomohisa, sceso dalla macchina, bussò alla porta con un pacchetto in mano, e ad aprirgli fu uno strano vecchietto calvo, con una lunga barba, occhiali da sole, camicia hawaiana, bermuda, due infradito ai piedi e un bastone.
    - “Tomohisa Kaname, ce l’hai fatta a venire!” -
    - “Maestro Muten!” - lo salutò l’uomo, abbracciandolo calorosamente - “Quanto tempo! Saranno cinque anni!” -
    - “Eh, già! Ma tu resti sempre uguale, caro! Non hai nemmeno una ruga! Qual è il tuo segreto?” -
    - “Solo una dieta a base di verdure con poca carne e una vita priva di tensione!” -
    - “Ah, ah! Allora mi toccherà essere vecchio! Purtroppo non riesco a rinunciare ai piaceri della vita!” -
    - “A ognuno la sua croce!” -
    L’anziano si rivolse a Madoka, sfoggiando un grosso sorriso - “Madoka, come stai?! Mamma mia, quanto sei cresciuta!” - poi vide il bambino che lei teneva per mano, che lui accarezzò sulla testa - “Ah, questo deve essere il piccolo Tatsuya! Complimenti, Tomohisa, è proprio uguale a te!” -
    - “Grazie, Maestro …” -
    Questi si presento allora a Homura, stringendole la mano - “E’ un piacere conoscerti, Homura Akemi! Io sono il Maestro Muten Roshi! Sono felice che tu abbia accettato il mio invito!” -
    - “Il … il piacere è tutto mio …” - rispose timidamente la mora a capo chino. Anche se cercava di sembrare una dura, fare conoscenza con estranei la metteva sempre in imbarazzo.
    L’esperto di arti marziali, infine, si girò verso quella che per lui era sempre stata una visione celestiale: quel corpo perfetto, longilineo, una vera e propria Venere che aveva preso vita … cosa avrebbe dato per vederla senza nessun vestito … nuda come era stata generata …
    - “Junko …” - disse lui, mentre gli colava una bavetta dalla bocca - “Da quanto tempo … sei proprio diventata una bella MILF, lo sai?” - e cominciò a imitare con le mani il movimento con il quale di solito si palpano i seni.
    La cosa lasciò schifata Homura, che pensò - “Mamma mia, questo è un vecchio pervertito …” -
    L'oggetto dei desideri del vecchio sporcaccio non disse nulla. Semplicemente, gli sferrò un montante destro in piena faccia, spaccandogli gli occhiali da sole e facendolo volare in aria, ricadendo infine pesantemente al suolo.
    La cosa lasciò Homura esterrefatta, mentre Tomohisa e Madoka sembravano tranquilli, quasi come se fosse di normale amministrazione.
    - “Nonnino buffo!” - commentò invece Tatsuya, sfoggiando un innocente sorriso.
    Muten, visibilmente stordito, bisbigliò - “T … ti stavo facendo … un complimento … Junko …” -
    - “Te lo potevi pure risparmiare … ne avresti giovato in salute.” - la donna si rivolse poi a sua figlia - “Madoka, preparati. Fra qualche anno, quando sarai una ragazza bella quanto e anche più di me questo vecchio non ti lascerà un attimo in pace.” -
    La giovane rise all’affermazione della madre, più che altro per rassegnazione: non sarebbe mai stata bella o intelligente quanto lei. Era meglio essere realisti.
    A quel punto sentirono dei passi provenire dal piano di sopra - “Ehi, che sta succedendo?” -
    Madoka fu la prima a riconoscere quella voce - “Crilin!” -
    L’uomo comparve di fronte a loro, seguito a ruota da Tartaruga, e il suo volto assunse un’espressione gioiosa - “Tomohisa! Junko! Madoka! Siete arrivati, finalmente!” -
    La giovane lo abbracciò forte - “Crilin! Quanto mi sei mancato!” -
    - “Eh, eh! Sei proprio cresciuta, Madoka! Sei diventata una bella signorina!” -
    - “Tu invece sei il solito fico, anche se ti supero in altezza, ormai!” -
    - “Ehi!” - rispose lui, stizzito - “Io non sono mica così basso! Sono ancora più alto di te!” -
    - “Sei sicuro? Perché a occhio e croce …” -
    - “Tsk … è perché tu sei piena di capelli, mentre io me li rado! Per questo sembri più alta tu di me!” -
    - “Davvero?” - chiese Junko, che li misurò con un metro - “A me sembra invece che Madoka di poco ti …” -
    - “BASTA, PASSIAMO AD ALTRO!” - cercò di svicolare via dall’argomento Crilin. Per lui era difficile digerire il fatto di essere basso, figurarsi poi se veniva superato in altezza da una ragazzina delle medie!
