Votazione Writing Contest Maggio
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  • Il culto del solitario
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  • La sacerdotessa
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  • Gocce di tenebra
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This poll is closed (Voters: 13)

Votazione Writing Contest Maggio

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  1. SpearOfLies
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    Scritto#1:"La sacerdotessa"
    Capelli e occhi completamente bianchi. Quello era il segno che l’aveva marchiata come la prescelta della Dea.
    Le antiche scritture narravano che ogni 100 anni sarebbe nata una bambina con quei segni, che avrebbe portato pace e prosperità nel mondo in Suo nome al compimento della maggiore età. Il candore della sua carnagione, dei suoi capelli e dei suoi occhi simboleggiavano la purezza della sua anima e questa non doveva venire contaminata in alcun modo dal mondo terreno. Per questo motivo le sacerdotesse prescelte venivano cresciute nel santuario e non potevano avere contatti con il mondo esterno fino al rito di iniziazione.
    Un’enorme stanza circolare dalle mura altissime era tutto il suo mondo. Non c’erano finestre e l’unica porta che portava all’esterno restava chiusa e sorvegliata 24 ore su 24. L’unica fonte di luce proveniva dal soffitto a cupola in cristallo. A volte rimaneva ore a fissare quel cielo irraggiungibile. Nonostante l’ambiente circostante fosse gigantesco, quelle mura la opprimevano. Le era stato insegnato fin da subito il suo compito e il suo destino; ma più guardava quel cielo lontano, più sentiva un peso nel suo cuore. Si trovava in una lussuosa prigione e non ne capiva a fondo il motivo.
    Un giorno però le venne un’idea. Esisteva una possibile via di fuga. I pasti le venivano portati attraverso un piccolo cunicolo nel muro collegato alle cucine. Era grande abbastanza da permettere ad una bambina di infilarsi dentro sdraiata. Così non potendo più tenere a freno la curiosità, un pomeriggio, quando non provenivano più rumori dalle cucine, indossò una cappa per nascondersi e vi si intrufolò dentro.
    Il cuore le batteva fortissimo mentre sbucava in un ambiente totalmente a lei sconosciuto. Nella stanza non c’era nessuno ma delle voci la fecero sobbalzare. La paura prese il posto dell’euforia e non sapendo dove andare si buttò sotto un tavolo. Lì c’era una piccola apertura nel muro e vi si infilò.
    Sbucò in piccola stanza, alta massimo un metro e mezzo e larga altrettanto; una grata nella parete la illuminava da fuori. Tuttavia non era sola in quella sorta di stanza. Per la sorpresa, cercando di indietreggiare, inciampò e cascò indietro a sedere. Un bambino la guardava stupito dall’altra parte.
    «Sei… la Sacerdotessa…».
    Il cappuccio le era cascato e i suoi lunghi capelli bianchi erano così visibili. Spaventata cercò di coprirsi e cominciò a guardarsi intorno in preda al panico. Non aveva incontrato nessuno oltre alla sua levatrice e un guaritore. Non sapeva come comportarsi, ma cosa ancora più grave era stata scoperta. Prese coraggio e sussurrò:
    «Ti prego… non dire a nessuno che sono qua…».
    Il bambino prima la guardò confuso poi con un sorriso disse:
    «Certo, se te non dirai a nessuno di questo posto. È il mio nascondiglio segreto, se mi trovano mi rimetteranno a lavorare e non ne ho voglia».
    Poi le porse la mano.
    «È una promessa? Sarà il nostro segreto!».
    Lei guardò quella mano tesa e il volto sorridente di quel bambino e, anche se non sapeva chi era, sentiva di potersi fidare. Sorrise anche lei e gli prese la mano. Era calda come quel nuovo sentimento che avvolgeva teneramente il suo cuore per la prima volta.
    Nacque così fra i due bambini una calda amicizia. Per lei era troppo rischioso addentrarsi fuori, c’erano troppe persone. Riusciva a sgattaiolare soltanto in quella stanzetta nel momento di pausa delle cucine, per poi tornare nella sua camera prima della cena. Nonostante non fosse riuscita a vedere il mondo esterno, lui ogni giorno le raccontava un sacco di storie. Quei pochi momenti in sua compagnia la facevano sentire viva. Ormai era diventata una consuetudine incontrarsi tutti i giorni nel loro nascondiglio segreto.
    Tuttavia più passavano gli anni più lei cresceva e arrivò il giorno in cui era troppo grande per passare nel cunicolo. Aveva perso la sua unica via di fuga ma sapeva che lui l’avrebbe aspettata. Non mancava molto al rito d’iniziazione, una volta superato sarebbe stata finalmente libera.
    Così quando arrivò il fatidico giorno, era sì preoccupata per quello che la aspettava, dato che non le era stato detto niente, ma avrebbe superato qualsiasi cosa pur di rivederlo.
    Venne scortata in una sala del santuario con una statua gigantesca della Dea e una vasca cerimoniale piena d’acqua. Venne denudata e fatta immergere. Tutto intorno a lei era raccolto l’ordine sacerdotale che cominciò ad intonare il canto rituale.
    Mano a mano che le voci si alzavano di volume, cominciò ad avvertire una strana sensazione, la vista gli si annebbiò e si sentì sempre più debole. Il canto le entrava nella testa con forza, provocandogli una sofferenza lancinante. Poi fu avvolta da una luce tanto accecante quanto dolorosa. Mentre la sua coscienza piano piano si affievoliva, nella mente vide numerose ragazze come lei che urlavano in preda al dolore e si accasciavano senza vita in quella stessa vasca. Stava fallendo come loro il rito? No. Improvvisamente si rese conto dalle facce intorno a lei che quello non era un rito.
    Era un sacrificio.
    Per tutti quei secoli migliaia di ragazze innocenti venivano sacrificate per la salvezza degli uomini. Anche lei avrebbe fatto quella fine? Una vita per salvarne tante… Le era stato insegnato a dedicare la sua vita alla Dea, ma se fosse morta non lo avrebbe più rivisto, si erano fatti una promessa… lei sapeva che lo stava aspettando.
    Appena realizzò che non poteva morire lì, una rabbia che non aveva mai provato s’impossessò di lei. Un calore bruciante prese a scorrerle letteralmente nelle vene; sotto forma di inchiostro nero si propagò in tutto il suo corpo fino a tingerle anche i capelli. Più il calore cresceva più la sua coscienza la abbandonava e quando raggiunse il petto l’ultima cosa che udì furono solo delle urla strazianti prima di cadere nell’oblio…



