Halloween

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    HALLOWEEN



    Premetto che scrivere non è mai stato nei miei programmi, anzi. Ho sempre odiato la scrittura, sin dai tempi della scuola. Il motivo per cui oggi impugno una penna e incido parole su carta sarà rivelato durante il racconto. Spero di riuscire a trovare il coraggio di... Ricordare.

    Era la notte di Halloween, la festa in cui gli spiriti prendono vita per un giorno, girovagando per la città, pronti a terrorizzare tutte le persone che osano sfidarli; ovviamente l'essere umano, come ipotizzava Einstein, ha una stupidità illimitata. E quella notte un gruppo di ragazzi ne diedero la conferma. Nel caso ve lo steste chiedendo, in quel gruppo ero presente anch'io.

    Mancavano un paio di ore per la mezzanotte quando, assieme a tre miei amici, decidemmo di fare una follia. Per quanto mi riguarda non ho mai dato troppa importanza alle “storielle” horror, ho sempre pensato che fossero state create per spaventare i creduloni. Essendo tutti e quattro scettici, pensammo di mettere alla prova il coraggio di ognuno tramite un rituale esoterico che consisteva nell'invocare degli spiriti che, secondo quanto riportato dal libro che scegliemmo, ci avrebbero messo alla prova con delle sfide da superare e, nel caso avessimo fallito, quegli spiriti sarebbero rimasti per sempre con noi. Ovviamente la prendemmo come una burla, e decidemmo di agire.

    Non era un semplice rituale come gli altri, non bisognava circondare un cerchio con delle candele e disegnare simboli esoterici sul pavimento, era qualcosa simile ad un'avventura, e la cosa ci intrigava parecchio. Ricordo che comprammo il libro su internet a poco prezzo. In quel momento non arrivammo a pensare che, molto probabilmente, il proprietario voleva disfarsene il prima possibile. Ad ogni modo, il rituale consisteva nel compiere alcune azioni, iniziando allo scoccare della mezzanotte, quando, secondo la leggenda, la porta dell'inferno si sarebbe aperta. Nella nostra città, la notte di Halloween, alcune famiglie addobbavano le proprie case per renderle più “spettrali”, modificandole in percorsi horror, negozi occulti e chi ne ha più ne metta; ho aperto questa parentesi perché la prima prova del rituale era proprio cercare una casa che fosse stata addobbata come un negozio di magia nera.
    Eravamo pronti per l'avventura, inconsapevoli di ciò che ci aspettava.

    Le campane della città iniziarono a suonare. Voci di bambini e adulti per le strade si udirono. Era scoccata la mezzanotte. Le porte dell'inferno erano state aperte. Per una sola notte. E noi, spensierati, iniziammo a vagare per la città con in mano il libro. Ci vestimmo completamente di nero, senza alcun particolare. Come voleva il libro. Cominciammo a girovagare per le strade in cerca di quel macabro negozio di magia nera. Girammo per mezz'oretta, quando davanti a noi si presentò una donna anziana con in faccia una maschera ed in mano un ciondolo. Era possibile solo intravedere gli occhi attraverso piccoli buchi su quella maschera senza espressione né colore. Ci porse il ciondolo e con una voce fredda e tremante ci indicò la via...

    «Da quella parte...» disse, puntando con il suo dito raggrinzito verso una casa situata al centro di un giardino.

    Inquieti, la ringraziammo e ci dirigemmo verso la casa da lei indicata. Mentre ci allontanavamo, sentimmo esclamare qualcosa...

    «Sciocchi che non siete altro!»

    Quando ci voltammo, l'anziana e inquietante donna mascherata, era scomparsa. Cominciavamo a chiederci cosa stesse succedendo, ma il nostro scetticismo prevaleva ancora su ogni pensiero che tutto ciò potesse essere qualcosa di paranormale.
    Entrammo nel giardino malandato. L'erba appassita e la mancanza di luci esterne rendevano l'atmosfera non poco inquietante.

    «Davvero un lavoro eccellente.» pensammo.

    Sulla porta di legno vi erano incisi strani simboli, come stelle, occhi, croci eccetera. Non c'era un campanello, bisognava bussare direttamente alla vecchia maniera. Cominciai a battere lentamente i pugni sulla porta. Qualcuno ci aprì. Un uomo, sulla cinquantina, con una benda sugli occhi.

    «Benvenuti nella bottega di Trevor Doom. Di cosa avete bisogno?»