    Per fortuna, fu salvato da un angelo speciale, che irruppe in casa senza bussare - “EHILA’!” -
    Gli occhi di tutti s’illuminarono, compresi quelli del Maestro, che si rialzò - “BULMA!” -
    La donna dai capelli turchini venne loro incontro - “Ragazzi, come state?! Sono cinque anni che non ci vediamo!” -
    - “Tutto bene, grazie!” -
    Si avvicinò a Muten, porgendogli una scatola - “Ti ho portato i dolcetti al liquore che ti piacciono tanto!” -
    Il vecchietto sorrise riconoscente - “Oh, grazie! Non dovevi disturbarti tanto! Bastava che mi concedessi una toccatina al seno!” -
    La giovane mollò un gancio destro sulla nuca del porco, che dolorante strillò - “Veramente … era solo uno scherzo …” -
    - “Ma davvero …” - rispose furiosa lei, senza nemmeno rivolgergli lo sguardo.
    Junko la abbracciò forte, urlandole - “Bulma, quanto tempo!” -
    - “Junko! Ma guardati, sei come il vino: più vai avanti con gli anni, più diventi bella!” -
    - “Grazie, cara! Anche tu sei migliorata! Sembri proprio una giovane donna in carriera!” -
    La Brief rise con un po’ di spavalderia. Era una tipa molto vanitosa, le piaceva che le facessero i complimenti sul suo aspetto. Si rivolse dunque verso Madoka - “Ehi, Madoka! Mamma mia, sei proprio diventata una bella ragazza!” -
    - “G … grazie …” - arrossì la rosa.
    - “Ma di cosa! Guardati! Scommetto che tutti i maschi della tua scuola ti faranno la corte!” -
    - “N … non esageriamo …” -
    - “Ma chi esagera! Ricordati: il segreto di noi belle ragazze è far aspettare i nostri pretendenti! Bisogna saperli cuocere a fuoco lento, selezionarli, sennò finisci per passare da un fidanzato all’altro e fai la figura della donna di facili costumi!” -
    Bulma rivolse poi il suo sguardo su Homura - “E tu chi sei? Un’amica di Madoka?” -
    - “S … sì …” - rispose lei timidamente - “Io … io sono Homura … Homura Akemi …” -
    - “Che bel nome! Akemi … suona simile a ‘fuoco’! Che forza! Scommetto che sei una tipa tosta!” -
    - “N … no … ma che dice …” -
    - “Nah! Una donna lo vede lontano un miglio! E poi, non mi dare del ‘lei’! Ho solo 25 anni!” -
    - “Ma non ne dovresti avere 27?” - le chiese, scettico, il Genio delle Tartarughe. Di risposta, lei, permalosa com’era, gli mollò un calcio nello stinco, facendolo saltellare dal dolore.
    - “MALEDUCATO! NON SI CHIEDE L’ETA’ A UNA SIGNORA!” -
    Homura la fissò impaurita: e questo voleva dire tanto.
    Crilin ruppe gli indugi - “A proposito, Bulma, dov’è Yamcha?” -
    Quest’ultima assunse un’espressione di pura ira - “YAMCHA?! QUELLO STRONZO?! Non voglio averci più niente a che fare! Non l’ho neanche avvisato che oggi ci saremmo riuniti! POSSIAMO DIVERTIRCI ANCHE SENZA QUEL ROMPISCATOLE!” - e concluse il tutto con una risata isterica.