    Quando riprese conoscenza si trovava ancora nella vasca, ma l’acqua era rossa di sangue e tutto intorno a lei si era scatenato l’inferno.

    Scritto#2:"Il culto del solitario"
    - Ragazzo, vieni con me. - Disse il generale Risenberg.
    - Sissignore. - Rispose prontamente il ragazzo alzandosi dalla piccola sedia su cui era seduto.
    - Andiamo a pregare. - Aggiunse il generale mentre usciva dalla tenda.
    Per un momento il giovane rimase confuso dalle parole del suo superiore. D'altronde non era mai andato a pregare e non sapeva nemmeno cosa signifcasse quel termine.
    - Signore, mi scusi, ma cosa andiamo a fare di preciso? - Chiese il ragazzo, cercando di non alzare la voce. Il giovane soldato che in quel momento si trovava in uno dei cinque campi allestiti dall'esercito proveniva da una famiglia povera abitante di un piccolo paesino sulle montagne, ma per via del suo potere il ragazzo venne presto reclutato tra le fila dell'esercito.
    Il generale voltò il capo e guardò il giovane, poi scoppiò in una fragorosa risata. Rise di gusto per una trentina di secondi, il giovane si sentì in imbarazzo e abbassò leggermente il capo.
    - Dovevo aspettarmi una domanda del genere da un ragazzo come te... D'altro canto tu vieni dalle montagne a nord, giusto? - Il generale parlò senza voltarsi. - Sì, vengo da Fierl, sulle montagne a nord. -
    - Scusami ragazzo, mi ero dimenticato che tu provenissi da un paese senza una chiesa. - Si grattò il capo per un attimo poi cercò di spiegare cosa signifcasse "pregare" al ragazzo.
    Quando arrivarono in chiesa il generale ebbe finito di parlare e il ragazzo, non troppo sicuro di aver capito bene, non disse nulla. In fondo per lui era tutto un nuovo mondo quello che stava vedendo. - Entra prima tu, guarda tu stesso cos'è una chiesa. - Disse il generale, che aprì la porta e si scostò di lato per permettere al ragazzo di entrare.
    E per la prima volta il ragazzo vide una chiesa. Non ne rimase particolarmente stupito ma fu comunque un'esperienza unica. - Vedi, noi dell'esercito abbiamo il preciso compito di prendere quanti più giovani possibili con il cosiddetto potere e cercare di educarli nel miglior modo possibile... Lì fuori ci sono giovani come te che hanno deciso di prendere la via del crimine e di diventare esseri spregevoli. Tu sei fortunato a trovarti qui oggi, con me, in questa chiesa, ragazzo. - Il generale gli poggiò una mano sulla spalla e osservò lo sguardo del ragazzo che guardava stupito quella struttura che mai prima aveva visto.
    - E perché dobbiamo farlo? - Chiese ad un tratto il ragazzo.
    - Per non dimenticare. - Rispose il generale, anche lui ora impegnato ad ammirare gli affreschi sul soffitto.
    - Dimenticare cosa? - Chiese ancora il ragazzo.
    - Per non dimenticare che nostro padre, nostro signore, ci ha dato questo potere per cambiare il mondo. Noi siamo i discendenti del Sommo Marten, il portatore del potere. - A questo punto il generale chinò il capo e unì le mani all'altezza del petto. Il ragazzo, di prima non capì cosa stesse facendo poi convenne che il generale avesse iniziato a pregare, quindi fece lo stesso.
    Poco vicino a loro siedeva un uomo incappucciato.