    Strano come l'uomo riusciva a muoversi per la casa nonostante la benda coprisse completamente entrambi gli occhi, pensammo che ci fosse qualche trucco sotto. Sembrava proprio che l'uomo avesse dedicato gran parte del suo tempo per addobbare quella casa, e ci era riuscito bene.
    Il libro chiedeva che venisse fatta una domanda al negoziante, una domanda che a noi sembrava priva di alcun senso.

    «Buonasera, signore. Bella serata, vero? Non crede sia il caso di aprire la finestra?»

    L'uomo sorrise, e con un tono alquanto bizzarro disse:

    «Seguimi. Solo tu.»

    Chiese ai miei amici di restare nell'atrio della casa, mentre mi scortò presso una stanza alla fine di un corridoio. Appesi alle mura c'erano dei quadri raffiguranti delle guerre sanguinarie, con creature dell'orrore che uccidevano donne, bambini e uomini di tutti i generi. Chiuse la porta a chiave, ponendo quest'ultima in una scatola. Si tolse la benda. Le palpebre erano cucite, il sangue fuoriusciva come se l'operazione fosse appena avvenuta. Rimasi impietrito dinnanzi a tale scempio. Iniziavo a pensare che quell'uomo avesse un po' esagerato. Non riuscivo a crederci. Iniziò a ridere, senza sosta. In un modo molto fastidioso. Mi sentivo osservato, nonostante non ci fossero altri occhi oltre i miei all'interno di quella stanza. Iniziava a darmi sui nervi, gli chiedevo di smettere, ma era come se non mi sentisse. Come se fosse assente. Provavo a coprirmi le orecchie per diminuire il fastidio, ma quella sua risata penetrava nella mia testa e non riuscivo a sopportarla. Improvvisamente cessò.

    «Ti vedo.» esclamò. «Non ho bisogno degli occhi. Ma se non supererai questa prova, mi impossesserò dei tuoi.»

    Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Con quelle parole cancellò ogni mia sicurezza. Il mio scetticismo svanì in un attimo. Facevo parte anch'io dei “creduloni”.

    «Qual è la prova da affrontare?»

    «Questa è una stanza speciale. Quei quadri appesi rappresentano violenze di ogni genere. Ti sederai su una sedia e chiuderai gli occhi. Attorno a te inizieranno a prendere vita le violenze di quei quadri. Sentirai urla di bambini e di donne, sentirai persone che ti chiederanno aiuto. Tu sei l'unico capace di salvarli. C'è un solo problema, se ti alzerai da quella sedia o aprirai gli occhi, la tua vista sarà perduta per sempre. Accomodati. E ricorda: non aprire gli occhi per nessun motivo. Bisogna fare dei sacrifici per salvare sé stessi.»

    Quanta crudeltà... Mi sedetti sulla sedia e chiusi gli occhi, come chiese il “mostro”.
    Ho ancora la nausea a parlarvene. Ciò che sentii quella notte fu peggio di ogni cosa che avessi mai visto in tutta la mia vita. Grida disperate di bambini trucidati, che chiedevano aiuto. Sentivo le loro mani tirarmi. Mi imploravano di aprire gli occhi, dicevano che se l'avessi fatto avrei reso salva la loro vita. Il senso di colpa mi assaliva mentre innocenti perdevano la vita attorno a me. Donne che urlavano straziate dal dolore, per poi cessare per l'eternità. Sentire le loro ultime parole, i loro ultimi sospiri, sapendo di poterli salvare... Era orrendo. Ma dovevo resistere, gli occhi sono la cosa più importante per un uomo e non potevo cedere. Sapevo che non me lo sarei mai perdonato. Per ore e ore quell'orrore andò avanti. Ero tentato tante volte, ma riuscii a vincere la tentazione. Quando tutto cessò, l'uomo mi diede là possibilità di aprire gli occhi... E quando lo feci, vidi quello che mi lasciò senza parole, facendomi svenire. Corpi di bambini sventrati, donne squartate. Avevano una particolarità in comune: nessuno di loro aveva gli occhi. Non lo dimenticherò mai. Svenni. Quando mi svegliai, l'uomo era di nuovo davanti a me.

    «Hai superato un'ardua prova, i tuoi amici non sono stati bravi come te. Congratulazioni. Io sono uno degli spiriti di cui parla il tuo libro. Segui il corridoio, la seconda e ultima prova ti aspetta oltre quella porta. La vista è importante, ma ricorda: bisogna guardare, non vedere. Fai buon uso dei tuoi occhi.» disse l'uomo. Ricominciò a ridere, mentre il suo corpo si dissolveva nell'aria.