    I presenti osservavano la scena basiti, e il Maestro Muten disse - “L’avrà di nuovo trovato a letto con un’altra. Come si dice, l’allievo supera il maestro …” -
    - “Eh, già …” - rispose Crilin.
    Akemi guardava il tutto perplessa: era davvero così felice Madoka della sua vita? Aveva davvero intorno a sé così tanta gente che le voleva bene? Lei neanche sapeva quale fosse stata l’ultima volta che si era trovata con qualcuno che non fossero Kaname, Mami, Kyoko e Sayaka. Non aveva alcuna vita al di fuori di quella da Puella Magi. Forse se avesse ricominciato a vivere come una persona normale quando non era impegnata a combattere avrebbe risolto molti dei problemi che attanagliavano la sua anima. E forse avrebbe trovato il coraggio di mettere tutte le cose in chiaro con Madoka riguardo al loro rapporto.

    Il contadino aveva appena finito di lavorare il suo raccolto, quando davanti a lui vi fu un’esplosione.
    - “Ma cosa …” - esclamò l’uomo, vedendo il grosso polverone davanti a sé. Sapeva che non era un fenomeno normale, che avrebbe dovuto subito chiamare la polizia, ma la curiosità lo spinse a prendere il suo furgone e andare a vedere cosa fosse successo - “Sarà un meteorite?? Un UFO??” -
    Arrivato sul luogo dell’impatto, constatò che, qualsiasi cosa fosse atterrata lì, aveva lasciato un cratere gigantesco - “Menomale che non è caduto sul mio raccolto, o sui miei capi di bestiame! Sarebbe stata una disgrazia!” -
    Il fumo cominciò a diradarsi, svelando l’oggetto non identificato, e il contadino rimase stupefatto da ciò che vide: era una strana navicella di forma circolare, simile in tutto e per tutto a quella che aveva visto una volta in un film alla tv.
    - “S … sarà un UFO?!” -
    A differenza di molti altri contadini, lui credeva che esistesse vita al di fuori del nostro pianeta, e forse ne aveva finalmente davanti la prova. Ma la domanda era: sarebbe stato un alieno pacifico quello che sarebbe uscito dalla capsula? Oppure sarebbe stato ostile? Per sicurezza, decise di portare con sé il suo fidato fucile, che non aveva mai sbagliato un colpo.
    Il portellone della navicella si aprì, e da lì uscì la figura. Era assimilabile a quella di un essere umano, solo più alto, muscoloso e con lunghi capelli neri, che arrivavano quasi a toccare terra. Indosso aveva una specie di armatura, a metà tra quella degli antichi romani e dei samurai.
    Il contadino era pietrificato. Quel tipo sembrava non avere buone intenzioni, a giudicare dal suo sguardo e da come si guardava intorno.
    A quel punto l’essere parlò - “Allora la gente di questo pianeta è ancora viva … cosa sta aspettando Kakaroth?” -
    L’agricoltore puntò la sua arma contro lo strano alieno - “Ehi … c-chi diavolo sei?!” -
    In quell’istante notò che all’orecchio sinistro quel tipo portava una specie di congegno, con uno schermo a lente che copriva il suo occhio. Questo cominciò a emettere strani suoni, formando delle strane immagini. Il suo proprietario rise, rivolto all’umano - “Tsk … il tuo livello combattivo è solamente 5 … un rifiuto …” -
    Si avvicinò a passi lenti verso il suo “avversario”, che, spaventato, gli sparò un colpo di fucile. Come se nulla fosse, bloccò il proiettile con una sola mano, e lo rispedì al mittente. Il contadino fu sbalzato in aria dall’impatto, finendo contro il suo furgone, senza vita.
    - “Bah … che popolo debole …” -
    All’improvviso il suo apparecchio, conosciuto come “scouter”, cominciò a emettere bip freneticamente - “C’è qualcuno con una grande potenza! Alla distanza di 4880 … KAKAROTH?!” -
    L’uomo si diresse verso il segnale volando a tutta velocità, ma arrivato sul luogo rimase deluso: non era chi cercava, bensì un uomo dalla pelle verde, con orecchie a punta, vestito di un abito viola, un mantello e un turbante.