    Marten entrò in una chiesa su una piccola collina in una piccola città. Sapeva che l'esercito era arrivato e sapeva che di lì a poco quella città sarebbe stata messa a ferro e fuoco da un altro combattimento. Il mondo, quello in cui ora si trovava, era lontano dal suo di almeno cinquecento anni ed era caduto in una profonda crisi. Lui proveniva da prima che il secondo millennio avesse avuto inizio e in una giornata normale della sua vita era stato catapultato, da un'entità misteriosa che si definiva "Fato" in un altro mondo. Ricevette un potere, il potere di essere immortale. Il Fato gli aveva annunciato che lui avrebbe portato il cambiamento in un mondo malato e dilaniato dalla religione. Gli disse che lui sarebbe diventato il potere, che lui sarebbe diventato Dio. Ma ne pagò un prezzo altissimo. La sua famiglia, i suoi affetti e la sua precedente vita gli venne sottratta senza nessun diritto. E da quel giorno Marten iniziò il suo viaggio contro il Fato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poter rivedere la sua famiglia, pur di poter ritornare indietro alla sua vita. E così fu. Iniziò una nuova vita, cercando di cambiare le sorti del mondo con quel potere che gli era stato concesso. Così creò una stirpe di uomini dotati di poteri sovrannaturali e decise di riporre in loro la fiducia.
    Mentre era concentrato a pensare a cosa avrebbe dovuto fare nei minuti successivi, due militari entrarono nella chiesa. Uno era sicuramente importante date le stelle sulle spalle e l'altro doveva essere il suo fidato. Inoltre il più importante dei due era più anziano e portava una benda su un occhio. L'altro invece era più giovane, molto più giovane, ed aveva il potere. Marten sapeva che quel ragazzo aveva il potere perché riusciva a vederlo. Il ragazzo emanava una leggera aura color oro. Quello più anziano, invece, non aveva nessun potere ma aveva l'aria di essere un ottimo militare. Ascoltò i due parlare della loro religione, della loro causa divina. Li ascoltò a lungo. Quando ebbero finito li osservò per un momento. Il giovane si accorse di lui ma ovviamente non capì che di fronte aveva il Dio per cui stava per combattere.
    Marten, così, se ne andò. Uscì dalla chiesa e sparì tra la folla che veniva scortata dagli altri militari.

    Il ragazzo guardò quell'uomo per un momento. Sentì una sensazione trapassargli il corpo come una scarica elettrica. Non capì perché ebbe quella reazione ma prima che se ne rendesse conto, l'uomo incappucciato era già uscito dalla chiesa. - Cosa c'è? - Chiese il generale osservando il ragazzo che si voltava verso l'entrata. - Niente, signore. Ho avuto una strana sensazione guardando quell'uomo... - Rispose, continuando ad interrogarsi su quella strana presenza. - Tra poco arriveranno. Sei pronto? - Aggiunse il generale voltandosi a sua volta verso l'entrata della chiesa. - Non lo so signore. So solo che voglio rivedere la mia famiglia. - Rispose. - Proprio così... - Disse, a bassa voce, il generale. - Proprio così... -