    Non sapevo i miei amici che fine avessero fatto, sapevo solo che non erano riusciti a superare la prova, quindi immaginavo ciò che fosse capitato loro. Straziato e terrorizzato, mi avviai verso quella porta. Non osavo neppure immaginare cosa mi aspettasse, pensavo che non esistesse cosa peggiore di quello che avevo passato in quella stanza. Evidentemente mi sbagliavo. Aprii la porta, un altro corridoio. Cominciai a camminare lungo tutto il passaggio, e alla fine mi trovai in una camera da letto completamente ammuffita. Non vi erano fonti di luce, solo un'atmosfera inquietante e macabra. Probabilmente una casa abbandonata. Ispezionai, era proprio una piccola casetta abbandonata da chissà quanti anni. Attendevo che qualcuno mi venisse a spiegare cosa dovevo farci in quell'abitazione, quindi mi stesi sul letto. Al mio fianco trovai una donna dalla bellezza indescrivibile, con un vestito bianco che urlava sul letto, come se stesse partorendo. Del sangue usciva dalle parti intime della donna, mentre delle urla di dolore improvvise mi impietrivano.
    Dalla porta entrò l'anziana signora mascherata, che ore prima porse un ciondolo nelle mie mani.

    «Io sono il secondo spirito di cui parla il tuo libro. Quel ciondolo che ti ho dato appartiene a questa donna. Essa non può vederti né sentirti, perché ha vissuto in un'altra epoca. Stava per partorire un bambino, quando qualcosa andò storto. Riuscì a partorire il bambino, ma quest'ultimo non era normale. Nacque con una strana deformazione e sembrava indemoniato. Uccise la donna e tutte le persone che facevano parte di questa casa. Da allora nessuno entrò più nell'abitazione. Ora quel bambino vaga per la casa in cerca di sangue umano. La tua prova è semplice, dovrai sfuggire alla sua ira. Sarà difficile muoverti nella casa, non vi è luce. Attento, il bambino ode ogni singolo movimento. Nel caso riesca a vederti, la tua vita sarà persa nel modo più brutale che tu possa immaginare. Quando la prova sarà finita, il ciondolo si illuminerà e creerà una forza capace di distruggere l'entità maligna. Buona fortuna. Ne avrai bisogno.» spiegò, per poi scomparire nello stesso e identico modo dello spirito precedente.

    La prova iniziò. Cercai di nascondermi sotto il letto. Udivo dei passi svelti e veloci. Si muoveva per le camere. Chiusi gli occhi e trattenni il respiro. Lui era lì, nella stanza. Improvvisamente non sentii più alcun rumore di passi. Pensavo che mi avesse visto. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi. Quando lo feci, di fianco a me trovai steso un bambino, girato dall'altra parte. Batteva i suoi piccoli pugni sul pavimento. Ero terrorizzato, mi uscivano le lacrime e non riuscivo a trattenerle. Sapevo che se si fosse girato, la mia vita sarebbe finita in un modo atroce. Rimasi immobile. Mi mancava il respiro. Ma non potevo muovermi. Il bambino iniziò a piangere... E poi un urlo mi colse mentre si girò e i suoi occhi indemoniati mi intrappolarono. Non aveva il mento e gli occhi erano completamente neri. La pelle bianchissima e pallida. Urla a non finire. Improvvisamente una luce emanò dalla mia tasca. La prova era finita.
    Svenni, ancora una volta.
    Quando mi risvegliai ero a casa mia, nel mio letto. Al mio fianco il libro, o quel che ne era rimasto. Era finita.
    Scesi le scale, impaziente di riabbracciare i miei amati genitori. Erano lì, davanti a me... Ma non riuscivano a vedermi. Percepivano i miei movimenti sotto forma di brividi lungo la schiena. Ero per sempre rimasto intrappolato in una dimensione parallela, costretto a restare solo per l'eternità.

    Ma c'era una soluzione...

    Esiste una notte in cui si apre un varco tra le due dimensioni, dandoci la possibilità di uscire. Ma per poter rimanere, bisogna che qualcuno ci sostituisca.

    Io sono il terzo spirito, e se stai leggendo questo racconto mi permetterai di uscire dalla mia dimensione, per tornare nella tua.
    Solo una cosa: se sei arrivato alla fine di questo racconto, inizia a trovare un nascondiglio migliore del mio.

    Non vorrei facessi la mia stessa fine.
     
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