    Riconobbe subito a che razza appartenesse - “Un namecciano?! Cosa ci fa qui?!” -
    Il muso verde lo guardò contrariato - “Ehi, chi diavolo sei? Hai bisogno di me?!” -
    - “Tsk … non ho bisogno di niente da te …” -
    - “E allora cosa vuoi?! Vuoi forse morire?!” -
    Quello era un tipo tosto. Doveva ammettere che un po’ gli piaceva - “Wow … sembri molto coraggioso …” - premette dunque un bottone sul suo scouter, rilevando il suo livello di potenza, che lo lasciò sinceramente sorpreso - “Però! Il tuo indice combattivo è di 322! Non male! Ma non pensare di poter competere con me!” -
    Il namecciano si sentì preso in giro - “Ma che cosa vai blaterando?! Sparisci, o ti faccio fuori!!” -
    L’altro non si mosse di un millimetro, e continuava a sorridergli spavaldo. La cosa fece infuriare il Demone conosciuto come Piccolo, che urlò - “BASTA! MI HAI STANCATO! ONDA DEMONIACA!” - e dal palmo della sua mano partì un colpo energetico che prese in pieno l’avversario. Il guerriero pensò che fosse finita, quando ecco che dal polverone riemerse quel tipo, totalmente illeso.
    - “Coff … coff … un’ottima tecnica per sollevare la polvere …” -
    Piccolo era paralizzato dal terrore: cosa diamine era quello?! Non era possibile che ci fosse un essere più potente di lui sulla Terra … l’unico che poteva avere un potere pari al suo era Son Goku!
    - “Adesso tocca a me … ti farò vedere una mia tecnica come esempio …” -
    Non sapeva cosa fare. Quell’uomo era un vero mostro. Sarebbe forse finita così?! Lui, il figlio e reincarnazione del Grande Mago Piccolo, sarebbe stato ucciso in un solo colpo da un avversario senza nome?!
    Pur essendo un Demone, sembrava che qualcuno lassù, o là sotto, lo amasse, visto che il suo nemico improvvisamente fu distratto da quel marchingegno che portava al viso - “Percepisco un altro grande potere … è alla distanza di 12909 … è il più grande potere su questo pianeta … SARA’ SICURAMENTE KAKAROTH!” -
    L’alieno spiccò nuovamente il volo, lasciando solo l’individuo dalla pelle verde, che crollò in ginocchio, pieno di rabbia - “No … non è possibile … non sono riuscito a muovermi … per la paura …” -
    Intanto, il misterioso combattente sfrecciava a velocità ultrasonica per i cieli della Terra - “HAI PERSO L’ORGOGLIO DI ESSERE UN SAIYAN … I PIU’ FORTI GUERRIERI DELLO SPAZIO?! DOVE SEI, KAKAROTH?!” - e nella sua mente si formò un’immagine che noi già conosciamo: un bambino dai capelli neri a ciuffo di carota, e dalla cui schiena spuntava una coda di scimmia.

    L’atmosfera alla Kame House era di puro divertimento: tutti ballavano seguendo la musica, sparata a tutto volume, spassandosela alla grande. Tutti tranne Homura, che restava seduta a fissare il suo drink analcolico. Non ci riusciva proprio a essere sciolta, a lasciarsi andare. Dopo tanto tempo, tante timelines nelle quali era dovuta essere qualcun’altra non riusciva ad essere sé stessa. Le risultava così … strano …
    - “Non riesci proprio a divertirti, eh?” - le chiese Madoka, che si sedette sul cuscino accanto al suo.
    - “M … mi dispiace …” -
    Questa la prese per mano, guardandola negli occhi - “Devi stare tranquilla. Capisco assolutamente quello che hai passato, non c’è bisogno che tu trovi delle scuse.” -
    Akemi fece cenno di sì con la testa. Lei era così comprensiva … così … così …
    - “Senti, Madoka …” -
    - “Sì?” - le sorrise, guardandola negli occhi.