    Scritto#3: "Gocce di tenebra"
    Dovevano aspettare la notte.
    Avrebbe atteso la notte. Avrebbe atteso il culmine dell’oscurità. Il baluginare denso di un’oscurità lucida e luccicante. Vernice nera sui muri di cemento.
    Gocce di buio iniziavano a colare dal cielo sui grattacieli. Quel colore assorbiva ogni suono e risucchiava nella sua stessa materiale assenza ogni altro colore. Nero.
    La donna rimaneva immobile, senza staccare gli occhi dal cono di luce fredda del lampione.
    La luce dei fari delle poche auto che passavano si scomponeva nelle pozzanghere tagliate dalla gomma delle ruote. Un gioco ipnotico, come di macchie d’olio su un’instabile superficie d’acqua.
    Il suo sguardo aveva una fissità magnetica e inquietante.
    Se qualcuno l’avesse vista, la sua figura vaga sarebbe sembrata la proiezione di un corpo celeste, assorbito dal suo impercettibile moto millenario. Ma nessuno la vedeva. Nessuno l’avrebbe vista.
    Se qualcuno l’avesse vista, avrebbe tremato. Ma nessuno l’avrebbe vista. Nessuno avrebbe dovuto vederla.
    Le sue palpebre. Il loro movimento rispondeva a quello stesso ritmo ancestrale. Le sue pupille, ferme, nascondevano in realtà una mobilità costante.
    Era un’ombra. Nulla di più. Era l’ombra stessa di ciò che era stata.
    La Divinità l’aveva consumata.
    Gli altri, i medici, la chiamavano pazzia.
    Per lei, era religione.
    Anche il suo viso era ombra.
    Il buio s’infittiva sotto gli zigomi ossuti e penetrava nelle orbite scavate degli occhi. Il pallore dell’incarnato dava risalto a quel nero. La linea sottile delle labbra accentuava la rigidità di quel viso prosciugato.
    Nessuno sarebbe stato in grado di definire la sua età. Era di una giovinezza pesante. O di una vecchiaia precoce.
    La sua attesa riavvolgeva il proprio tempo all’interno dell’abitacolo.
    Il vecchio taxi era il rifugio perfetto. Nessuno vi avrebbe fatto caso.
    La pioggia iniziò a tamburellare sul parabrezza. Le gocce si infrangevano come lacrime sui finestrini.
    Il dolore inflitto dalla e alla Divinità.
    Aveva sopportato e accettato che quel flusso incostante alimentasse e prelevasse la sua energia.
    Era stato il suo onore. La sua gloria. Il suo segreto.
    Era stato ciò che l’aveva risucchiato.
    Le sue spalle curve tremavano incontrollatamente sotto la maglia lacera.
    Era il freddo di New York.
    Era la pioggia gelida.
    Era l’emozione del raduno.
    Le rughe sul suo volto erano il segno profondo della sua devozione alla Divinità. La sua pelle avvizzita era il germoglio della sua rinascita. Il suo respiro fievole era il soffio della sua essenza.
    Era il suo potere.
    La Divinità era forza. Era distruzione. Ma era anche vita. Ne avrebbero avuto prova nel momento della morte.
    Dovevano convergere al capannone. Tre. Il numero era importante.
    Tre sarebbero stati. Tre erano.
    Tre erano i suoi sacerdoti.
    Tre avrebbero compiuto il rito.
    La donna. Il bambino. Il vecchio.
    Questo, ciò che erano stati. Ora i loro volti erano maschere. Potevano scambiarle.
    Potevano spezzare il proprio corpo e convergere nell’armonia universale. Potevano morire e ricongiungersi alla Divinità.
    Ma non era quello il loro ruolo.
    L’oscurità abitava il silenzio della fabbrica abbandonata.
    La Divinità avrebbe abitato il loro vuoto. Li avrebbe colmati. Avrebbe compensato e ricompensato.


    Data inizio votazioni:
    28 Maggio 2014
    Data votazione ultima:
    3 Giugno 2014



    Traccia : Culto Religioso. (proposto dalla precedente vincitrice)


    Modalità di valutazione:
    La valutazione verrà data da tutti gli utenti di anime dreamland. Chiunque non sia un utente di animedreamland il voto non sarà valido, lo staff viene comunque considerato utenza.


    Massimo caratteri
    6'000
    (spazi compresi, titolo escluso)

    Note dell'organizzatore: Nonostante il buon numero di partecipanti, alla fine solo 3 sono riusciti a consegnare il loro scritto alla fine del contest. Non voglio biasimare chi non è riuscito a consegnare lo scritto per probabile causa impegni vari di natura vita privata, ma di invitare voi utenti a partecipare a scrivere una storia in questo contest di scrittura creativa che finche scriverete qualcosa di creativo, vi sarà dato la possibilità di partecipare. Vorrei dire anche che alla fine vorrei un giudizio totalmente imparziale da parte dei partecipanti. Attenzione: Qualsiasi commento prima della chiusura dei voti che fanno capire di chi è la storia verranno cancellati per impedire che il giudizio venga influenzato.

    Edited by andrea0258 - 28/5/2014, 20:14
     
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35 replies since 27/5/2014, 23:08   488 views
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