    - “Io … io …” - ma non riusciva a dire le parole fatidiche - “Cazzo, Homura … trovalo questo coraggio!” -
    - “Ehi, qui si sta dando un bel party, a quanto vedo!” -
    I presenti restarono per un attimo pietrificati, poi Crilin strillò - “E’ … E’ LA VOCE DI GOKU!” -
    Tutti corsero fuori di casa, e allora ecco che lo videro: era il Son Goku di sempre, con la sua tuta arancione, i suoi capelli neri, il suo grosso sorriso. Con però una sorpresa: aveva un bambino in braccio.
    La prima che lo venne a salutare fu Madoka, che lo abbracciò forte - “GOKU!” -
    - “Ehi, Madoka! Mamma mia, quanto sei cambiata!” -
    - “Tu invece resti sempre lo stesso!” -
    - “Ehilà, Goku!” - lo accolse invece Crilin - “Che ci fai con quel bimbo? Adesso lavori come babysitter?” -
    La giovane Kaname notò però un dettaglio in quel bambino: aveva una coda. Proprio come Goku quando aveva la sua età.
    - “Goku … quello è tuo figlio?” -
    - “Eheh … esatto, Madoka!” -
    Gli altri restarono shockati dalla rivelazione - “EH?! E’ … E’ TUO FIGLIO?!” -
    - “Sì, certo. Mi assomiglia, eh?” - poi mise giù il bimbo - “Su, saluta.” -
    - “B … buongiorno …” - rispose timidamente quest’ultimo.
    - “B … buongiorno …” - disse a tono Bulma.
    - “Si chiama Son Gohan.” -
    Il Maestro Muten esclamò - “SON GOHAN! Come tuo nonno!” -
    - “Esatto!” -
    - “Wow …” - sussurrò Crilin, basito.
    - “Quanti anni hai, Gohan?” - chiese la Brief al piccolo.
    - “Ho … ho quattro anni …” -
    Improvvisamente, Junko e Tomohisa si misero appiccicati a Goku, seguiti subito dagli altri adulti, e la prima gli sussurrò all’orecchio - “Allora alla fine anche tu hai … sai …” -
    - “Cosa?” - chiese ingenuamente l’uomo.
    - “Lo sai …” - s’intromise il Genio - “Bow-chicka-wow-wow!” -
    Ciò rese il diretto interessato ancor più confuso - “Cosa significano questi suoni?” -
    Silenzio tombale.*
    Decisero di cambiare argomento, osservando Gohan che giocava con Tatsuya e Madoka, mentre Homura restava a distanza, fissando Goku. Era incredibile … quello era il leggendario Son Goku … quello che era a tutti gli effetti l’eroe di Madoka. Era incredibile … le somigliava tantissimo. Non nell’aspetto fisico, certo, però quello sguardo … innocente … puro … erano uguali. Anzi, a dirla tutta Goku sembrava rispetto a lei più … felice. Lo sguardo della sua amica aveva sempre un velo di malinconia, di tristezza, cosa che non era presente in quello del guerriero. Anzi, poteva dire che fosse il ritratto della gioia fanciullesca.
    - “Quindi tuo figlio ha la coda, come te?” -
    - “Esatto, Bulma.” -
    - “Ma … non gli è mai successo niente di strano?” -
    - “Di strano?” -
    - “Per esempio … in una notte di luna piena … non è cambiato?” - gli domandò Muten.
    - “Notte di luna piena? Boh … andiamo sempre a dormire molto presto. Ma perché?” -
    - “NIENTE … NIENTE!” - urlarono tutti all’unisono, compresi i coniugi Kaname. Tutti, a parte Madoka, sapevano che, quando aveva la coda, Goku si trasformava nelle notti di luna piena in un grosso scimmione.
    - “Ehm … Goku, tuo figlio è forte quanto te?” - chiese Crilin.
    - “Ecco … credo che lui abbia una grande forza, però …” - e l’espressione sul volto dell’uomo divenne contrariata - “Chichi non vuole che si alleni, altrimenti si arrabbia.” -
    - “Perché? Lo considera uno spreco di energie?” -
    - “Esatto. Dice che allenarsi sia inutile, ora che siamo in pace.” -
    - “Sì … in pace …” - si disse sarcastica Homura - “Nessuno sa le sofferenze che patiamo noi Puellae Magi … nemmeno tu, eroe …” -
    - “Ahah! Quella maschiaccia di Chichi è diventata proprio una madre all’antica!” -
    Bulma notò un particolare - “Ehi, Goku … ma quella attaccata al suo cappello è una Sfera del Drago?” -
    - “Esatto!” - rispose questi - “E’ la Sfera delle Quattro Stelle, quella di mio nonno! E a casa abbiamo anche quelle delle Tre e delle Sei!” -
    - “Le Sfere del Drago … che nostalgia …” -
    Homura, incuriosita, domandò a Madoka - “Ehi … ma … cosa sono queste Sfere del Drago?” -
    - “Non te l’ho detto? Sono delle sfere magiche dalle quali una volta riunite può essere evocato un drago!” -
    - “Un … un drago?!” -
    - “Sì! E’ una vera bomba!” - urlava la rosa, estasiata - “Può esaudire qualsiasi desiderio, anche riportare in vita i defunti! Una volta l’ho visto che lo faceva con Muten, Crilin e un altro nostro amico, Jaozi!” -
    La cosa lasciò Akemi senza parole. Era incredibile … un drago … capace di esaudire qualsiasi desiderio … anche resuscitare i morti … era potente quanto quello concesso a chi diventava una Puella Magi … e in cambio voleva solo sette sfere … forse … poteva … sì … era possibile … forse …
    Improvvisamente, Goku ebbe un sussulto - “Sta arrivando qualcuno! Un’aura maligna!” -
    - “COSA?!” - chiesero tutti quanti - “E’ … E’ PICCOLO?!” -
    - “No … non è lui … è … è ancor più … negativa …” -
    - “EH?!” -
    Tutti erano in preda al terrore. Come poteva esistere uno ancor più forte e malvagio di Piccolo?!
    Homura era pronta, in procinto di toccare l’anello contenente la sua Soul Gem, ma Madoka la fermò - “No, non farlo.” -
    - “Ma …” -
    - “Tranquilla.” - la guardò ritta l’amica - “Non ce n’è bisogno. Noi abbiamo Goku, ci penserà lui.” -
    La mora era scettica al riguardo, soprattutto in base all’espressione del Son, che sembrava visibilmente preoccupata. Tuttavia, le volle dare fiducia - “Va bene.” -
    All’orizzonte comparve una figura in volo, che subito atterrò di fronte a loro: era un uomo alto, muscoloso, con lunghi capelli neri e indosso un’armatura nera con innesti arancioni.
    Questi sembrava avere attenzione solo nei confronti di Goku - “Eheh … sei cresciuto, Kakaroth … ma ti ho riconosciuto subito … sei uguale a nostro padre.” -
    - “Eh?!” - esclamò il diretto interessato, confuso.
    - “Ehi, e tu chi diavolo sei?!” - chiese Crilin allo strano figuro.
    Di tutta risposta, l’ultimo lo ignorò bellamente, continuando a rivolgersi all’altro - “Kakaroth, devi darmi una spiegazione! La tua missione era quella di annientare gli esseri umani! Che cosa stai facendo?!” -
    Tutti rimasero senza parole. Chi era quel tipo? Perché chiamava Goku “Kakaroth”? Che intendeva con “annientare gli esseri umani”?
    - “Ehi, signore!” - lo provocò incautamente il pelato - “Non so chi sia, ma se ne vada subito! Già ubriaco a quest’ora, eh?” -
    - “CRILIN! STAGLI LONTANO!” - strillò Goku, ma inutilmente. L’amico fu spedito da quel guerriero misterioso contro la Kame House, sfondandola.
    - “CRILIN!” - urlarono i presenti all’unisono.
    Il ragazzo era stato colpito da quell’uomo, ma non con le braccia o le gambe, bensì …
    - “N … no … non è possibile …” - sussurrò Madoka, pietrificata dal terrore - “LA CODA!” -
    Quella che gli spuntava dalla schiena era una coda marrone di scimmia … la stessa che avevano Goku e Gohan.

    Video

    *Questa è una citazione a una scena di Dragon Ball Z Abridged, una famosa parodia della serie originale. E' bellissima, correte a vederla. XD
     
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